28 ottobre 2015

Microrecensione #103: "Il silenzio dei chiostri" di A. Giménez Bartlett

19/10/2015 - 22/10/2015 "Il silenzio dei chiostri" di A. Giménez Bartlett. Giallo familiare e senza pretese ambientato tra i conventi e monasteri di Barcellona. Una lettura estiva, direi, anche se è fine ottobre. 
Un libro che scorre via veloce, per la curiosità di sciogliere la matassa della trama, ma che, tranquilli, non vi terrà svegli la notte.

26 ottobre 2015

Microrecensione #102: "Noi che ci vogliamo così bene" di M. Serrano

13/10/2015 - 19/10/2015 "Noi che ci vogliamo così bene" di M. Serrano. Come gli altri libri della Serrano, scorre via veloce, perché le faccende di donne, scritte (bene) da donne, è innegabile coinvolgano e rapiscano totalmente le lettrici donne.
Queste, poi, si mescolano con le vicende del Cile negli anni che vanno dal '50 agli '80, e mostrano quindi anche un pezzettino di Storia, che si srotola sullo sfondo delle confessioni e delle vite di quattro amiche, e di tutte le altre donne che orbitano intorno a loro
Il libro è contemporaneamente delicato e crudo, come i ricordi che emergono con le chiacchiere, in riva ad un lago, al tramonto, con un bicchiere di vino in mano e una coperta sulle gambe, come l'amicizia che lega le protagoniste, nonostante i drammi, personali e nazionali, che sono state costrette a vivere.

23 ottobre 2015

Microrecensione #101: "Gatto Mondadory e i puffi dell'Aldilà" di Dr. Pira

14/10/2015 - 18/10/2015 "Gatto Mondadory e i puffi dell'Aldilà" di Dr. Pira.
Epico, nel tratto, nella trama, e pure nell'edizione di pregio, come solo Dr. Pira sa fare, o forse, mi azzardo, pure meglio del solito.
Dramma, amicizia, amore, cavalleria, puffi, scienza e tecnologie futuribili, draghi: in questo romanzo a fumetti c'è proprio tutto quello di cui si ha bisogno per non puffarsi, neanche per un attimo.

17 ottobre 2015

Cose che si fanno quando si ha tempo di fare le cose

Mi dicono che poi non avrò più tanto tempo per fare le cose, come in questi giorni di attesa, sospesa dal lavoro, sospesa dalla mia vita di prima, ma non ancora dentro quella successiva, sospesa che non può essere altro che Autunno, grigio lento e diffuso, gocciole di pioggia e di umido a cadere una ad una dalle foglie rimaste, perle preziose di cui non ci si cura, e che anzi, ci scrolliamo di dosso e asciughiamo al calore e all'odore dei primi termosifoni accesi.
Così, se dopo non ci sarà tempo, allora un po' di cose le faccio ora.


Delle tasche colorate per organizzare il bagno, che di contenitori e di posto in questa casa non ce n'è mai abbastanza, ed è bene cominciare ad utilizzare anche le aree verticali.



Già pieno.  
Dei biscotti morbidi alla zucca e cioccolato fondente (ricetta qui). L'Isola in questo periodo è tinta di arancioverdegiallo, e ad ogni casa si vendono zucche, lisce e sode da mangiare, o verdi, colorate e bitorzolute da esporre come decorazione non si sa bene dove. Io preferisco l'arancio pieno da mangiare, in tutte le sue sfumature, e, da quanto velocemente finiscono questi biscotti, pare non sia l'unica.


Una coperta grossa e morbida per chi dovrà arrivare, che ce ne sarà bisogno, di un pile caldo in cui stare comodi comodi, e di alcuni simpatici ricci con cui fare amicizia.


L'aquilone come marchio di fabbrica made in Isola

E passeggiate e incontri con compari abitanti dell'Isola, per imparare da loro le arti nordiche di scrutrare l'orizzonte sconfinato di quassù, e dell'attesa.


13 ottobre 2015

Microrecensione #100: "La saga di Gösta Berling" di S. Lagerlöf

27/09/2015 - 11/10/2015 "La saga di Gösta Berling" di S. Lagerlöf. Celebro la centesima microrecensione con una scrittrice svedese da Premio Nobel (1909), che pubblica questa sua prima opera nel 1891, e, per me, un premio se lo sarebbe già meritato allora.
La saga racconta di un anno particolare, da un Natale al successivo, un anno in cui le ferriere del Värmland, per un patto con il demonio (o forse no) sono governate da una strampalata e allegra compagnia di Cavalieri, musici, inventori, colonnelli in pensione, preti sconfessati e vagabondi, invece che dalla solida, amata e volitiva, Maggioressa di Ekeby.
I Cavalieri, con in testa l'eroe, Gösta Berling, ci fanno pian piano conoscere con le loro storie le vicende di questa regione del Nord, adagiata lungo un lago dai riflessi magici, striata di boschi dove abitano orsi invincibili e streghe, insieme a corpulenti contadini e a donne più invincibili degli orsi, reduci di guerra, nobildonne, pastori avari e santi.
Nella maggior parte dei racconti il bene e il male si mischiano, non ci sono personaggi sempre positivi o sempre negativi, c'è solo un intreccio di vite, vissute e da vivere, di uomini e natura, acqua, ferro, diavoli della foresta e angeli del focolare, descritti con uguale delicatezza e poesia, e spolverati di quell'aura magica che solo la luce e il buio del Nord possono irradiare.
Una saga perfetta, quindi, nella forma e nel contenuto, con un eroe di cui è difficile non cadere innamorate, come accade a quasi tutte le fanciulle del Värmland, o per lo meno, dal quale è impossibile non rimanere stregati.

"Il Sole è come Gösta Berling, rallegra chiunque gli stia vicino, perciò tutti tacciono il male che può aver causato."

07 ottobre 2015

Ik ben niet een echte Texelaar*

Un po' di anni fa, sul giornale dell'Isola, al primo di Aprile, comparve un interessante trafiletto.
Poche righe, ma d'effetto.

Uno dei più grandi problemi dell'isolano, allora come oggi, pare infatti sia il suo luogo di nascita.
Il punto è, che se non sei nato sull'Isola, non sarai mai e poi mai considerato un isolano a tutti gli effetti. Con l'onta e il disprezzo che ne conseguono.
Va bene che ci vivi, sull'Isola, che ci soffri tutti gli inverni da quando sei neonato, che ti tuffi nelle acque gelide del Mare del Nord tutte le sante estati, ostentando benessere nonostante i 5 gradi al Sole, va bene che ne conosci tutte le fattorie, se non addirittura tutte le pecore, una ad una, che ne fiuti i cambi di vento con giorni di anticipo, ma se non ci sei nato, se tua madre non ti ha partorito al di qua del Marsdiep, niente: non sei e non sarai mai un "echte Texelaar" (vero e proprio abitante di Texel).
E visto che sull'Isola non ci sono ospedali o cliniche, basta che la madre, per un motivo o per l'altro, preferisca andare in ospedale in terraferma piuttosto che tentare la sorte in casa, come è usanza e ben visto qui, che il gioco è fatto, e il passaporto diventa per te una condanna perpetua all'inferiorità.

Si fatica a crederlo, ma anche l'altra sera, al pub, chiacchieravo con un ragazzo di qui, sui trent'anni, figlio di gente di qui, che vive qui, etc etc, e gli chiedo: sei di Texel? E lui, con gli occhi bassi: ma, veramente sono nato a Den Helder..seguito da un silenzio imbarazzato, quasi in cerca di una degna giustificazione.
Io allibisco, e procedo con la mia birra analcolica, nascondendo al mio interlocutore  il mio crudele piano di condannare il viaggiatore in arrivo alla stessa, deprecabile sorte.

Ma arriviamo al primo Aprile di una manciata di anni fa, dove sul giornale locale compare l'esaltante notizia che sì, finalmente il Comune di Texel è riuscito a conquistare alcuni metri quadri sulla terraferma, e per di più corrispondenti ad alcune stanze dell'ospedale di Den Helder, nel reparto maternità.
Udite udite, le pavide madri che durante il travaglio si fossero prese la briga di salire sul ferry per poi andare a partorire tra gli agi in ospedale anziché tra le amate pecore, avrebbero potuto in ogni caso assicurare un futuro radioso ai figlioletti, scrivendo sul passaporto, come luogo di nascita, orgogliosamente, Texel.
Ma non solo, questi metri quadrati in terraferma avevano pure valore retroattivo, quindi tutti i solerti genitori di bimbi di età inferiore a due anni avrebbero potuto, recandosi prontamente al comune (di Texel), cambiare il luogo ufficiale di nascita del piccolo erede, dall'abominevole Den Helder, alla gloriosa Texel.

Buffo no?
Non si sono divertite  molto però le numerose coppie, con pupetti al seguito, che in data due Aprile si sono presentate alle porte del comune a reclamare, ahimè invano, il cambio di luogo di nascita sul passaporto.
E quando dico numerose, intendo numerose, non una o due.

Con questo si conclude l'aneddoto isolano, ma non la frustrazione di tutti quelli che sul loro passaporto hanno scritto Den Helder, e non Texel.
Da buona Veneziana, un po' li capisco, sarebbe come vedere scritto Mestre sul passaporto, sarebbe dura. Quasi quasi, meglio Den Helder.


* traduzione: Io non sono una vera e propria abitante di Texel

05 ottobre 2015

7 verticale: Non è l'ideale di sposa

Che sospiro di sollievo, quando, davanti alle caselle bianche e nere del cruciverba, ti compare 
_ R _ I A
e la definizione è "Non è l'ideale di sposa", e tu inizi a predicare: Ma non è possibile, che volgarità, adesso sono sdoganate anche le oscenità ne La Settima Enigmistica, ma non ci sono più i cruciverba di una volta, e timidamente scrivi quella tua volgare soluzione che comincia per T, e poi procede ad incastrarsi giusta giusta, e per carità, l'ideale di sposa proprio non è, ma poi, andando avanti con gli incastri, ti rendi conto che La Settimana Enigmistica non tradisce mai, e che la soluzione, invece, era ARPIA, niente T e O da aggiungere, e insomma, che sospiro di sollievo.

02 ottobre 2015

Un oggi di questi

Ecco le giornate in cui speravo, in questi tempi a casa dal lavoro.
Tempi di pancia a palla, ma con ancora voglia di pedalare un po', di sgranchirsi all'aperto, di vagabondare per l'Isola, di arrivare al mare.





Prima che questa luce d'oro della sera arrivi troppo presto di pomeriggio, prima che ci siano cose più importanti da fare che arrivare in cima alle dune, e vedere il tramonto, il sole arancio tuffarsi nel mare argento, e bianco, le nuvole dipinte, la spiaggia ormai vuota, di sabbia fredda, nuda.

Sembra impossibile che presto ci saranno cose più importanti e più belle di queste a tenerci occupati, ma se diamo retta alle cose che si dicono, pare proprio che sarà così.
E allora, al mare, meglio andarci oggi.