29 settembre 2011

Autunno, quest'anno.

Ieri, eran quasi le undici di sera, quando, dopo aver visto il bellissimo documentario di e su Pina Bausch (consiglio! consiglio!), mentre scaricavo le borse della bici cariche della spesa di fronte alla porta di casa, una foglia si è staccata dal ramo, proprio davanti ai miei occhi, ed è caduta, né veloce né piano, sull'erba.
E' Autunno, quest'anno.
Il fatto che domenica scorsa siamo andati pei boschi, in compagnia, a raccogliere una tonnellata di castagne, è un semplice, fin trascurabile, indizio.
Quella foglia, invece, dopo la mia pedalata stellata, in un'aria calda, avanzata dall'estate che non è mai veramente arrivata quassù, quella foglia piccola era invece l'annuncio ufficiale. Ma l'ho vista solo io!
Per fortuna ora lo sapete anche voi, e l'Autunno, d'ottone e d'argento, può iniziare per tutti.

21 settembre 2011

Minuscoli drammi quotidiani/3

La prospettiva di un viaggio a Cuba prevede un sacco di piccole burocrazie da sbrigare.Volentieri, si capisce.
Fra le tante, vi è l'obbligo, per il turista straniero, di avere con se' ufficiale certificazione di una qualche copertura medica.
Con tutto quel che si paga in questo paese di assicurazione sanitaria, non ho esitato a chiedere, via email, il suddetto certificato, spiegando in dettaglio il motivo della richiesta (il viaggio, il dove, il quando).
L'efficientissima compagnia di assicurazione neerlandese non mi ha fatto aspettare, e tre giorni lavorativi dopo, nella mia cassetta delle lettere, trovo il documento firmato, bollato, e ... in francese!
Ma... come può essere?
Alla mia virtuale richiesta di delucidazioni seguono immediate scuse, e dopo altri tre giorni lavorativi ottengo il mio certificato in spagnolo.
Ora, io non vorrei trarre nessuna morale da questa minuscola storia; io spero in un qui pro quo, in uno sbaglio, in un pressapochismo dell'impiegato/a.
Non voglio avere un'altra conferma di vivere in un Paese totalmente fuori dal Mondo, così impegnato a controllarsi i conti in tasca da non sapere, e da non chiedersi neppure, che lingua si parli in uno dei mondi alternativi al suo capitalismo viziato, al suo piagnucolio d'oro, al suo vivere da ladro di vite e di dignità altrui, mietute e immolate altrove, lontano, sull'altare dell'ultimo modello di un qualche gadget tecnologico e inutile.
Forse però la faccio troppo grande, troppo tragica, troppo.
Ma sì, lasciamola così, questa storia, un minuscolo, e comico, dramma assicurativo, e speriamo niente più.

14 settembre 2011

Rivelazione con celebrazione!


Sapevatelo: l'Oviglio è un grazioso timer da cucina che mi aiuta,con il suo metallico trillio, soprattutto con la cottura delle uova, troppo spesso dimenticate sul fuoco.
Ma la sua versatilità ha dell'incredibile, e la misura del suo tempo non fa che aggiungersi a quel conteggio di anni, mesi, giorni, ore, minuti e secondi che mi portano oggi a celebrare i miei due anni sull'Isola.
Nei due anni che vengono, mi auguro solo un pochino più di Sole.
Per il resto, mi arrangio da sola.

13 settembre 2011

Sorrisi

Appena ritornata nei ranghi di questa normalità settembrina, domenica che fu sono riuscita in ogni caso a fare una piacevole scoperta.
La vita di città, come è noto, comporta alcuni svantaggi rispetto alla più semplice, ma più comunitaria, vita sull'Isola. A volte l'isolamento (!) dettato dal cemento cittadino raggiunge livelli preoccupanti.
Ad esempio, la mia Famiglia di città, pur avendo salvato l'anziana vicina caduta dal letto, chiamando polizia e ambulanza alle prime luci dell'alba, non solo non ha ricevuto nessun ringraziamento dal parentado accorso, ma neppure una richiesta di informazioni su come si siano svolti i fatti.
Il muro fra i due appartamenti adiacenti sembra allora molto più spesso della semplice distanza che divide i salotti.
Stessa distanza che, dall'altra parte, separa la Famiglia da una coppia di neogenitori, che ha risposto a un allegro messaggio d'auguri per il nuovissimo pargolo con un biglietto listato praticamente a lutto, viola e nero, impreziosito da un primo piano in bianco e nero del neonato. Bello.
Ma che sorridano mai, in città?
Ebbene, signori, ne ho le prove: sorridono, anche agli sconosciuti.
Basta far passare un giorno intero di pioggia torrenziale, condito con raffiche di vento polare e nuvole di foglie ingiallite dall'autunno.
A questo punto, quando il cielo non ha più lacrime per piangere, voi uscite sul marciapiede, in pigiama, alle sette di sera, come un funghetto boschivo, a fotografare l'arcobaleno che finisce giusto nella casa di fronte alla vostra.
Pensate alla pentola e agli zecchini, e intanto tutti i passanti spuntati rapidamente dai loro ripari seguono il vostro obiettivo fino a notarlo anche loro, questo scroscio di colori sulle loro teste.
E sorridono. Tutti. Guardano te, la macchina fotografica, poi l'arcobaleno, e quindi di nuovo te, come a ringraziarti , sorridendo, della rivelazione.
Ho raccolto parecchi sorrisi, alla fine, o all'inizio, di questo arcobaleno domenicale.
Son soddisfazioni, in città.