29 aprile 2016

Microrecensione #112: "L'ultimo scalo del Tramp Steamer" di A. Mutis

11/04/2016 - 17/04/2016 "L'ultimo scalo del Tramp Steamer" di A. Mutis. La rotta di un Tramp Steamer cadente e arrugginito si intreccia per caso con i viaggi del narratore negli angoli più remoti degli oceani, tra il Baltico e i Caraibi.
Solo a bordo di un battello fluviale, in una navigazione lenta, soffocata dall'afa e dalle zanzare della giungla, e rinfrescata solo dalle caraffe di vodka e pera con ghiaccio servite dall'equipaggio, potremo ritrovare le fila di questi incontri, scanditi da una storia d'amore come tante, impossibile, impossibile come le traversate oceaniche di quel rottame di Tramp Steamer, e bella e semplice e se vogliamo anche banale, come il mare, per un marinaio.

26 aprile 2016

Bébé à la bibliothèque et sa Supermôm

Come si può immaginare, anche se sulla carta, o meglio, sul volantino, andare in biblioteca ad ascoltare storie con la scusa di un bébé suona benissimo, nella pratica, stamattina, mi son trovata ad esitare.
Una biblioteca sconosciuta, in una città per lo più sconosciuta, ma, soprattutto, una lingua sconosciuta, le Français, non aiutano ad uscire, se fuori pioviggina e e nuvole grigie si addensan sopra la suddetta città sconosciuta.
Alla fine però ha vinto la curiosità, o l'esser figlia di una bibliotecaria, non so, e preso bébé, passeggino e copri passeggino da pioggia, che non si sa mai, ci siamo diretti à la bibliothèque.

E che buona scelta è stata!
Una decina di bimbi, da pochi mesi a due anni, un tappetone rosso e tondo sul quale rotolare, qualche pupazzo, un carillon, e due ceste di libri da curiosare.

I libri che hanno letto sono "Quando sarò grande" (attenzione: un libro per bambini non buonista, finale a surprise!) e "Fra le mie braccia" (per chi fosse in attesa di un fratellino o di una sorellina) ovviamente nella loro versione francese, ma me li son proprio goduti. 

Dopo le letture ad alta voce, tempo per l'esplorazione, e direi che a T., ormai raffinato lettore poliglotta, è piaciuto più di tutti "Le Monstre" (questo non l'ho trovato in italiano).

Come mi è capitato di pensare alla fine di molte di queste mie, nostre, prime giornate losannesi: ho fatto proprio bene ad andare. 
La lingua, il paese, le novità: è tutto faticoso, ma per ora non c'è stata una volta che mi sia pentita di aver preso bébé e bagagli e esser andata a qualche iniziativa mamma e bébé, autopromossa o istituzionale come questa della biblioteca. 
T. così comincia a vedere un po' il mondo, a balbettare con altri bambini, inizia a rubare il ciuccio e a farselo rubare, a tenere stretti i suoi calzini, a rotolarsi fra i libri. Ascolta a casa l'italiano, e, in queste occasioni, il francese.
E io con lui.

Poi, sulla via di casa, incrocio questo, e per aver parlato in francese per più di cinque minuti con la bibliotecaria, facendo domande, capendo le risposte, e interagendo sulla soglia della normalità, me lo dedico tutto:




21 aprile 2016

Microrecensione #111: "Pimpa. Buonanotte, Luna!" di Altan.

Ora non è che mi metterò a recensire tutti i libri letti con T., anche perché avrei già perso in partenza, visto il numero di libri divorati al giorno.
E quando dico divorati, non lo dico certo così per dire.
Però alcuni libriccini mi divertono, come questo, o mi colpiscono per qualche motivo, e allora via, scrivo una microrecensione anche per loro.
"Pimpa. Buonanotte, Luna!", in particolare, mi ha meravigliata. 
Sono poche frasi, 10 illustrazioni in tutto, una Pimpa. Ma che pace. Viene da leggerlo quasi sottovoce, per non disturbare quel paesaggio semplicissimo e notturno, il grillo, la civetta. Tra i tratti decisi del disegno, e i colori uniformi, si respira il silenzio della notte, il buio illuminato di stelle, la luce bianca della Luna, la luce gialla dalle finestre della casa, le colline morbide. 
È un librino che mette calma, tranquillità, voglia di rallentare. Di godersi il fruscio della notte.
A T. non so, ma a me, sicuro.

18 aprile 2016

Inaugurazione.

Da quando è nato T. non avevo ancora tirato fuori la macchina da cucire, se non per imballarla, inscatolarla, stivarla sul camion del trasloco sull'Isola, riceverla qui in Svizzera, disimballarla e punto.
Avrebbe funzionato ancora? Mi sarei ricordata di come usarla?
Così l'altro giorno, tanto per inaugurare l'attività sartoriale losannese, mi sono lanciata in un piccolo progetto, ricco di cose che NON so fare. 
Tipo: i vestiti in generale, le asole dei bottoni, gli orli ben fatti, le cuciture elastiche, etc.
Giusto per cominciare con slancio, ecco.
La scusa era di finire il pile e il materiale avanzati da questa coperta
Colori autunnali, riccetti simpatici, ritagli di stoffa.

Il pattern per il maglioncino l'ho scaricato qui, l'ho un po' rimpicciolito, ma non troppo, dato che comunque il prossimo inverno è ancora lontano (e meno male).
Ho aggiunto la tasca davanti, e improvvisato un po' con la stoffa a mia disposizione et voilà, anche le cose che non si sanno fare, alla fine si fanno.
Magari non perfette, magari bisogna farle due, o tre, o quattro volte, ma alla fine la felpina si è fatta, e da lontano, pare pure mettibile.
Il modello è ancora troppo piccino per indossarlo, la prova del nove la rimandiamo a temperature più rigide. Per il momento, si è limitato ad apprezzare la fattura dei tessuti e il pratico design.


Così ecco il riusultato finale, con una manica rattoppata per mancanza di stoffa elastica nella direzione voluta. Ma a chi è mai piaciuta la simmetria nei vestiti?
Arrivederci a Ottobre prossimo, quando qui a Losanna si darà prova di stile ed eleganza senza pari.



14 aprile 2016

Microrecensione #110: "La casa di Araucaíma" di A. Mutis

07/03/2016 - 04/04/2016 "La casa di Araucaíma" di A. Mutis. Non un libro alla A. Mutis, ma una raccolta di racconti, alcuni brevi, alcuni più lunghi, e alcuni sulla durissima esperienza in carcere dell'autore.
Le ambientazioni sono diverse, nel tempo e nei luoghi, e, forse perché non me l'aspettavo, mi hanno stupito tutte, a mano a mano che emergevano dalle pagine.
In comune, i racconti, hanno forse una certa inevitabilità degli eventi, una traiettoria ormai fissata verso una morte comprensibile, o meno, una celebrazione della vita, o almeno un tentativo di darle un senso.
I racconti dal carcere sono come ce li si aspetta: crudi, tristi, sporchi.
Una lettura non leggera, insomma, ma che non delude, e che mi ha fatto scoprire un Mutis che non conoscevo.

11 aprile 2016

Per ora.

Vivo in Svizzera ormai da due mesi pieni, ed è ora del primo punto della situazione. Sono venuta qui senza conoscere nessuno, ma nessuno nessuno, ma fortunatamente dopo due mesi di fervente attività di mamma-espatriata-a-casa-con-cinquemesenne, posso contare ormai su alcune conoscenze che in futuro, chissà, magari sfoceranno in amicizie. Dipenderà da molte cose, ma in primo luogo, ormai mi par di aver capito, da quanto mi fermerò io, qui, e da quanto si fermeranno loro. 
Ma di questo parleremo in futuro, oggi la mia riflessione cade su di un'altra osservazione.
Per ora, tra le mie conoscenze annovero: una coppia italogreca, una coppia bosniaco-venezuelancanadese, una coppia serbo-portoghese, una coppia di francesi di Lione, un'altra americanmessicana-francese, una ragazza Uzbeka, svariate tedesche, austriache e americane. Un ragazzo italiano, due spagnole, un'inglese.
Anche Subirotamic ha avuto modo di conoscere qualcuno nel suo nuovo istituto, dunque: un australiano, un tedesco, due iraniani e una cinese. Un italiano, e un altro tedesco.

Ma ... e gli svizzeri? Si narra che nel laboratorio di Subirotamic si aggiri un tecnico svizzero, ma sono pochi a credere nella sua esistenza.
Sarà vero che da espatriati si frequentano solo "certi" ambienti, ma anche la scorsa settimana, dalla parrucchiera (italiana), le uniche clienti oltre a me erano madre e figlia spagnole!

Credo ci sia qualcosa che mi sfugge, di questo Paese, per ora.
E per ora, quel qualcosa, sono gli svizzeri.
 

08 aprile 2016

Microrecensione #109: "Storie allegre" di C. Collodi

09/03/2016 -  23/03/2016 "Storie allegre" di C. Collodi. Prima di scoprire questi raccontini non sapevo che Collodi avesse scritto altro oltre a Pinocchio, che ho sempre trovato, come molti altri, credo, leggermente inquietante, vagamente spiacevole, insomma, non proprio il mio libro preferito.
Al contrario, leggere queste storie allegre è stato proprio uno spasso, tanto che speravo che T. non si addormentasse per poter continuare a leggere ad alta voce i racconti. 
A volte, lo ammetto, ho finito le storie seduta sulla sedia in camera sua, mentre lui già ronfava della grossa, noncurante delle avventure di monelli vari e delle scimmietta Pipì.
Ma povero, sventurato scimmiottino rosa! - dovevo pur sapere come andava a finire la sua storia, e non si poteva certo aspettare il prossimo pisolino...