23 dicembre 2017

Caro Babbo Natale...

   
Caro Babbo Natale,

In questi anni di spostamenti natalizi per raggiungere casa, mi sono resa conto di quanto difficile sia spostarsi d'inverno: mi hanno rallentato la nebbia e l'acqua alta veneziana, mi ha quasi fermato l'acqua bassa di Texel. Mi hanno stupito i ritardi dei treni nordici per le foglie cadute sui binari, mi ha intontito la neve fina fina sulle autostrade tedesche. Mi ha steso l'influenza presa all'asilo e quella presa da quello che l'ha presa all'asilo. Vedremo quest'anno, con un passo e relativo tunnel chiusi da mesi, e l'altro già sepolto di neve.

Ma tu, a fare il giro del mondo in una notte, a Dicembre, come fai?

Buon Natale a tutti, ci vediamo l'anno prossimo!

19 dicembre 2017

L'espatrio, a due anni.

L'esperienza di espatriato di un duenne italiano, nato in Olanda ma attualmente residente in Svizzera, deve essere, credo, ché io la vedo solo dal di fuori, assai peculiare.
Per esempio, un fatto banale come quello di avere l'influenza, in Inverno, si può trasformare in un attimo in una catena di eventi straordinari.
Poniamo, per esempio, che il duenne si ammali e che non possa quindi andare all'asilo. Poniamo che, proprio quel giorno, la madre abbia un colloquio di lavoro, e anche il padre non possa assentarsi dall'ufficio, per ragioni che vado tosto a spiegare.
Infatti, il mentore di dottorato della madre (olandese, il mentore, non la madre) è al momento ospite d'onore al dipartimento dove lavora il padre, in una prestigiosa università Svizzera.
Il mentore olandese non è però venuto da solo, ma accompagnato dalla moglie, anch'essa olandese, curiosa di visitare la Svizzera, la madre, il padre, ma soprattutto il duenne.
Ed così che la tediosa situazione del duenne ammalato, tediosa per noi ma soprattutto per lui, che è pure ammalato, viene salvata da un generoso colpo di mano della moglie del mentore, che si offre volontaria per restarsene a casa (nostra) invece di gironzolare per la città e per occuparsi del povero duenne, oltre che ammalato, a questo punto, probabilmente anche confuso dal via vai di persone, nazionalità e lingue che si avvicendano al suo capezzale.
Un lusso, sì, avere questa rete internazionale di nonni d'emergenza, ma quanta fatica!

Che poi, in questa fase di evoluzione linguistica del duenne in cui l'italiano e il francese sono un'unica grande lingua intercambiabile e confusa, un po' di olandese a movimentare le cose proprio ci voleva!
Da notare che in più il pargolo ha sempre sentito parlare tra di loro madre, padre, mentore e moglie, in inglese.
E così non ci siamo stupiti se alla partenza del mentore e della moglie, eroica babysitter d'emergenza, il duenne li ha salutati così: bye bye, nonno L. e nonna C.!

Piccolo dizionario T -> resto del mondo, utile in caso di babysitter. Scritto in inglese, qualsiasi cosa questo possa voler dire.

Disclaimer e nota per il futuro: raccontata così intuisco che l'avventura dell'internazionalità possa sembrare bellissima e istruttiva e capace di formare i giovani dinamici che popoleranno il mondo del futuro, ma vista dal punto di vista del genitore, e del povero duenne ammalato, vi assicuro che i nonni a portata di mano sono di gran lunga la soluzione migliore.

18 dicembre 2017

Orfana d'Accademia

Orfana d'Accademia, a volte mi ritrovo a pensare - com'è ovvio - di aver fatto la scelta sbagliata. Orfana d'Accademia, alla mia scrivania, ascolto gli altri schiacciare sui tasti dita d'impiegato. Ascolto la mia autonomia scivolare via.
Ascolto l'apparato di conoscenza che avevo costruito sgretolarsi, giorno dopo giorno, ora dopo ora, cadere nel vuoto, nel buio, tanto: non serve più.
Mi ascolto cercare di convincermi che in questi anni passati ho imparato anche un metodo, un approccio, un'attitudine, e queste cose le porterò sempre con me.
Mi affanno a pensare a cosa mi serva, quest'approccio, in questo nuovo lavoro.
 
Mi ascolto cercare di elencare quale sia, poi, questo sapere che si sta sgretolando.
Mi ascolto esitare, e, per la vergogna, sudare.
In fondo, è un conforto sapere che non mi verrà più richiesto di sapere nulla di quell'insieme di cose che avrei dovuto sapere.
Tutto è sparito in un lampo, alla firma del primo contratto fuori dall'Accademia.
Cercavo tutto questo, ma ora mi ritrovo orfana di quel sentimento di inadeguatezza che è stato mio fedele compagno per lunghi anni.

A volte, invece, penso che non è l'autonomia, a scivolare via, ma la solitudine, l'isolamento.
Che le persone mi vengono a cercare, perché so l'Oceanografia, e mi chiedono cose a riguardo alle quali so rispondere. 
Che va bene cercare di dimenticare i dettagli, ma la logica e il mare ormai fanno parte di me, e li porto ovunque, spando acqua salata e  rigore, e alcuni - non tutti, e guai se non fosse così! - lo apprezzano.
Penso che lavoro in una lingua straniera, tutti i giorni, scrivo, parlo, e non faccio più fatica.
Che lavoro con delle persone, lavoriamo insieme, e facciamo delle cose insieme, più grandi di noi.
Penso che prima, quello che facevo, l'hanno letto forse in 20, capito in 10, apprezzato in 4. 
Adesso è diverso, e mi fa respirare meglio.
E nessuno può giudicarmi per quello che io giudico importante, nessuno.

Penso che alle 17 esco dall'ufficio contenta, con la voglia di continuare l'indomani quello che ho interrotto, e l'ho interrotto perché nessuno si aspetta che io faccia più delle mie 8 ore fatte bene.
Penso che non mi è mai capitato di tornare a casa piangendo, da quando sono fuori dall'Accademia.

Esco dall'ufficio, spengo il computer e il lavoro, e accendo la "mamma", vado a prendere T. all'asilo, e sono con lui e basta, senza equazioni irrisolte, senza cose di cui dovrei avere il controllo fuori controllo.
E sono con Subirotamic, senza drammi e paturnie, ma con quattro risate.
Ho il tempo e le energie e la voglia di coltivare il mio nuovo villaggio, che è fatto incredibilmente di persone che pensano di restare dove sono. Poi la vita - chissà, ma qui ho trovato persone che non vivono nel mito di dover, in qualche modo, un giorno, tornare a "casa". Non vivono con la valigia in mano, perché dopo un discreto girovagare, hanno accettato che a questo punto della vita, "casa" è dove si è adesso, e può quindi essere anche qua, ovunque qua sia, e han messo su figli, famiglia, messo giù radici.
E questo aiuta anche me a trovare un equilibrio.
Ma richiede tempo, energie, appunto, e voglia.
E l'essere fuori dall'Accademia mi dà il lusso di avere tutto questo.
Di non essere sempre in gara con l'infinito.
Di aver tempo per giocare anche ad altro.

E oggi, in questo momento della vita, in questo luogo del Mondo, in questa situazione astrale di minuscola famiglia per lo più solitaria, penso non ci potrebbe essere soluzione migliore.

E sorrido, a bordo lago.
Orfana d'Accademia, non posso scrollarmi di dosso la mia vecchia pelle, e non voglio neanche farlo.
Magari un giorno ci ritorno, chissà.
Non me ne sono poi mica andata così lontana.
Ma per il momento, va bene così.

11 dicembre 2017

Un giro ad anello in bicicletta da Alkmaar a Texel e ritorno passando per Amsterdam

Per distrarmi da questo inverno bianco e grigio, dalla pioggia sopra la neve, dalle strade salate e da un lago sciapo, rispolvero questo inaspettato scambio di email avvenuto lo scorso Agosto, mese di sole, viaggi ed esplorazioni.
Dovete sapere che avere un blog che parla(va) d'Olanda e dell'Isola richiama un pubblico d'eccezione, e, tra questo, a volte, spunta qualche vecchio amico, che mi ritrova al Bar Itti, nel cercare in rete notizie su di un'Olanda ciclabile.
In un Agosto che adesso sembra così lontano ho risposto alla mia amica, ma in questo Dicembre ho invece pensato di condividere con tutti voi la mia risposta.

Magari così fate in tempo ad organizzarvi, per il prossimo Agosto.

Dunque la vacanza mi è stata descritta così: un giro ad anello in bicicletta da Alkmaar a Texel e ritorno passando per Amsterdam.

Avresti qualche dritta per me?

Fammi  pensare, Alkmaar, Texel e Amsterdam...
Comincio da Texel, che ci ho vissuto quasi 7 anni (e a scriverlo non mi sembra neanche possibile!). 
Se hai tempo, il giro dell'Isola è d'obbligo e comprende più o meno tutto quel che c'è da vedere. Si può fare benissimo in un giorno, una cosa come 10-17, ma dipende molto dal vento.
Sembra uno scherzo, ma no, davvero.
Se c'è vento con forza maggiore di 5 bft, conta che quando pedali controvento vai circa alla metà della velocità a cui vai quando il vento è a favore, quindi puoi decidere da che parte fare il giro a seconda tu voglia faticare la mattina o il pomeriggio. Consiglio di controllare il vento qui, è il sito più affidabile.

Itinerario consigliato dal porto a cui arriva il ferry, in senso orario: ferry, Den Hoorn (c'è un piccolo supermercato, se interessa), foresta, De Koog (centro turistico orrendo, ma con supermercati e servizi), dune, faro, lato nord, poi piegare verso sud, Oudeschild (carino il porto dei pescherecci, possibilità di supermercato e di ristoranti pesce fritto), ferry.
A questo giro mi sento di aggiungere come cosa da fare/vedere:
-  la spiaggia (tutto il lato ovest dell'Isola, più o meno ad ogni accesso c'è anche un bar ristorante, e sono più o meno tutti uguali. Forse consigliato questo, ma, onestamente, sono davvero tutti uguali)
- tratto di strada tra Den Hoorn e spiaggia (Paal 9) con laghi e mucche highlander
- Den Burg, ovvero il villaggio principale
Ovunque si mangia mediamente male (come in tutta l'Olanda, d'altra parte, ma non si va in Olanda per la cucina, no?), comunque per cena e pub consiglio a Den Burg il "De 12 Balcken" (che, nota a posteriori, si è recentemente classificato #9 nella classifica dei 100 migliori bar d'Olanda - d'Olanda, ripeto, quindi non aspettatevi la Luna).
Per informazioni sui orari ferry vedi qui.

Su Alkmaar non so dire molto, la cittadina è carina, molto tipica, io ci sono andata sempre e solo il sabato, che c'è un bel mercato. Se non sbaglio il venerdì fanno una rievocazione del mercato del formaggio in piazza ma non ci sono mai stata. Immagino che le informazioni (se interessano) siano facilmente reperibili su un qualsiasi sito per turisti.
Amsterdam....questa è difficile, perché non so se ci sei mai stata o meno. Diciamo che le cose classiche le trovi su qualsiasi guida, quindi le salto, tipo museo Van Gogh, Rijksmuesem, etc (metti però in conto mooooolta coda, se decidi di visitare questi musei. Se  puoi, acquista i biglietti online che almeno ne salti un po').
Tra queste cose classiche, dico solo che a me è piaciuto molto il Museo Stedelijk, che magari non è proprio il classico museo di Amsterdam, ma se piace l'arte moderna vale la pena.
Molto interessante anche il Tropen Museum (il museo delle colonie), sia la collezione permanente che le cose temporanee (di solito).
Cose che ti consiglio non "classiche" sono:
-prendere il ferry (gratis) dietro la stazione e andare a fare un passeggiata a amsterdam nord. caffè /baretto consigliato in quella zona è questo. Lì intorno è carino, genere post-industrial. Altro bar carino d'estate in quella zona è questo.

Tornando invece ad Amsterdam consiglio:
- passeggiata nel quartiere di Jordaan (se hai voglia di pizza: Pizzeria Perla, riferimento per la comunità italiana ad Amsterdam e circondario)
- come pub/cibo consiglio sicuramente questa birreria, De Prael, comoda, vicino alla stazione e aperta fino a tardi
- più tipica, questa, 't Ij,ma  se ben ricordo chiude alle 20. In quest'ultima, ricordati di accompagnare la birra a un piatto di formaggio con sale e sedano (è il loro stuzzichino classico), sorprendentemente buono

Ed ora, il capitolo più difficile. Il cibo. Direi che la cosa più saggia è mangiare Indonesiano (che è considerato il cibo tradizionale olandese, per loro non è "esotico" come lo è per noi, visto il loro passato coloniale).
Altrimenti Thai, e, nel caso, consiglio il ristorante Siriphon, abbastanza centrale. Se invece sei alla ricerca di qualcosa di più veloce e economico, la catena Burgermeester non è male, anche per i vegetariani, e ad Amsterdam ne conosco almeno due.
Per la sera, e i concerti puoi guardare cosa c'è al Paradiso, di solito fanno cose interessanti, ma attenzione che spesso gli eventi sono sold out molto presto e/o molto cari.

Due altri consigli (non specificatamente richiesti, ma si sa mai):
1) se vuoi girare per Amsterdam, non farlo in bici, a meno che tu non sia una super esperta ciclista del traffico di Amsterdam. I turisti in bici nel cuore della città sono solo una pena, per loro stessi, che si devono barcamenare tra strade che non sanno e un codice stradale che non conoscono, e ancor di più per i locali. Conta per esempio che nelle ciclabili olandesi circolano anche i motorini, ecco, quindi fatti un favore e gira a piedi. La città è veramente piccola e ben servita dai mezzi pubblici.
2) in Olanda si cena presto! tipo dalle 17.30 è già OK. Se andate in un ristorante e volete avere scelta e non gli avanzi, non entrate dopo le 19, mi raccomando. Se la cucina chiude dopo le 21, il ristorante è una trappola per turisti garantito.

Ecco, mi sembra tutto quello che ci sia da dire a riguardo.

Con il senno di poi, quattro mesi dopo, penso a un milione di altre cose che si potrebbero aggiungere, passeggiate, scorci, cose in generale per cui valeva la pena essere in Olanda, ma mi fermo qui. 
Sono forte del fatto che questi consigli abbiano funzionato, e che la mia amica, anche lei espatriata, non solo si sia divertita in vacanza (che è la cosa più importante), ma che abbia avuto anche il tempo e la voglia di fermarsi sulla spiaggia dell'Isola, a respirare il mare e il sale, e a cogliere lo stesso sapore di casa che si sente in tutti i porti del Mondo.

L'Isola, con occhi altrui (fotocredits IF):

Abitanti dell'Isola

Oudeschild e il cielo d'Olanda.

Il faro dell'Isola. Nord.