08 dicembre 2014

Qualcosa che non avevo mai fatto

E che esporto dall'Isola al mondo volentieri: la serata di scambio vestiti. 


Divertitevi.

05 dicembre 2014

Polo Nord

Tra le storie di fine estate, che qui in Istituto corrisponde alla stagione delle crociere, ve ne voglio raccontare solo una.
L'ho raccolta a una pausa caffé, da R., intrepido e valente tecnico onniscente, che presta i suoi servigi per mare, dal Sud Africa alla Groenlandia. 
Siamo appunto in quella parte di Atlantico tra l'Islanda e la Groenlandia, ma la Groenlandia è vicina, ne si intravede la costa, ed è Agosto, il mare è  relativamente calmo e la temperatura, finalmente, relativamente mite.
È pomeriggio, e R., come spesso capita in Agosto, ha voglia di gelato.
Sa che nel freezer in cambusa ce n'è e quindi va a cercarlo, apre lo sportello del freezer e.
E c'è un teschio di orso polare, neanche tanto ben pulito, se vogliamo scendere nei macabri particolari.
Un po' stordito, passata la voglia di gelato, R. chiede in giro delucidazioni.
E niente, pare che uno dei membri dell'equipaggio abbia bisogno di un nuovo laptop, e il metodo più  veloce per procurarsi il denaro necessario sia quello di contrabbandare un teschio di orso polare recuperato nel profondo della Groenlandia da poi rivendere al mercato nero per i turisti.
Ora, c'è molto in questa storia che lascia davvero perplessi. 
Certo le norme igeniche a bordo delle navi islandesi non sono affar mio, quindi mi limiterò a constatare che non so se mi indigni di più la faccenda che esista un mercato nero di teschi di orsi polari (e che quindi ci siano turisti che vogliono comprarli) o che un marinaio, impegnato a lavorare in un mare così avverso come il Mare di Irminger,  non guadagni abbastanza per potersi permettere di cambiare laptop quando il vecchio si guasta, e sia così costretto ad arrotondare (non importa come).

Mi pare di vederla, la faccia di R., illuminata dalla luce artificiale del freezer appena aperto, sulla quale si scioglie la voglia di gelato e si cristallizza lo spettro del Polo Nord. 
Chissà se un giorno verrà a chiederci indietro la sua testa, e tutte le altre cose che gli abbiamo strappato.

03 dicembre 2014

Poesiola alle belle giornate invernali


Quassù
le poche ore di Luce
si vestono a festa,
di verde smeraldo
e di blu.
C'è come
una patina d'oro
su tutto,
profumo di legna,
e il rumore croccante
d'Inverno,
e il silenzio
di chi non ha fretta,
ma incalza.

01 dicembre 2014

Sull'internet

Metà del tempo a leggere da internet, l'altra metà del tempo a cercare di produrre contenuti da aggiungere a internet, per farlo più bello, piú savio, migliore. 
Negli intervalli,  chiacchiero bevendo del caffe, spesso di cose che abbiamo letto su internet. 
I viaggi sono tangibili, i metri che passano sotto i piedo, i pasti sono tangibili, si cucina e si mangia, anche se spesso le ricette le ho lette su internet. Da un po' di anni anche quando scrivo dei pensieri, delle cose, le scrivo su internet.
Vivo in un'Isola che non c'è, in cui i negozi ci sono, ma chiudono alle cinque, in tempo per il té. I miei acquisti li faccio su internet.
Sono espatriata per produrre contenuti migliori, dunque anche la mia famiglia la vedo e la sento via internet. Ho amici che partono (o che restano) lontano, con cui rimango in contatto via internet.
Vivo con una persona tangibile, lo so perché stendo ad asciugare le sue mutande, perché cucina con me e mi versa il vino, la sera. 
Non l'ho conosciuta su internet, ma ci scriviamo delle email, e spesso comunichiamo via chat, via internet.
Tutto questo internet è un problema?
Mah, a dir la verità non saprei, forse dovrei controllare su...

Però a casa mia, dietro la diga e nascosta fra i rami di un bosco, rarissimo o quasi unico in questo paese così nuovo, moderno e alla moda, a casa mia, dicevo, internet, da un po' di mesi, mica funziona.

29 novembre 2014

L'Uovo di Colombo

Per una serie di fortunati eventi mi ritrovo a fare parte, negli ultimi mesi, di un simpatico e volenteroso gruppo di dottorandi/postdottorandi/ricercatori italiani che sta imparando, settimana dopo settimana, a fare divulgazione scientifica via radio.
Tutto questo è possibile grazie alle preziosissime Roberta Fulci ed Elena Bravetta, che ci hanno iniziati al misterioso e misterico mondo della radio, ad Agorà Scienza, che ce le ha fatte incontrare, e radio 110, la webradio dell'Università di Torino, che ci ha regalato sulla fiducia circa un'oretta del suo tempo.
Noi, insomma, cerchiamo di riempirlo bene, questo tempo, e per far capire la densità di alti contenuti del programma, lo abbiamo pure chiamato L'Uovo di Colombo.

Questa settimana è ormai già la terza, e abbiamo organizzato una puntata sul mare (indovinate chi l'ha proposta?). 
Ho pure avuto i miei 5 minuti di celebrità, con intervista in diretta dall'Ollandia.
Ora, quando esco di casa, devo evitare i fan, oltre alle pecore, ma si sa, per la scienza questo ed altro!

Così, se mentre cucinate, o pedalate, o dipingete, o pulite casa, avete voglia di sentire come si impara a fare radio parlando di scienza, potete ascoltarlo in diretta tutti i venerdì dalle 14 alle 14:50 su radio 110.
Se invece il Venerdi' alle 14 c'avete judo, potete ascoltare e scaricare tutti i podcast passati in basso a destra qui.

Ovviamente, il consiglio per tutti gli oceanofili è la puntata Di chi è il Mare, dove appunto, spavalda, mi destreggio tra il telefono del mio ufficio, il mio collega olandese che durante l'intervista mi chiede se in italiano si parla tutti così velocemente, e le mie intervistatrici.
Un grande successo, insomma.

Interessantissima anche la puntata sul Mistero, dove si impara (finalmente) cos'è la criptozoologia, e pure quella sugli scienziati-imprenditori, dove ( magari) si impara un mestiere.
Che non sarebbe neanche male, a questa età.

E la prossima settimana?
A venerdì!


11 novembre 2014

Visite!

Guardate un po' chi ha bussato alla mia porta questa mattina, direttamente da Venezia e con mezzo mantello nonostante il freddo che fa già qui sull'Isola? 



Abbiamo fatto colazione insieme.
Buon San Martino a tutti!

09 novembre 2014

Mar di Novembre

A Novembre, il Mare del Nord non ci assomiglia per niente, al Mediterraneo, in nessuna stagione.
Il mare qui è in letargo, e non scintilla più.
Si è coperto di nebbia, o di vento spesso, di una coltre pesante di freddo, o di schiuma di onde rotte, passate, vecchie.
È già così buio che del mare, ormai, qui si vedono solo i fari delle coste vicine. Un lampo di luce riflessa da migliaia di goccioline sospese.
È come un'auto che passa e poi gira dietro a una curva che non c'è, ma più silenzioso.
È un mare ovattato di Autunno, un mare più bagnato del solito.

Ogni tanto fa un verso.
Un'onda che si spezza, una risacca, conchiglie che si muovono, gabbiani che litigano, ma è solo un momento. Con questo freddo, il mare fa presto, si gira dall'altra parte, e continua a ronfare.
Sa bene lui cosa è meglio fare, in Novembre, quassù.



06 novembre 2014

Microrecensione #85: "Le Maldobrie" di Carpinteri&Faraguna

07/10/2014 - 31/10/2014 "Le Maldobrie" di Carpinteri&Faraguna. 
Bricconate - "maldobrie", appunto - avventure e inganni piu' o meno innocui di un marinaio giramondo del secolo scorso. Brevi racconti da leggere ad alta voce, da condividere, di cui ridere in compagnia, o di cui sorridere sotto le coperte. Per chi mastica un po' di triestino e di geografia Nord Adriatica.

Che voglia di Adriatico, pero'. 

10 ottobre 2014

Microrecensione #84: "Questa non è una canzone d'amore" di A. Robecchi.

01/10/2014 - 07/10/2014 "Questa non è una canzone d'amore" di A. Robecchi. Spettacoli per la TV, attacchi ai campi rom, cronaca nera e rosa si incontrano in una Milano grigia (ma non sempre) per dar vita a una tragicomica caccia all'uomo in pieno stile Pinkettsiano.
Ironia, trama, sarcasmo, e ancora storia (e Storia) sono dosati con precisione in questo libro, per un risultato finale davvero godibile.
Consigliato a chi ama i thriller, e a chi non si vergogna di ridere a voce alta nella carrozza di un treno.

03 ottobre 2014

Microrecensione #83: "Lo smemorato di Tapiola" di A. Paasilinna

07/09/2014 - 30/09/2014 "Lo smemorato di Tapiola" di A. Paasilinna. Un altro gioiellino del mio caro Arto. Sempre uguale a se  stesso, non tradisce, con quell'atmosfera d'estate finlandese che sembra ormai di conoscerla, ma la varietà di personaggi, storie e situazioni riesce sempre a sorprendere. Questa volta abbiamo un ex-tassista, onesto, giovane e disponibile, e un'anziano smemorato, appunto, e veterano di guerra, che per vie non sempre lineari coroneranno un'estate a dir poco fenomenale in riva ad un lago, gustando brasati di toro alla bosniaca insieme a un gruppo di francesi vegetariane. Insomma, una fiaba verosimile tutta alla Paasilinna, che si concluderà con il migliore dei lieto fine possibili. Per lo smemorato, ahimè non ci sarà cura, ma la Storia, delle persone e della Finlandia, non può che andare avanti.

Ironico e intelligente, non riesco a non cadere nella trappola dei suoi libri, nella sua scrittura elegante,  nei sui mondi in cui tutto è trasparente, semplice e fattibile, nonostante accada in Finlandia.

28 settembre 2014

Microrecensione #82: "Just my type" di S. Garfield.

04/09/2014 - 28/09/2014 "Just my type" di S. Garfield. Se volete imparare qualcosa sulla storia e il carattere dei diversi caratteri tipografici, da Gutenberg, ai font nell'epoca del Nazismo, o dei grandi areoporti o della segnaletica stradale, alla copertina di Rolling Stone, al font di default di Excel, fatevela raccontare da Garfield.
Un libro divertente, preciso, ironico e con gran ritmo, proprio come il...Georgia?
Non so, al momento sono confusa.
Imperdibile la lista dei peggiori font della storia.

Eppoi, mi ha fatto scoprire questo. Chi li ama (i font), apprezzerà.

Mi è mancata, a volte, una sorta di tabella in cui mano a mano i font in discussione fossero mostrati affiancati.
Ora ho bisogno di una domenica di internet in cui cercarli tutti e chiarirmi le idee.

P.S. urge anche riconsiderare l'intera scelta di font di questo blog. Domani?

23 settembre 2014

Minuscoli drammi quotidiani/24: Lo SPRIZZERÒ.

Minuscolo dramma, per una Veneziana, è lo scoprire su di un menù l'esistenza, nel mondo tedesco-neerlandese, dello SPRIZZERÒ, bibita in lattina:


Il dramma vero e proprio, invece, si consuma quando al tavolo accanto, in una tranquilla serata di fine estate, sulla spiaggia dell'Isola, lo SPRIZZERÒ lo ordinano per davvero.



21 settembre 2014

Microrecensione #81: "L'enigma delle sabbie" di E. Childers

20/08/2014 - 03/09/2014 "L'enigma delle sabbie" di E. Childers. Dopo averne tanto predicato su questi pixel, ecco un libro che vi trasmetterà per via marina cosa vuol dire vivere (e navigare) su di un'isola sperduta del Mare del Nord. Un'atmosfera salmastra e ventosa, fangosa e umida, che vi immergerà nelle sue nebbie ovunque stiate leggendo queste pagine. Qui le Isole Frisone, raccontate con uno squisito sguardo inglese del 1903, sono descritte come un posto "desolato e squallido", ma non c'è da offendersi, per carità. Nonostante, o forse proprio a causa de, la loro tragicità, saranno teatro di un vero e proprio intrigo internazionale, capace di appassionare il lettore fino a quasi ingolosirlo ad andare a visitarle, queste benedette isole di sabbia, questo regno delle maree, che non è poi cambiato così tanto, negli ultimi cent'anni.

Se volete, sapete dove trovare una guida, o meglio, un pied a terre, da dove poter cominciare l'esplorazione.

19 settembre 2014

Il mestiere dell'oceanografo: Walter Munk

A inizio Settembre, qui in istituto, sull'Isola, abbiamo ricevuto una visita importante. 
Un pezzo di storia della mia disciplina scientifica - l'oceanografia - è venuto a trovarci: Walter Munk (classe 1917).
Ora, non starò qui a spiegarvi il perché sia famoso o meno, il fatto che abbia un'articolata voce di Wikipedia a lui dedicata dovrebbe esserne già indizio, e ai più curiosi, poi, non resta che leggerla.
Tanto più che non c'ero neanche, quando il signor Munk è venuto a visitare il mio dipartimento (e questa è un'altra storia, che vi racconterò altrove), ma gli echi del suo passaggio ancora si sentono, fra i corridoi dell'istituto.
Come quest'episodio, che dipinge un po' il mestiere dell'oceanografo in una delle sue più estreme applicazioni, e che magari tornerà utile a chi proprio, questo mestiere, non se lo riesce a immaginare.
L'oceanografo ne sa di correnti e di onde del mare, tant'è che il signor Munk, ancora giovanissimo, era stato assoldato dalla marina militare americana per fare da consulente scientifico per lo sbarco in Normandia.
La marina infatti aveva un problema: c'aveva questi mezzi da sbarco squadrati con cui doveva approcciare la spiaggia ed arenarsi, e dal quale i soldati poi sarebbero scesi a fare la Storia che conosciamo. Solo che questi mezzi, come potete vedere dalla foto qui sotto, non erano particolarmente stabili, e quindi bisognava investigare quale fosse l'altezza massima delle onde che avrebbe consentito uno sbarco sicuro per i soldati a bordo.

Immagine presa da qui
Il signor Munk diede una risposta a questa domanda, trovando questa altezza massima per le onde, e assicurando che con onde al di sotto di quel limite lo sbarco poteva essere effettuato in relativa sicurezza.
Non solo, il signor Munk faceva anche parte del gruppo di previsioni oceanografiche della marina americana. Per il 5 giugno 1944 era prevista una grossa mareggiata, e suggerirono quindi di rinviare lo sbarco. Per il 6 giugno, il giorno successivo, le condizioni delle onde erano giusto al limite di sicurezza, forse lo sforavano pure un po', ma la marea era propizia: per avere condizioni di marea altrettanto buone si sarebbero dovuti aspettare altri 14 giorni, che, a detta dei militari e dei vertici, non c'erano.
Il giorno dello sbarco fu quindi deciso per il 6 giugno, con gli esiti che conosciamo.
Buona parte del successo dell'operazione è da attribuire sicuramente anche all'effetto sorpresa che ebbe lo sbarco sulle linee nemiche.
Anni dopo questi avvenimenti, il signor Munk ebbe la fortuna di poter fare una chiacchierata e confrontarsi con gli oceanografi tedeschi, che, contemporaneamente a lui, facevano le previsioni di correnti, maree e onde dall'altra parte della Storia. 
Venne fuori che loro avevano escluso un possibile sbarco il 6 giugno,  per la presenza di onde molto alte e di una piccola mareggiata. Munk riconobbe che i Tedeschi, a dirla tutta, avevano fatto una previsione molto piu' accurata e corretta della loro, ma che loro, gli Americani, conoscevano il limite esatto delle onde con le quali potevano lavorare, e che la loro audacia era stata premiata.

Nonostante le applicazioni belliche della propria disciplina siano sempre fonte di grandi e spinosi dilemmi morali, ammetto che mi ha sinceramente emozionato pensare al ruolo che il signor Munk, un oceanografo, ha giocato per la Storia di tutti noi.

Ha poi raccontato, il signor Munk, di essere andato, molti anni dopo, finalmente, a visitarle, quelle coste nel Nord della Francia, e di non aver saputo trattenere le lacrime, davanti a quel mare.

03 settembre 2014

Minuscoli drammi quotidiani/23: Il dado.

Oggi, mi ha sorpreso un ricordo della crociera, all'improvviso.
Il giorno in cui si è mangiato "italiano", il cuoco, per dare un tocco finale, da perfezionista, alla pasta "alla carbonara" fumante nel piatto davanti a me, ci ha spolverato sopra un cucchiaio di dado granulare.
Così.
Un cucchiaio.
Dramma.

31 agosto 2014

Berlino e il suo zoo

Breve resoconto fotografico della mia annuale visita a Berlino (e al suo multiforme zoo).


Eccomi a passeggiare stupita tra la varia umanità berlinese.
Vengo dall'Isola, lasciatemi ammirare la grande città: chi nelle gabbie è rinchiuso contro la sua volontà, chi ci si rinchiude apposta, e chi, quatto quatto, dalle gabbie fugge spiegando ali meravigliose.


Ho incontrato Lucio! Chi fosse, l'ho imparato nell'ultimo libro che ho letto, e da gran osservatore di genti, non poteva che trovarsi ora a Berlino, dove appunto, le genti passano e si fanno studiare.


Ecco l'acquario, gorgogliante di vita indaffarata, colorata, e diversificata.


Come ovvio, in una città come questa, non mancano gli hotel, pronti ad accogliere qualsiasi tipo di cliente, senza pregiudizi sul numero dei loro tatuaggi o sull'eventuale presenza di ali, penne, piume o proboscidi.


Una finestra dell'hotel Piep.


Un bizzarro e quantomai raro esemplare di gattoniglio enigmatico (o sgrammaticato, a scelta).



E infine, gli indiscussi re di tutti gli zoo del mondo: i panda (che però qui sono punk).
Insomma, l'impressione di questa Berlino è davvero quella di uno zoo, senza sottolinearne però particolarmente l'accezione negativa: senza sbarre e orari, un bestiario sorprendente di possibilità, impossibile da concepire non solo sull'Isola, ma anche in tutta l'Olanda.
E allora, nonostante (o per via de) le distanze chilometriche, la polvere unta della metropolitana, e le mostre di piastrelle a motivi di culi (sì, se non è chiaro, con decorazioni a forma di culi, culetti e tutte loro declinazioni, pare che vadano di modissima quest'anno, nelle migliori toilette), me lo son goduto, questo zoo, che poi, appunto, proprio zoo non è, magari, è più un'arca.


28 agosto 2014

Microrecensione #80: "L'asino d'oro" di Apuleio

10/08/2014 - 19/08/2014 "L'asino d'oro" di Apuleio, trad. M. Bontempelli. Ancora mi capita di stupirmi di come libri scritti quasi duemila anni fa siano oggi di così gradevole lettura, a prescindere dal grado di nostalgia per gli studi classici che uno può avere su di un'isola del Mare del Nord.
Appassionante, divertente, questo racconto di racconti magici è da leggere prima di addormentarsi, come una fiaba, che da anni fa sognare i curiosi e i viaggiatori, li trasforma in Lucio, poi in asino, e poi manda tutti in giro per il mondo con orecchie grandi e pelose e sensibili, ad ascoltare storie di dei, di principesse e di briganti, e a caccia di rose.

E cosa ci può essere di meglio, prima di addormentarsi?

26 agosto 2014

Sono stata famosa (ma solo venerdì scorso)

Proprio così, venerdì scorso sono stata così famosa che hanno pubblicato pure una mia intervista, con foto, domande, un servizio completo, insomma.
Per gli anglofoni, la si può leggere qui.

Volevo solo avvertirvi che leggete un blog di una VIP, ecco, mica bazzecole.
 

10 agosto 2014

Microrecensione #79: "Inferno" di D. Brown

06/08/2014 - 09/08/2014 "Inferno" di D. Brown.
Ho appena finito di leggere (e molto in fretta!) "Inferno" di Dan Brown, in edizione flipback.

Titolo main stream, e formato all'ultimo grido, mi regalano una piacevole lettura d'evasione estiva, nonché l'opportunità di microrecensire non solo il libro, ma pure il nuovo formato cartaceo (in Italia, che io sappia, della Mondadori), che sì, ero da un po' curiosa di provare.
Perché non unire queste mie debolezze, per la letteratura di pura evasione, e per le cose piccine?


Il libro: Non è il primo libro di Dan Brown che leggo, quindi sapevo benissimo a cosa andavo incontro. E questo libro, se quello di cui avete bisogno sono interminabili inseguimenti fra scenari d'eccezione, fughe e controfughe, misteri nascosti nella Storia dell'Arte e della Letteratura, non vi deluderà. Vi terrà incollati alle sue pagine per leggere giusto ancora un altro capitolo, e poi un altro ancora..
E riuscirà pure a sorprendervi, in un modo o nell'altro, cosa di cui, probabilmente, vi soprenderete a vostra volta.

L'intrico di indizi e indovinelli storico-artistici non è tra i più fitti, ma a questo commento probabilmente contribuisce il fatto che la sottoscritta, da Veneziana, è stata viziata fin dalla tenera età con storie e leggende di segreti, palazzi, viaggiatori, e chiese e Santi, e Imperi, e quindi questi, di misteri, li risolve in fretta.

Questione di provenienza, dunque, di nascere in un posto magico.
Proprio nessun merito a riguardo, ma io, modestamente, lo nacqui, e il signor Brown, come si legge, no.

Il formato: promosso! Il libro, che nel formato normale è un tomo non da poco, è piccino e compatto, pesa pochissimo, si può tenere con una mano sola (ottimo per la lettura notturna) ed è anche comodissimo da appoggiare sul tavolo e leggere mentre si fa colazione, restando facilmente aperto da solo, in qualsiasi punto del libro siate. A volte è un po' difficile girare le pagine, che sono sottilissime, come quelle di una Bibbia, ma ci si abitua. L'edizione non è certo tra le più eleganti e raffinate, ma per libri d'assalto, da portare in giro in borsa o addirittura in tasca, mi sembra un'ottima opzione per chi, come me, ha ancora bisogno di un oggetto-libro, ma che ha larghe vedute per quanto riguarda la consistenza della carta, e la direzione o il verso in cui si dovrebbe, in teoria, leggere un libro.

08 agosto 2014

Gli addii ai tempi dei contratti a termine

Appena sentito dal corridoio del mio istituto, in queste settimane d'Estate, di finestre e porte aperte.

- Hi! 
- Hi! How are you?
- Great...by the way I don't think I am going to see you ever again, I am leaving today.
- Ah ok, well it has been nice to meet you.
- Yes, it has been nice.
- Well good luck!
- Thanks, good luck to you too!

Niente lacrime, niente sentimentalismi: sono relazioni a tempo determinato, quelle fra colleghi, di questi tempi, c'è scritto tutto nel contratto di lavoro, se volete andare a controllare, a caratteri piccoli piccoli, è tutto lì, fra quelle righe.
Buona fortuna, allora, che ne abbiam tutti di bisogno, speriamo solo sia un bisogno anch'esso a tempo determinato e che fra un poco ci si possa augurare semplicemente un "buon pomeriggio e a domani", come suona più giusto, come più si confà fra colleghi, che si incontrano in un corridoio d'Estate.

06 agosto 2014

Microrecensione #78: "Il figlio del dio del tuono" di A. Paasilinna

29/07/2014 - 04/08/2014 "Il figlio del dio del tuono" di A. Paasilinna. 
Di libro religioso (vedi microrecensione precedente) in libro religioso, questa volta si parla di una religione in crisi, quella finnica, i cui dei decidono di copiare una tecnica già sperimentata (e con grande successo!), quella di mandare un proprio rappresentante tra gli uomini, per rinvigorire un po' la fede e procacciarsi nuovi, indispensabili seguaci.
Riuscirà, il figlio del dio del Tuono, nell'impresa di (ri)conversione?

Un libro leggero e veloce, di atmosfera, personaggi e situazioni ormai classici, per gli appassionati lettori di Paasilinna come me, che pero' non manca di alcuni colpi di genio. Finale non proprio sul filo del rasoio, ma non è per questo che si leggono i libri di Paasilinna.
Imperdibili i sei comandamenti di questa rinnovata religione finnica, che qui riporto, utili, a mio parere, a chiunque, finnico o meno:

1. Ricordati di temere il tuono.
2. Non fare del male ai piccoli.
3. Proteggi la vita.
4. Rispetta i vecchi.
5. Vivi umanamente.
6. Non cedere.



Per un'attenta esegesi, non vi resta che leggere il libro.




01 agosto 2014

Microrecensione #77: "King Jesus" di R. Graves

09/05/2014 - 30/07/2014 "King Jesus" di R. Graves. La storia è nota, non è che ci siano dubbi su come finisca, ecco, ma alla nascita e alla figura di Gesù viene data, in questo romanzo, un'interpretazione nuova e diversa, in una commistione di poteri temporali e religiosi senza precedenti.
L'autore, nelle note finali, ne assicura la veridicità storica, ma, come anche lui stesso sottolinea, non è certo questo il punto del racconto.
La prima metà del libro, dedicata alla famiglia di Gesù e alle sue origini, è a dir poco affascinante, arricchita anche da una narrazione coinvolgente; la parte del racconto sovrapponibile ai Vangeli ne emula, ahimè, lo stile, a discapito quindi della fluidità del racconto.
Io l'ho letto in lingua originale, piena di arcaismi (inglesi) e arzigogoli linguistici. Lo stile è biblico, insomma, seppur nel romanzo. Siete avvertiti.

18 luglio 2014

Minuscoli drammi quotidiani/22: Un dramma Mondiale

Un minuscolo dramma condiviso in ritardo, questo, ma sempre di grande effetto.

I Mondiali sono finiti da un po' oramai, e son finiti come sono finiti, ciò non toglie che gli Olandesi, in data 5 luglio 2014, ancora credendoci - e non poco - arrivarono al punto di tingere d'arancio, il colore nazionale, l'intero Paese, sul popolarissimo sito di previsioni per la pioggia (di solito, l'Olanda, sul sito, è verde come il resto d'Europa).

Tra l'altro, il 5 luglio, come potete vedere, diluviava. 
Dramma su dramma.
Almeno però quella partita l'hanno vinta.

Miracoli del prtsc.

16 luglio 2014

Minuscoli drammi quotidiani/21: Il tar Tufu


Ho lasciato pure il numero di telefono, in caso vogliate prenotare.
Io non aggiungo altro e me ne vado a casa, nella Romantica.
Buonissime vacanze a tutti!

05 luglio 2014

I am a geoscientist.../parte quarta (e ultima)

Alla fine la profonda riflessione sul significato didattico dell'esperienza, sulla fiducia nelle nuove generazioni, e sul bene che la predicazione scientifica può recare al mondo, è arrivata più in fretta del previsto (ma in inglese, perdonate), anche perché richiesta urgentemente da terzi. Così, condivido anche qui questi miei pensieri, questa specie di lettera di saluti e di ringraziamenti, per concludere l'iniziativa, ma non, speriamo, i possibili e interessanti sviluppi.

Being in my last year (or even later…) of my PhD, I hesitated when I saw the advert for I’m a Geoscientist on the European Geosciences Union (EGU) website. The initiative looked really great and inspiring for both scientists and students. But did I really want to be distracted from my thesis for two long weeks?
I decided that Yes, I did want to take this time for myself, for something that I enjoy doing, even if not 100% related to my job (or is it?).
This is one of the bright sides of a career in science, you are the manager of your time, and you can decide what is worth doing. So I embarked in this I’m a Geoscientist adventure, together with my four colleagues, and all the students and teachers that took part; what a good decision has been!
Questions started pouring on us; from climate change to volcanoes, from ocean waves to the speed of light. It gave me the good feeling that our Earth still has the power to amaze and question each and everyone of us, from young students to geology professors.
This, in my view, is what science is about.
The observation, the acknowledgement of a wonder, the curiosity to push our understanding a bit further, no matter the applications, no matter in which direction; that is why I also really appreciated questions, for example, about Atlantis, or about ghosts.
Science is a method; it is not a canned answer. I really hope you students will just keep this attitude of asking questions to your teachers, to other scientists, to your friends. Even directly to Earth, if in your future you will have the chance to do some field measurements!
And if the answer does not convince us, let’s just try to build a better one. So thanks to you for keeping science as it should; a mix of everyday life observations and of attempts to make sense of them, as simple as that.
Because of the many insightful questions, I think a huge thanks goes also to the teachers taking part, who probably spent more than some time preparing the students to the event. Thanks also to my fellow scientists, from whose answers I have learned new things about our planet. It has been inspiring and instructive to share our personal paths and career choices too. I think it has been really clear that scientists are not all of one kind, they mature their choices differently, at different times and for different reasons. There are many ways to be a scientist, if you wish you can find your own.
A final thanks goes, of course, to the students who voted for me. I do not know what convinced you, if my opinion on Mars colonisation or my explanation on Equatorial currents (I hope the latter one, so I collect some points for my thesis…), but thanks! I really hope you can one day visit (or work at) the research institute where I am now, and see some oceanographic measurements being acquired on the ferry, thanks to money of the prize!
Good luck to you all, Anna

30 giugno 2014

Microrecensione #76: "Venezia. Luoghi di paure e voluttà" di N.-E. Vanzan Marchini

23/04/2014 - 28/06/2014 "Venezia. Luoghi di paure e voluttà" di N.-E. Vanzan Marchini. Un interessante punto di vista su Venezia, sulla storia della medicina e della gestione della sanità pubblica in città dagli inizi fino, più o meno, ai giorni d'oggi.
Da leggersi previo studio accurato della storia di Venezia e della sua Repubblica, e dopo aver girato in lungo in largo la città e la sua laguna, insomma: istruttivo, affascinante e godibile per un autoctono, forse un po' difficile da seguire per chi la città la conosce meno.
Imperdibile la storia dello sviluppo dell'assistenza pubblica agli annegati, e tecnologie annesse.

27 giugno 2014

I am a geoscientist.../parte terza

Vabbè raga, HO VINTO!




Per chi si fosse perso i nostri interessanti dibattiti scientifici, qui trovate di tutto, dalle onde del mare, agli UFO, alla velocità della luce, ai vulcani della Romania, ai cambiamenti climatici, ad Atlantide. Insomma, proprio di tutto.

Per profonde riflessioni sul significato didattico dell'esperienza, sulla fiducia nelle nuove generazioni, e sul bene che la predicazione scientifica può recare al mondo, rimando a data da destinarsi (tipo dopo aver finito la mia tesi di dottorato? Vedremo...).

Per ora, mi godo il mio attimo di celebrità.
Aaah.


18 giugno 2014

Minuscoli drammi quotidiani/20: Un posto lontano lontano

Minuscolo dramma in cucina, questo, uno dei tanti.
Sarà che non mi intendo di magia e sparizioni, ma dove vanno a finire, di grazia, gli spinaci, quando li rosoli in padella? 
Io li ho persi anche stasera, nella vastità rotonda della pentola.
Verde su metallo, pensavo di inchiodarli.
Invece mi han gabbato come sempre, lasciando dietro la loro bava scura e il profumo di aglio.

Ma un giorno vi troverò, migliaia di chili di spinaci! Un giorno, io vi stanerò da quel posto lontano lontano in cui vi ammonticchiate! E allora piomberà su di voi inesorabile la furia di cui noi vegetariani siamo capaci.

16 giugno 2014

I am a geoscientist.../parte seconda

Bene, signore e signori, è giunto il momento di partecipare a quella cosa lì dei geoscienziati.

Per le prossime due settimane, per chi volesse leggere le mie dotte risposte ad altrettante dotte domande, credo si possano leggere pubblicamente a questo link.
Da lì potete pure andare a vedere cosa rispondono i miei compari di gioco.

Ho già l'impressione che le domande siano tutte sui vulcani, e che il concetto che l'Oceano fa parte della Terra, ed è quindi soggetto anch'esso di studio, sia sfuggito ai più, ma magari mi sbaglio, eh.

D'altra parte, lo ammetto, è difficile competere con i vulcani.

15 giugno 2014

Noctiluca scintillans

Buio pesto, buio nero, buio spesso. Sono immobile perché non so dove andare, non so cosa ci sia intorno, ho perso la prospettiva, la profondità, la stanza in cui ero, buio.
Aspettiamo che i nostri occhi si abituino un poco, a questo nero, ma questo nero non cambia, è un muro pesante sulle palpebre che non sappiamo più se son aperte, se son chiuse, se stiamo guardando dentro o fuori.
Poi, pian piano, ci concentriamo su dove ricordiamo di dover prestare attenzione, una direzione, che è una cosa tipo a ore due, e una distanza, che sarà, sì, un metro dal nostro corpo invisibile, nero come il resto.
Dopo pochi minuti, inizia un bagliore.
Un dimenarsi di minuscole luci, caotico, incostante, è quasi come guardare un cielo terso, la notte, tra i monti. Troppe stelle per contarle, danzano e noi possiamo solo stare a guardare.
O no, in questo caso è diverso: possiamo dare un colpetto, a quel parallelepipedo nero su sfondo nero che sappiamo dover osservare. E' una vasca d'acqua, raccolta nel Waddenzee, qui fuori intorno all'Isola. E' piena d'acqua, sì, ma anche di piccolissime alghe che emettono luce, una tenue scarica di fotoni, che possiamo eccitare disturbando la quiete della vasca. Si illuminano i bordi, ne esce un parallelepipedo contornato di luce, un lampo, poi il diturbo svanisce, viaggia un po' con le onde, eccita onde di luce, poi si dissipa, e ritorna un bagliore diffuso e caotico, stelle acquatiche disordinate, in cui è difficile riconoscere uno zodiaco.
Proviamo differenti modi di disturbare le lucine, con magneti, con altoparlanti, con scosse regolari o con colpi secchi.
Le luci rispondono, a volte di più, a volte di meno, a volte si riconosce il disegno di un'onda, a volte si riconosce la risposta ordinata della vasca, dettata dalla sua forma regolare.
E' una danza di luci leggere, eteree: è difficile pensare che sono in ufficio, al lavoro, a guardare questa merviglia, a vedere di capire come accenderle, queste alghette, che ancora non è proprio chiarissimo a cosa rispondano e perché.
Fotografarle al volo non si può, troppo tenue il bagliore per le macchine fotografiche, solo l'occhio umano è così sensibile da apprezzare la manciata di fotoni emessa.
E così rimaniamo in silenzio, nel buio pesante del laboratorio, ad osservare questa coreografia di luci, questa minuscola galassia sottomarina. 

Anche questo è lavorare, a quanto pare, e io non posso fare altro che esserne onorata.

05 giugno 2014

Di ritorno

Dopo tante parole, qualche scatto di mare, per attutire il ritorno...

Pelagia, porto di Ponta Delgada, Azzorre.
Partenza da Ponta Delgada, Oceano Atlantico.
Tramonto, Oceano, oro.
Dal ponte di comando.
Tramonto, ferro di nave, container.
Nuvole, mai viste così.
Verso prua.
Strumenti, misure, Oceano.
Fanghi arcobaleno, dal fondo del mare (profondità: 2300 m).
Oceano liscio.
Ponti.
Toccare il fondo (del mare). Profondità: 2200 m.
Imbrunire, Luna.
Gita a Terra. Isola di San Miguel, Azzorre.
Ponta Delgada, Azzorre, porto, città.
















02 giugno 2014

Day 25 - Salutare

Dopo il mare, gli aerei, Lisbona, e molti annunci di ritardo, eccomi finalmente a casa.
O insomma, una buona approssimazione. Casa proprio proprio non è, visto che sulla porta dell'hotel di Amsterdam, dove facciamo l'ultima tappa, c'è scritto "benvenuti" in tutte le lingue del mondo, e però quando tocca all'italiano non c'è scritto "benvenuti", ma "salutare".
Che sia un invito alla socializzazione verbale, nel senso:  non fermatevi alla lettura di una scritta su una porta di hotel qualsiasi, ma invece salutate sollecitamente il vostro vicino, così da instaurare con lui un rapporto umano? Ed è un invito speciale che è rivolto solo agli italiani? Perché?
Immersa in riflessioni di questo calibro, sul valore degli incontri, e la bellezza tragica dei saluti, di quando si arriva e di quando si parte, dopo che se ne è fatti parecchi, di saluti, ieri, tra membri dell' equipaggio e colleghi scienziati, ecco, quasi senza accorgermene sono arrivata sull'Isola, tutta in verde, in tenuta estivissima. 
Ora, per completare il mio arrivo, non resta che da farmi due spaghetti, una doccia, e filare a letto, non necessariamente in questo'ordine, salutare o non salutare che sia.

Day 24 - San Miguel

Dalle sorgenti idrotermali sottomarine a quelle nella giungla, il passo è breve. Basta sbarcare e avventurarsi lungo i colli vulcani di questa San Miguel, rigati di muretti e di alberi, verdi bosco su verde smeraldo.
Ci si riconcilia con la terra, immergendosi nelle sue vene d'acqua bollente. Ci si riconcilia con gli uomini, spendendo la notte nei locali del porto, parlando un portoghese improvvisato, improvvisando amici.
Questa mattina, mi riconcilio con me stessa, e un parco in centro a Ponta Delgada, in centro a un'isola in centro all'Atlantico, mi offre una panchina. Il parco è terriccio, polvere, piante e fiori, brulica di insetti.
Entro in una chiesa vuota che profuma di candele e legno scuro.
Così, mi riconcilio anche col cielo.

31 maggio 2014

Day 23 - Quattro, cinque, sei terra

Alle quattro mi sono alzata per festeggiare la fine dell'ultimo turno del secondo ufficiale, che ha apprezzato il piccolo comitato sonnacchioso con chiacchiere e sorrisi (e birre).
Alle cinque i primi riflessi di grigio hanno cominciato a striare gli oblò, e si è usciti, sulla coperta bagnata di notte, sul mare ancora scuro.
Luci all' orizzonte, dritte a prua, e il cullare luminoso di un faro, a Ovest: terra.
Alle sei, tutto è rosa corallo, il mare, le nuvole, le pozzanghere sul ponte. Tutto brilla di aurora, compresi i dorsi lucidi dei delfini, che ci accompagnano verso il porto.
Alle sette l'ultima colazione a bordo; alle otto siamo ormeggiati a Ponta Delgada; fra qualche ora l'autorizzazione della dogana  a sbarcare.

Tra il cemento della banchina e me, c'è  solo una fessura di mare, a tenere la nave ancora in vita, a riportarmi a terra.

30 maggio 2014

Day 22 - Il castello

Tempo di celebrare, ieri, la fine delle operazioni e la rotta verso casa. Sole, oceano, qualche spruzzo di balena. Cosa manca? La spiaggia? Ma è  presto fatta: con quel che rimane dei vari campioni di fondo del mare si stende un tappeto sabbioso sul ponte della nave, bobine di cavi fan da tavolini, il Gran Pavese sventola alla brezza calda della sera, musica, qualche mostro gonfiabile dà l'ultimo tocco di normale stabilimento. Ah no, ancora una cosa. Un castello di sabbia, con quattro bastioni sormontati da piccole bandierine olandesi da cocktail. Devo ammettere un po' di emozione, nel dar forma a sabbia raccolta a duemila metri di profondità, granelli fini, abituati a un mondo sotto pressione, freddo, silenzioso, improvvisamente nudi di fronte al tramonto, friabili mattoncini del mio bastione.
E non appena anche il ponte sul fossato è ultimato, si può partire con il barbecue, le chiacchiere, con i ringraziamenti vicendevoli, cullati dall'onda, cotti dal sole.

È passato un due alberi, all'orizzonte, vele spiegate contro l'oro colato dal sole. Penso a cosa pensano, quei naviganti. Penso che non possano proprio pensare che qui a bordo c'è un castello che viene dall'abisso, e che noi, finalmente, stiamo tornando a casa.

29 maggio 2014

Day 21 - L'intervista

Stamattina alle 8.30 abbiamo finito l'ultima misura della crociera, il
capitano ha suonato la tromba, si fa rotta verso terra. Così ho tempo
di rispondere all'intervista che mi hanno chiesto in occasione del
quarantesimo anno del mio gruppo scout.
Una decina di domande difficilissime, sulla vita, sullo scoutismo,
sull'espatrio, ho risposto tutto d'un fiato. Riporto qui, per
completezza, solo l'ultima domanda e l'ultima risposta, che mi
sembrano pertinenti con quanto fin'ora qui raccontato.

Sei soddisfatta quindi della tua vita?
Oggi direi di sì, sono in mezzo all'Oceano Atlantico, dopo tre
settimane di duro lavoro, e stiamo facendo rotta verso terra, verso
casa.
E' un po' come quando si è in bus di ritorno da una campo di reparto,
sfiniti, ma contenti di come è andata.
A casa ci sono persone che mi aspettano, ho un contratto di lavoro
ancora per un anno, e un nipote nuovissimo da andare a coccolare a
Venezia al più presto.
Non potrei chiedere di più.

28 maggio 2014

Day 20 - La rotta

Ho sempre sognato di poter stare in mezzo al mare, e farne, di tanto in tanto, il mio lavoro, lontano da tutto e allo stesso tempo parte di una novella e picciola comunità, che galleggia insieme, puntolino asciutto in mezzo all'oceano.
Sarà per un'innumerevole serie di ragioni, da Venezia, a Trieste, dal Puntigiglio, alle estati, ma ho sempre immaginato come sarebbe stato bello, sapere più o meno come fare, a misurare il mare, le sue correnti, il suo girovagare, e lasciare il porto, ed effettivamente farlo.

I giorni di lavoro a bordo sono così pieni di cose da fare, misure da controllare, il tempo è scandito dai pasti, ma si lavora in turno prima di colazione, sicuramente dopo cena, a volte anche di notte.

Così i giorni fanno presto a gocciolare via, che quasi non mi accorgo che ora sono proprio su una nave, da due settimane non si vede altro che acqua, e sto decidendo dove andare, e cosa fare una volta arrivati in un punto speciale di questo oceano, che a guardarlo così è acqua come gli altri, ma io so che è speciale.
Fan presto le ore e i giorni a scorrere via, che quasi quasi non mi rendo conto che sono qui, ora, che son soddisfazioni, e che, sì, sono contenta.

Me lo ricorda S., a petto nudo nel sole tropicale, un dito pagato al suo lavoro precedente, nei freddi pescherecci del Mare del Nord, sposta con la gru enormi strumenti. Mi guarda e mi dice (in olando-inglese): "Sai Anna, quando ero un ragazzino ho sempre sognato di poter lavorare con le gru, ne avevo anche una giocattolo, in miniatura. Ed ora, eccomi qua!" E sorride, e sposta ancore da una tonnellata.
E anch'io sorrido, perché i giorni non gocciolano via invano, tutti quanti abbiamo una rotta da seguire.

27 maggio 2014

Day 19 - La sera

È facile abituarsi a questi tramonti oceanici, a questo orizzonte vasto quanto si può vedere, questa striscia sanguigna che gli corre sopra, sfumando nell'aranciato, nel rosa, nell'oro, a ricamare l'orlo delle nuvole.
Noi ogni sera ce ne stiamo lì, di fronte a questo spettacolo, cerchiamo di leggere il futuro nelle pieghe mercurio del mare, nei riflessi degli ultimi raggi, nelle storie di vite che non sono le nostre. Eravamo stranieri, ora ci raccontiamo  l'un l'altro, C. suona la chitarra, e i racconti si interrompono solo per una canzone.
Cantata piano, per non disturbare la quiete dell'Oceano che si prepara alla notte.

Che effetto farà, tornare?

26 maggio 2014

Day 18 - Dopo cena

Ultimamente l'attività del dopocena (ovvero, dalle 18:30 in poi...) consiste nell'avvistare bandierine. Mi spiego: alcuni giorni fa abbiamo depositato sul fondo del mare alcune grandi strutture, dotate di svariati strumenti di misura, e di una bandiera arancione sulla cima. In quest'ultima settimana li stiamo richiamando in superficie, pescando, svuotando di tutti i dati e rimettendo in mare, dove staranno per il prossimo anno. Sappiamo dove le abbiamo messe, più o meno, queste strutture, ma non dove spunteranno, con le loro bandierine, rompendo la superficie argento del mare. Così dopo cena si è tutti sui ponti più alti della nave, binocoli in mano, e si fa a gara a chi le avvista per primo arrancare tra i flutti.
Non è facile, specialmente quando il mare è un po' mosso, come in questi giorni, ma soprattutto perché contemporaneamente si è intenti nel cercare di capire come funziona il matrimonio in India, come le famiglie dei futuri sposi si conoscano, in quali circostanze gli sposi si possano incontrare,  tradizioni, benedizioni, il ruolo degli oroscopi che tengono conto sia del giorno che del luogo di nascita, eccetera eccetera.
Non è facile, insomma, ma noi scienziati, in fondo, siam qui per imparare.

25 maggio 2014

Day 17 - A prua

C'è un punto, sulla prua della nave, dove ci si può appoggiare, in piedi, pancia sulla fiancata, testa coricata sulle braccia, appollaiati sul pulpito. Di lì non si vede altro che orizzonte, l'onda lunga lontana, le increspature vicine, le nuvole, lo scintillare del sole.
C'è solo il rumore del mare, che sbatte contro la fiancata immota, ricade, si rompe.
Di lì, si avvistano i delfini, i loro dorsi lucidi, bianchi e neri, le loro pinne affilate, gli spruzzi di schiuma.
Una danza ipnotica, un ritmo che unisce il mare con la nave con le bestie.
È un abbandonarsi dolce, è un dimenticarsi del mondo solido,della terraferma.

24 maggio 2014

Day 16 - Cruise diary: Mooring day!

Our first "mooring day" of the cruise actually started yesterday
evening, when, during a spectacular sunsets, the three final
positions and depths for the three lines of moored instruments have
been eventually decided. The plan is to anchor them at the sea bottom,
at about 2300 m depth, and let them in the water measuring for about
one year.
On each line, different instruments are attached at different depths,
to be able to capture as accurately as possible the spatial and
temporal variability of the physical properties of the water column
(temperature, salinity, turbidity) and of the current velocity field
in the area.
Today we have deployed two of these moored instrument lines, each of
those was 1400 m long, in two locations downstream of the source of
our plume, the Rainbow vent field.
According to previous studies and to our intense CTD survey from last
week, we decided for two locations north east of Rainbow, one close to
the vents (about 2 miles far away from the source) and one where the
plume should be more disperse (about 5 miles far away from the
source). Tomorrow, the third line of instruments will be moored
upstream of the plume source, in a south-southwest direction, in order
to understand the properties of the currents before interacting with
the vent area.
The deployment of a mooring is a very delicate phase of the cruise,
requiring the technicians a lot of man power and concentration, and
requiring the scientists a lot of patience, since they will have to
wait till the end of those 1400 m to know if the line is actually
anchored where they wanted.
And those 1400 m of cables are even slower when the length counter is broken!
Fortunately, stopwatch can do miracles, and eventually all the
instruments are attached at the required depths. At last the final
heavy weight (the actual anchor) can be released with a big splash in
the water. Gravity will then bring the whole line down to the bottom,
and keep it in place until we will be back, next year.
It is actually a strange feeling to know that a 1400 m long line is
standing straight up from the bottom of the ocean, however, even if a
ship will pass on top of it, there will be still 1000 m between the
top buoy of the instrument line and the sea surface, so no problem if
you will be sailing across the Atlantic this Summer!
The first mooring line went down in the abyss around 11, supervised by
a group of dolphins, curios about who and what was disturbing the flat
surface of the Ocean.
The second one went down around 15.30, when still perfect weather
conditions were helping the operations.
In this second line, a very special instrument has been mounted: a
moving device that will measure temperature, salinity and turbidity
while moving up and down the line for 1000 meters every 8 hours, for
the next 5 months. This will provide unique information on the
temporal variability of the plume intensity and water properties, over
the tidal cycle but also over a longer time scale.
After the deployment of the second mooring, it is time to be back to
the usual "down to bottom-up to surface" measurements: it is the time
of the so-called large volume sampling, that will collect 1 cubic
meter (a lot!) of water from the bottom of the ocean, and hopefully
catch unlucky larvae that found themselves in the wrong place in the
wrong moment.

23 maggio 2014

Day 15 - Ti amo

In occasione di un compleanno, qui a bordo, si festeggia per bene, non si ci si fa certo trovare impreparati, si batte bandiera Olandese, in fondo, e si deve tenere alto il nome anche qui, nel blu.
Si comincia con due torte di panna e frutta al caffè delle 9:30, canzoni tradizionali, foto, scambio di biglietti preparati per l'occasione.
Il vero stile, però, emerge dopo cena. Finito di sparecchiare, infatti, la zona bar si trasforma con mille festoni, rigorosamente arancioni, bandierine rosse bianche e blu, e ogni sorta di luminaria a intermittenza effetto disco anni 80.
Sì, qui, a mille e mille miglia dalla civiltà, circondati da acqua in ogni dove, portavamo con noi, senza saperlo, tutta l'attrezzatura necessaria ad imbastire una degnissima pista da ballo. Basta spostare i tavolini, il bancone del bar già c'è, lo studente che si offre di far da barista per la serata, anche.
E così si festeggia galleggiando, con musiche appropriate e una discreta selezione di birre, liquori e snacks.
Quel che ha dell' inimmaginabile, però, è la canzone che forse ha più successo nella sezione finale di chitarra e voci, intorno alle 2: Ti amo, Umberto Tozzi, 1977.
Classico Italiano, ma, a quanto pare, grande successo anche in Olanda.
Sono cose da restare stupiti, quasi quanto davanti a questo Oceano piatto.

22 maggio 2014

Day 14 - Rainbow

Come raccontavo, siamo qui in esplorazione di ambienti marini possibilmente minabili. Uno degli ambienti più ricchi di preziosi minerali (nonché di vita) quaggiù nel mare profondo è sicuramente quello che si viene a creare intorno a quelli che in inglese si chiamano "hydrothermal vents", che in italiano non so bene come si traduca, immagino una cosa come "soffioni idrotermali", ad ogni modo, piccole ciminiere sottomarine, dalle quali fuoriesce acqua, che può arrivare a una temperatura di 400 gradi, e che è arricchita di rari elementi per il suo passaggio nelle profondità della terra, vicinissimo a dove nuova crosta terrestre viene continuamente prodotta.
La dorsale Medio Atlantica, infatti, altro non è che una serie di monti generati da quest'abbondante produzione, e i numerosi soffioni presenti lungo di essa ne sono prova, diciamo, scottante.
Sono ormai dieci giorni che galleggiamo duemila metri sopra uno di questi gruppi di ciminiere, dal nome tra l'altro, piuttosto evocativo: Rainbow.
Perché mai questo bel nome? Me lo sono chiesta in tutte queste lunghe nottate di turni, l'ho chiesto ai geologi, l'ho chiesto a internet (sebbene la lentezza della connessione marina scoraggi velocemente anche il più interessato investigatore), ma non ho trovato una risposta soddisfacente.
Ieri, abbiamo iniziato i rilevamenti geologici. Si è calato una specie di secchio sottomarino che, arrivato al fondo, ha raccolto un campione alto circa 40 centimetri di quel che ha trovato.
Riportato in superficie, dopo lungo carrucolare,  si è potuto sezionare, e ...meraviglia!
Un mezzo arcobaleno si è palesato davanti ai nostri occhi: numerosi strati di fanghi e melmette di consistenze differenti, ma soprattutto di colori differenti, se ne stavano protetti dai primi 10 centimetri di noiosa sabbia marron classico.
Fango verde, ma verde brillante, blu, marron cioccolata, nero, aranciato, uno sull'altro, e interrotto qui e lì da rocce nere o verdi acquamarina.
Morale: inutile cercare risposte su internet quando è molto più semplice calare un secchio per duemila metri e raccoglierci dentro la risposta.

21 maggio 2014

Day 13 - Mare Nostrum

Accade così, che ogni volta che misuriamo l'acqua in cui navighiamo, e, un metro al secondo, i nostri strumenti si inabissano in più di duemila metri, c'è un momento, mentre sullo schermo del computer si srotola il profilo di temperatura e salinità, un momento in cui si sente il profumo di casa.
È quando si arriva circa ai 750 metri sotto la nostra chiglia, quando la salinità fa un salto in avanti, e la temperatura si abbassa più timidamente: siamo arrivati!
Questa è infatti l'acqua di casa, l'acqua del Mediterraneo, che sbucata alla libertà oceanica attraverso Gibilterra, si spinge, affondando e arrotolandosi, fin nel mezzo dell'Atlantico, dove ci siamo noi a guardarla.
Non è lei l'oggetto delle nostre ricerche, e in un attimo se ne è già andata, intorno ai 1000 metri.
Ma io l'ho vista, ed è come se ogni volta mi portasse un messaggio di un mondo che è più mio, che profuma di carciofi, melanzane e polenta.

20 maggio 2014

Day 12 - Odori

Dopo circa nove giorni d'attività continua siamo arrivati quasi in fondo alla lista di misure  che serviranno ai fisici. Ora è il turno di geologi e biologi: e meno male!
Durante le nostre misure abbiamo infatti fatto andare su e giù, dalla superficie al fondo del mare, un complesso di strumenti che hanno misurato temperatura, salinità, velocità dell'acqua, e altre sue interessanti proprietà.
Il punto è che, nel bel mezzo di questa intensa sessione di misure, non si poteva certo scaricare in mare quel che i naviganti, diciamo, col passare del tempo, producevano, nell'intimità dei loro piccoli gabinetti.
Il prodotto, quindi, continuava ad aumentare, ma il rischio di ritrovare tra i parametri dell'acqua qualche traccia della cena del giorno precedente ha impedito, fino ad ora, ahimè, la discarica.
E questa grande verità, negli ultimi giorni, aveva iniziato ad aleggiare in tutti i ponti, a insinuarsi non molto sottilmente fra i corridoi e le cabine.
Ma ora, con questa sessione di lavoro finita, il pericolo è scampato.
Immediatamente dopo l'ultima misura il mare ha pulito via tutto.
E noi si torna a respirare quest'odore di metallo, di motori, grasso, pittura e sale, odor di nave.

19 maggio 2014

Day 11 - Il cinema

Mentre il sole tropicale scintilla abbagliante sul mare, in una delle prime stanze dentro la nave si fa buio buio, con tende posticcie a coprire gli oblò, sedie a tappezzare la stanzetta, e ben due schermi. Da ieri infatti, dalle 08 alle 20 circa, va in onda il fondo del mare.
Due telecamere vengono calate dalla nave e tenute a pochi metri dal fondo del mare, una a guardare in basso , una a guardare in avanti, per non sbattere il muso sul muro, e ci svelano cosa c'è qui sotto, seppur nella limitatezza della loro visuale, pochi metri, se è tanto.
Curiosi?
Io sì.
Qui ci troviamo proprio sopra una catena montuosa sottomarina, con le sue valli e suoi pendii. Distese di quel che a me sembra sabbia, interrotte da agglomerati di rocce scure, probabilmente  lava, non sono altro che l'equivalente dei nostri prati alpini tenuti a pascolo , punteggiati di rocce sulle quali appoggiarsi per il picnic.
Tra la sabbia monotona, poi, ecco spuntare cocomeri di mare di varie dimensioni, fiori a cinque petali che mi dicono essere animali, qualche pesce serpentiforme, ma soprattutto simpatici gamberetti arancioni, attratti dalle forti luci di scena. Siamo a 2200 metri sotto la superficie del mare, e pur nell'ovatta di buio e pace che sembra regnare, è pieno di vita.
La cosa forse più curiosa è la presenza costante di linee diritte, lunghe alcuni metri, costituite di piccole buche inanellate una dietro l'altra, tracce di vermi che vivono nei sedimenti e che non vediamo , ma di cui qui qualcuno riconosce i ghirigori.
Se vi chiedete se abbiamo osservato spazzatura o tracce umane: per ora due bottiglie e un imprevisto.
Proprio nel bel mezzo del nostro limitatissimo cammino, è improvvisamente apparso luccicante un pezzo di strumentazione oceanografica, andato perduto, si vede, in una precedente spedizione.
Non abbiamo fatto in  tempo a leggere il numero seriale dello strumento, ma forse riguardando il filmato con calma, riusciremo a capire a chi apparteneva.
Se sì,  manderemo a quel qualcuno l'email più  inaspettata della storia!
Per il resto il fondale sotto di noi scorre tranquillo, silenzioso, ma soprattutto ignaro di quante paia d'occhi lo stiano ad osservare, quassù al cinema.

18 maggio 2014

Day 10 - Il pittore

Quando non ci sono altre attività a limitare la manovrabilità del
nostro vascello, come strumenti o telecamere varie appesi a 2000 m di
profondità, il capitano va pianino pianino, così possiamo mappare
accuratamente il fondale marino, o almeno una striscia di un centinaio
di metri di larghezza alla volta, perpendicolare al nostro andare,
proprio sotto la chiglia.
Ed è una meraviglia guardare lo schermo dello strumento mentre, onda
dopo onda, la rotta che abbiamo percorso ci si disegna sotto i piedi,
come un tappeto che si srotola all'indietro: ci son scarpate e pendii
che nessuno ha mai visto prima, è come guardare sotto la gonna della
Terra.

Il capitano dice che a lui piacciono le notti in cui si mappa, anche
se si va piano piano.
Dice che è come passare lentamente con un pennello, e dipingere di
batimetria il mondo.

17 maggio 2014

Day 9 - La crescita

È da due o tre giorni che ormai lo considero un fatto. Ogni volta che migro a sud dell'Isola, che sia in Italia o a sud delle Azzorre, le mie unghie si entusiasmano, e crescono velocissime. Forse non è questo un argomento da romantico post oceanico, ma è un fatto bello e proprio, che tra l'altro salta all'occhio, anzi, al dito, in questi giorni di trafficar con cavi, togliere e mettere prese stagne, di aggrapparsi a corrimano per non schiantarsi al muro.
Così ho chiesto agli altri miei compari, se anch'essi vivessero quest'accelerata nella crescita, dovuta alla temperatura, io penso, ma nessun biologo ha saputo confermare.
Pare di no, però. Nessuno nota accelerate nella produzione di unghie.
Il che mi pare strano, a me capita sempre!
Ma fra le varie risposte, mi preme annoverare quella del capo spedizione, che, mentre si controlla le mani, dichiara letteralmente: "ah, really? It might well be.  Apparently there are many things that I am not aware of... ".
Andiamo bene.

16 maggio 2014

Day 8 - Visite

Questa notte, turno 00:00-04:00, abbiamo ricevuto visite. Due grandi uccelli bianchi, similgabbiani, hanno volato intorno alla nave per un po', argentati dalla luna.

Nel rumore costante dei motori, tra l'arricciarsi continuo dell'onda, i nostri hanno portato un silenzio sottile, un sibilo d'ali appena percettibile, oltre al ronzio delle carrucole.

Si vede che erano curiosi, mi dico, avran visto le luci lontane della nostra nave, che a noi oscurano le stelle, ma che fan della nave una stella, vista da fuori, caduta nel mare. L'avranno vista, i due, e avran voluto controllare perché non si spegneva, perché non si inzuppava di Atlantico.

Chissà se hanno capito.
In fondo era tarda notte, o mattina molto presto per tutti, chissà da dove venivano, da dove eran partiti, e quando, è da quanto sbattevano le ali a ritmo, per raggiungere l'estate.
Saranno stati stanchi, io credo, e hanno presto infatti tirato dritto pensando: diavolerie.

15 maggio 2014

Day 7 - Senza frontiere

Una settimana in una nave è sufficiente per allentare un po' le
diffidenze e l'iniziale timidezza nei confronti dei propri compagni di
avventura, iniziando a parlare un po' con tutti, un po' di tutto.
Così, perfino le timide ragazze olandesi si spingono a parlare inglese
con te, e ti chiedono come sia l'Italia, come sia la tua vita.
C'è l'allegro portoghese, sempre disponibile, e il
franco-vietnamita-svizzero-portoghese, che nuota con gli squali e
costruisce skate-park alle Azzorre.
L'indiano espatriato alle Azzorre, che aggiunge MOLTO Tabasco a TUTTE
le pietanze servite, TUTTI i giorni, completa il quadro di questo
piccolo microcosmo internazionale, in una mare di omaccioni di varie
età ma tutti, rigorosamente, olandesissimi.

Certe cose però, valgono per tutti, non importa da dove tu venga, dove
tu sia nato, dove ti stia portando la rotta: se dimentichi di spegnere
la tua sveglia e te ne vai bellamente due ponti più in su per il tuo
turno, lasciando il tuo maledetto jingle mattutino rimbombare nei
corridoi metallici per lunghissimi minuti, tutti quelli che si sono
appena coricati, e si assopiscono nelle ore più strane del giorno,
perché eran svegli nelle ore più strane della notte, non ti potranno
volere poi tanto bene.
Non ci sono nazioni, confini, lingue, colori della pelle: è un
fastidio politicamente corretto e senza frontiere.

14 maggio 2014

Day 6 - L'ora della spiega, ovvero: Attività minerarie nel profondo del Mar.

Ormai al sesto giorno di navigazione, mi sembra corretto fornire una
spiegazione al cittadino pagante tasse in Olanda, ma più in generale,
in Europa, perché mai ci troviamo dove ci troviamo, e cioè in mezzo al
mare.
Il motivo, come si poteva sospettare in questi tempi bui, è
sostanzialmente economico e politico.
L'Europa si è infatti resa conto di dipendere un po' troppo dalle
importazioni per quanto riguarda minerali e terre rare, elementi
preziosi per nuove tecnologie varie, oro e quant'altro.
Non avendo però possibilità di aprire nuove miniere produttive entro i
propri confini, un po' per mancanza di minerali da minare, un po'
perché nessuno vuole una nuova miniera nel proprio giardino, e in
vista di possibili attriti con paesi esportatori (per dirne uno,
Cina), ecco l'idea di poter recuperare questi materiali preziosi dal
fondo del mare, che è terra di nessuno (o di tutti?), e rendersi così
indipendenti in caso di malumori.
E qui arriviamo noi, gli "scienziati", che dovrebbero avventurarsi,
puntolini in mezzo al mare, in zone potenzialmente minabili, vedere un
po' come girano le correnti, vedere quanti animali e piante varie
vivono nei paraggi, e cosa capiterebbe loro nel caso un'enorme ruspa
sottomarina sollevasse un polverone per cercare l'oro luccicante sul
fondo del mare.
Si sa mai che, per esempio, le correnti portino il polverone dove non
vogliamo che vada, o che gli animali si spostino e non tornino più.

A questo punto, studiate per benino tutte queste cose, e capite, gli
"scienziati" dovrebbero dare il loro parere sulla fattibilità e i
rischi legati a questo tipo di attività e, se non proibirle, perché
questo ormai non è più possibile, provare a dare delle direttive sulle
regolamentazioni e i protocolli che le varie industrie minerarie
sottomarine dovrebbero essere tenute a seguire prima, dopo e durante
attività minerarie sottomarine.

Questo in teoria.
In pratica, l'Europa sta effettivamente finanziando, seppur insieme
alle maggiori industrie minerarie europee, questo tipo di studi, e a
diversi livelli (ad esempio, io percepisco uno stipendio, per stare
qui in mare a misurare e a raccontare storie).
In pratica, però, altrove, per dire un posto, in Papua Nuova Guinea,
hanno da pochissimo venduto al migliore offerente (una ditta canadese)
il diritto di cominciare a minare il fondale marino, cosa che la ditta
inizierà a fare, non appena finiti tutti i test sui macchinari
escavatori e su tecnologia varia, pare fra meno di due anni.

Le possibili, future, leggi europee (o anche dell'International Sea
Bed Authority) faranno in tempo a tutelare i mari di Papua Nuova
Guinea? No.
E gli altri mari? Chissà.
E' questo il nuovo Far West, con la corsa all'oro, la legge del più
forte, e assenza assoluta di regolamentazioni? Al momento, così pare.
Noi intanto siamo qui e cerchiamo di capire un po' di più come
funzionano le cose in questa zona speciale del nostro Oceano, la
dorsale Medio Atlantica (il perché è speciale lo rimando a data da
destinarsi), così, quando ci chiederanno un parere, almeno potremo
dire la nostra, dato che ci abbiamo ondeggiato 2500 metri sopra per
venti giorni.