03 dicembre 2018

Microrecensione #150: "7-7-2007" di A. Manzini

12/11/2018 - 19/11/2018 "7-7-2007" di A. Manzini.
Poliziesco italiano classico, all'altezza di ogni aspettativa. Personaggi ben costruiti, trama intrigante, ambientazione romana, cacio e pepe e sparatorie. Nient'altro da aggiungere: troverò a casa dei miei anche gli altri della serie e avrò da fare per tutte le vacanze natalizie...

23 ottobre 2018

A colazione.

- T., vuoi un po' di miele?
- Sì, ma mamma, perché le api fanno il miele?
- [Modalità erudizione ON, visto che, sapendo che la domanda era nell'aria, avevo apposta appena guardato un breve ma accurato documentario sulle api e sulla produzione del miele] Le api sono degli animali intelligenti e preziosi, che bla bla bla bla 
- Ah. Ma mamma, invece com'è che le api fanno la marmellata?

E niente, non ci si é mai preparati abbastanza, che la domanda che ti frega te la chiedono sempre.


19 ottobre 2018

Microrecensione #149: "Una specie di paradiso" di F. Giliberto e G. Piovan

05/10/2018 - 11/10/2018 "Una specie di paradiso" di F. Giliberto e G. Piovan.
Secondo libro (primo qui) di nuove rotte ed esplorazioni navali nel giro di un mese. Mi farà bene, leggere di questi argomenti a bordo lago? Non lo so, ma mi sono divertita molto. 
Questa volta il linguaggio è moderno, ed è il diario personale di Antonio Pigafetta, biografo di Magellano e fedele cronista della prima spedizione a circumnavigare il mondo, anni 1519 - 1522, diario ispirato dagli scritti originali del "Piga", arricchito di molti godibili e verosimili dettagli.
Dalla partenza in pompa magna di 5 caracche con circa 200 uomini a bordo, al ritorno, quasi 3 anni dopo, di 1 sola nave, e un totale di 18 uomini e due pappagalli: ma ce l'avevano fatta! e la loro avventura ha davvero qualcosa di incredibile.
Mi sono addormentata con la puzza di acqua stantia nel naso, con il rumore delle sartie nelle orecchie, e con un pensiero, ingenuo: tante differenze ci sono tra la navigazione odierna e quella di 500 anni fa, che includeva la scomodità estrema, la fame, l'incertezza della rotta, della propria posizione, del domani, una relazione intima con la morte, un numero esagerato di giorni passati in mare, puntolini nel grande mare oceano, eppure.


Eppure le dinamiche, le relazioni umane che si sviluppano in questi microcosmi naviganti, in qualche modo, ancora si assomigliano, e le emozioni alla vista della prima striscia di terra dopo tanto orizzonte blu, anche quelle, nella forbice enorme delle nostalgie possibili, in fondo, parlano tutte di casa alla stessa maniera.

16 ottobre 2018

Microrecensione #148: "Fifty Shades Darker" di E. L. James

27/07/2018 - nn "Fifty Shades Darker" di E. L. James.
E niente, non ce l'ho fatta a finirlo. 
Per il mio bizzarro pallino di leggere i libri che hanno grande successo di popolo, mi sono ritrovata sul comodino questo best seller, visto che F. traslocava e di certo non si portava appresso un libro del genere.
E a pensarci bene, la recensione, potrebbe anche fermarsi qua, mi sembra abbastanza esaustiva.
Ma per dar prova di averci provato, vi dirò di più.
Il livello di suggestione erotica di questo libro, motivo indiscusso del suo successo, si avvicina a mio parere allo zero. Dirò soltanto che nello stesso periodo leggevo "La caverna" di Saramago, ove, tra le mille cose intelligenti del racconto, in 10 righe due dei personaggi, non più giovanissimi, si abbandonano alla passione tanto covata nelle loro vite.
Ecco, direi che quelle 10 righe contengono molta più carica erotica, ma moooolta più carica erotica, delle 100 e passa pagine che ho letto di questo romanzo (leggerne di più era davvero impossibile, mi spiace).
I due protagonisti principali sono di una piattezza e di una noia al di là dell'immaginabile. I banalissimi pensieri della protagonista, i banalissimi retroscena e passati travagliati che dovrebbero dar spessore ai personaggi, l'incapacità di creare dei dialoghi, sono buoni solo a creare imbarazzo nel lettore. Le faccende in cui i protagonisti si vedono affaccendati, pure. Una noia mortale.

Non un buon segno, per un libro che promette scintille e passioni.

E lo so che voi gente di mondo e di cultura mi direte: ovvio, ma è perché questo è il secondo libro, quello che l'autrice ha scritto per cavalcare il successo del primo.
È una verità che lascio esplorare a voi. F. questo aveva da lasciarmi, e questo ho provato a leggere.
Alla luce degli eventi, provare a leggere anche il primo romanzo della serie, sinceramente, mi pare sforzo davvero troppo grande se paragonato al mio semplice, minuscolo, pallino.  

12 ottobre 2018

Microrecensione #147: "Memorie di un cartografo veneziano" di F. Ongaro

17/09/2018 - 01/10/2018 "Memorie di un cartografo veneziano" di F. Ongaro.
Libro, questo, rubato dallo scaffale della barca di mamma e papà. E da quanto cercavo un libro così! Uno di quei libri che ti porti dietro ovunque, perché ogni momento è buono per leggerne qualche pagina e per scoprire come avanza la storia. 
Oltre poi ad essere appassionante, il racconto è pure interessante: toccando argomenti a me cari, tra i quali Venezia, il mare, l'Oceano sconfinato, la navigazione, la cartografia nautica, ricostruisce la vita, romanzata ma credibile, di Sebastiano Caboto, mercante, cartografo, navigatore ed esploratore negli anni subito successivi alla scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo.
La lingua del romanzo poi, un'abile invenzione dello scrittore che mescola italiano moderno, desueto, e latinismi vari, è di per sé un particolare davvero godibile. 
Insomma, consigliato a chiunque abbia un po' di nostalgia del mare, o a chiunque si lasci incantare dal rumore sulla chiglia di acque non ancora navigate, di oceani interi e sconfinati ancora da scoprire.

09 ottobre 2018

Microrecensione #146: "La caverna" di J. Saramago

30/08/2018 - 16/09/2018 "La caverna" di J. Saramago. 
Secondo libro rubato dallo scaffale italiano di Subirotamic ragazzo, e secondo bel libro. D'altronde, non è che si sposa un Subirotamic così a vanvera.
Certo, era difficile sbagliare con Saramago, ma se mai aveste un dubbio, state tranquilli, anche questo è un piccolo gioiello.
Un libro attualissimo poi, che cerca di distinguere tra chi si arrabatta nelle faccende della vita, quella vera, e chi, tanto occupato dal nulla, semplicemente, no.
Chi forgia statue d'argilla, chi ha un obiettivo, un progetto, un domani. Chi è chiuso in una scatola di giochi e si lascia vivere.

La scelta sembra ovvia, e la storia, nella sua semplicità cristallina, ti trascina a forza a fuggire, appunto, dalla caverna. 
Ma poi mi guardo intorno, da qui, dalla bella Svizzera, che un po' ci assomiglia, ad una scatola di giochi, dal calduccio autunnale della mia casa, dalla sicurezza (seppur teorica) del mio lavoro, dall'abbraccio della mia famiglia, e mi rendo conto di quanto sia facile scivolarvici, nella caverna, nello sgranarsi lento del calendario.
Per fortuna che c'è Saramago, per fortuna che ci sono i sui libri.
 

03 ottobre 2018

Minuscoli drammi/55: Veicoli.

Cena a due, io e T.:
- Mamma
- Sì
- ... mietitrebbia...
- Sì ..?
- Mietitrebbia, mamma!
- Occhei.

Altra cena:
- Cosa hai fatto oggi all'asilo di bello?
- Io... io, ho fatto una macchina bellissima
- E come l'hai fatta? L'hai disegnata? O l'hai fatta con il didò?
- No mamma, io l'ho fatta, con le ruote PEWWWW, con le ruote che si aprono SPLAFFF e va in acqua
- Occhei.

In bus:
- Mamma, sai che c'è un autobus che sale su un ferry, e poi il ferry sale sul treno e il treno va nel garage e quindi c'è un autobus che va nel garage?
- Come sillogismo non fa una piega.
- Sì ma sai mamma che poi l'autobus cade in acqua e c'è una nave gru che VRUUUUUUU lo tira su
- Onestamente, questo non lo sapevo
- Sì ma sai mamma che poi c'è questa nave gru che tira su TANTI TANTI TANTI autobus dall'acqua e li parcheggia tutti in fila sulla nave, e poi il ferry sale sul treno e ...
(Sguardo tra il divertito e il perplesso del vicino passeggero, che forse capisce l'italiano. Io, basita, precipito in un vortice di veicoli) 

E niente, io non so cosa ho fatto, ma sono sicura, da brava veneziana, di non aver mai e poi mai e in nessun modo trasmesso al mio erede neppure una briciola di questa passione sfrenata per ogni tipo di veicolo (che non sia una barca). Lo giuro.
Eppure.

Però sto imparando un sacco di cose, tipo sul trattore aeroportuale (che, sapevatelo, è un veicolo che esiste per davvero). Aiuto.

26 settembre 2018

Microrecensione #145: "Diario di un killer sentimentale" di L. Sepúlveda

26/08/2018 - 29/08/2018 "Diario di un killer sentimentale" di L. Sepúlveda.
Stanca delle recenti delusioni letterarie, in questa tarda estate mi son riproposta di concentrarmi sui classici, per non incappare, si spera, in nuovi libri da abbandonare o da trascinare. 
Così, dalla stanza di Subirotamic ragazzo, in Italia,  ho rubato qualche libro. Il primo è questo, breve, divertente, coinvolgente. Dal finale un po' prevedibile, ma in perfetta armonia con il sentimentalismo del killer in questione.

Un libro assolutamente perfetto da leggere al mare, quando i bimbi dormono, i papà sono a fare le spese, e le mamme, beh, le mamme, fanno quello che vogliono.

Me medesima al mare, intenta nella lettura del suddetto libro. Foto di S., l'altra mamma intenta a fare quello che le pare.


21 settembre 2018

Minuscoli drammi/54: Così vicini, così lontani

Capita, a volte, qui in Svizzera, di sentirmi così a casa da dimenticare, per un attimo, di non esserlo affatto (o non ancora).
Una serata al lago, che alle luci del tramonto non ha voglia di finire e si trasforma in cena fuori, improvvisata, in un ristorante/baracchino del piccolo porticciolo locale: cose che succedono solo in Italia!

Poi leggi il menù, e vedi che il carpaccio qui, lo condiscono così.




E no, non siamo in Italia.
Poi paghi il conto, 90 Franchi in due e mezzo, e no, non siamo in Italia.

Però la sera al lago è bellissima lo stesso (ma prendo le crepes, grazie, che vi vengono meglio del carpaccio).

19 settembre 2018

Rue perdtemps

Anche se in francese non vuol dire esattamente quello...mi piace pensare che la via dei perditempo si chiami così perché, parallela al lago, non vi ci porta.


In giornate di settembre così, con un cielo così blu che solo a Trieste, se non vai al lago, a navigarlo o a buttarci qualche sassolino, stai sicuramente perdendo tempo.

02 agosto 2018

Microrecensione #144: "Macerie prime - Sei mesi dopo" di Zerocalcare

15/07/2018"Macerie prime - Sei mesi dopo" di Zerocalcare.
Sei mesi dopo, il secondo volume tira le fila delle storie iniziate nel primo, e finisce - sospiro di sollievo per tutti - bene, o più precisamente, finisce il meglio possibile, ed è divertente, e commovente, e non delude, no, neanche stavolta, e ci sono tutte le cose che ci si aspetta di trovarci dentro, a un libro di Zerocalcare. Leggetelo!

Ma in questo ritratto della mia generazione (che consiglio soprattutto, come d'altronde il primo tomo, ai non appartenenti alla suddetta generazione), io chi sono? Perché viene da chiederselo alla fine: io, da che parte sto?

Io sono una di quelli che ha lasciato il raccordo, traditrice del popolo fino alla morte - secondo la definizione di pagina 182. Sono una di quelli che sono spariti, inghiottiti da un internazionalismo forzato, non ci sono più per nessuno dei miei amici rimasti a casa, alleanze rotte. 
Lotto per esserci, con i dolci-amari mezzi moderni, che ti illudono di poter compensare l'assenza, ma sostanzialmente no, sei altrove. Sapeste quanto lotto per esserci, prendendo più aerei e treni di tutti, ma sostanzialmente no, ci sono solo nelle sporadiche e eccezionali occasioni in cui ci sono, in una realtà alterata, e per la maggior parte del tempo, non raccontiamo balle, sono altrove.
Non faccio parte, quindi, dell'esercito dei buoni, che solo insieme sarà in grado di scatenare la rivolta e cambiare la sorti dell'intera squadra.

Vero è, però, che ci sono, a mio modo, per gli amici recenti, incontrati per strada, persi, ritrovati. Ci sono per il mio nuovo villaggio, per raccogliere i cocci di altri reduci dell'espatrio come me, miei simili.
Perché in questo nostro lungo espatrio, checché ne dicano gli opinionisti in voga, non è che siamo qui ad allargare i nostri orizzonti, diventare cittadini globali e/o migliori, non ci arricchiamo in ogni momento della cultura emanata dai nostri fratelli provenienti da nazioni o mondi diversi dal nostro.
Non c'abbiamo tempo per queste cose, che dobbiamo capire come si pagano le tasse nel nostro nuovo paese, dobbiamo capire come funziona il sistema sanitario, e scolastico, come si pagano le bollette, le cose importanti, le cose noiose. Tutte le cose che diamo per scontate, in Italia, dobbiamo riconquistarcele a una a una altrove, e non c'è tempo, e non c'è energia, per fare altro. È così che ci tengono buoni, per sfinimento.

E in questo nostro lungo espatrio, con una squadra in continua evoluzione, si parla del lavoro che non c'è, o paga male (sì, anche in Svizzera), si parla della frustrazione della disoccupazione (sì, anche in Svizzera), si parla di zero assistenza alla famiglia (sì, anche, e soprattutto, in Svizzera).
Si parla dell'organizzazione familiare (con pregi e difetti) nell'assenza non solo dei nonni, ma anche di zii, cugini, parenti di ogni ordine e grado, ma soprattutto nell'assenza più totale di una comunità di riferimento, che sia geografica, o spirituale, o di qualsiasi tipo vogliate una comunità.
Si parla di incertezza, cercando di ricostruire una vita, e di costruire da zero un futuro, all'interno di una struttura sociale e in una lingua che semplicemente non conosciamo.
Si parla di isolamento, e della difficoltà di mantenere un rapporto sano con le famiglie lontane, qualsiasi cosa voglia dire famiglia una volta privata del concetto di quotidianità.
Si parla della prossima tappa, del filo sul quale si cammina, del prossimo viaggio a casa per continuare a marcare un territorio, per non farsi espellere per sempre, per cercare di appartenere ancora a qualche luogo.
A ben pensarci, quindi, i grandi temi di uno Zerocalcare, che è rimasto a Roma, sono straordinariamente simili ai miei, che ho lasciato il raccordo.
Lavoro, famiglia (in tutte le sue declinazioni), solitudine, inadeguatezza, incertezza, impotenza: non sono partita poi così lontano!
L'unica cosa che cambia, tra me e uno Zerocalcare, è il tipo di squadra: non più gli stessi giocatori dalle elementari, non più giocatori di cui conosci il contesto.
A differenza di chi è rimasto, cerco di portare avanti le mie piccole alleanze, battaglie, e conversazioni con una squadra in continua evoluzione, gente che si unisce, poi cambia paese, ma poi torna, magari, chissà. Gente di cui ignoro il contesto, la famiglia, la storia, e viceversa, ma che cerco di conoscere nella condivisione.
È un gioco sostanzialmente diverso da quello che si gioca con la squadra di sempre, ma non è poi così male. 
In fin dei conti poi, visto che i grandi temi, a questo punto, sono così trasversali, da Roma a Losanna, mi rallegra la speranza di poter sempre riprendere con disinvoltura le fila di quelle alleanze e conversazioni intraprese tempo fa con la squadra di sempre, interrotte dall'ultimo treno, dall'ultimo aereo, dall'ultimo "ciao".

30 luglio 2018

Microrecensione #143: "Hold back the stars" di K. Khan

26/06/2018 - 08/07/2018 "Hold back the stars" di K. Khan.
Libro comprato in aeroporto con lo spirito di acquistare un libro da aeroporto, un intrattenimento leggero, un'avventura, che ogni tanto ci vuole.
Il libro parla di un futuro distopico (o utopico!), di astronauti, d'amore, di rapporti familiari, e voglio pensare che comunque parli anche del presente e del nostro mondo.
Uno di quei libri che son già dei film, che avevo voglia di leggere in aereo, e che quindi ho letto in fretta.
La storia, in stile (dichiarato) Romeo e Giulietta, intrattiene, ma attenzione che  bisogna essere pronti a sospendere il giudizio sullo sfondo politico sociale in cui si svolge, che sembra uscire da una traccia di tema delle medie. 
In breve, Stati uniti distrutti da una guerra nucleare con il medio Oriente, sono adesso loro ad avere bisogno di aiuti militari in mezzo ad una guerriglia civile - che rovesciamento delle parti! che provocazione! - La Comunità Europea invece è diventata Europia, dove tutte le culture sono una, tutti sono uguali, ma soprattutto tutti si vogliono bene perché i gggiovani sono forzati ad un Erasmus perpetuo fino alla maturità, imposta per legge allo scadere di una certa età. 
A tratti, colta da immotivata fede nell'umanità, ho voluto leggere delle tracce di polemica, o almeno ironia, su questo futuro; poi ho fatto l'errore di leggere l'intervista all'autrice riportata alla fine del libro, e la fede l'ho persa.
Il libro, però, è di chi lo legge, non di chi lo scrive, e quindi io continuo a leggerci quello che voglio.
In conclusione, se avete voglia di vedere un film e vostro marito non ama vedere film, questo libro fa al caso vostro, espediente del finale multiplo alla "sliding doors" incluso, che, deresponsabilizzando totalmente l'autrice da una qualsiasi  minima presa di  posizione sia letteraria che, se vogliamo, sociale, legittima ancor di più a leggerci un po' quello si vuole, in questa storia, senza dar retta a quello che invece, con tutta probabilità, veniva inteso.

23 luglio 2018

Minuscoli drammi/53: Tonno.

Ho lasciato l'Olanda frettolosamente più di due anni fa, con un bimbo infagottato da una parte e un diploma di dottorato dall'altra, senza voltarmi indietro, tanto ero indaffarata, senza piangere d'addio.
Sono tornata per la prima volta in Olanda un paio di settimane fa, per tre giorni e una buona scusa.
La prima notte lontana da T. da quando è nato, il primo viaggio da sola, di nuovo, sono contenta che la mia meta sia l'Olanda. 
Che non delude mai, mai, mai
E nonostante Utrecht si sia tirata a lucido, si sia rifatta la stazione e il centro commerciale, si sia fatta un canale nuovo, i locali hipster pieni di donnone tatuate e omini barbuti, nonostante il suo sforzo immane per cambiare e diventare, non so bene quale sia il suo ideale, ma penso che aspiri a diventare una città sofisticata? o forse multietnica? o forse, chissà, forse aspiri a diventare una città alla moda? o forse solo una grande città, con dentro di tutto? Invece no, rimane sempre e solo la vecchia Utrecht di campagna, che fa pure un po' di tenerezza nel suo abitino nuovo, tutta tirata a lucido, con la fronte imperlata di sudore dallo sforzo di essere quella "grande città" che vorrebbe essere.
La prova? 
Nella trendyssima stazione centrale, nuova di pacca, impazza il concetto del negozio monomarca di alta gamma. Solo che tra tutte le marche del mondo, hanno scelto questa:


19 luglio 2018

Microrecensione #142: "Seule Venise" di C. Gallay

01/05/2018 - 25/05/2018 "Seule Venise" di C. Gallay.
Se ben mi ricordo, il mio primo libro di narrativa in Francese (non a fumetti)! Mi è sembrata una lettura sorprendentemente scorrevole, una storia tristo-romantica ambientata a Venezia, Venezia dove fuggire, Venezia dove ritrovare se stessi, scritta da una non veneziana per non veneziani. 
Mi è sembrata però anche una storia vuota, un accumulo di luoghi comuni, veramente poco interessante se non per la mia personale curiosità di leggere com'è vista e raccontata la mia città da occhi altrui (in questo caso abbastanza, senza infamia e senza lode). Diciamo che se il libro fosse stato in italiano, mi sarei stupita di tanto nulla e probabilmente non l'avrei finito. Invece era in francese, e l'ho finito per puro spirito di sfida e genuino interesse educativo. 
Ammetto però che adesso mi sfiora pure il dubbio che mi siano sfuggiti molti dettagli per i quali il libro magari ha effettivamente un senso, al di là dell'esercizio linguistico, e che io non li abbia saputi cogliere perché, appunto, in francese.
Magari lo riprenderò in mano una volta padroneggiato l'idioma: vi farò sapere se sarà una conferma, o una rivelazione.

16 luglio 2018

Microrecensione #141: "Miló" di A. Nessi

05/04/2018 - 30/04/2018 "Miló" di A. Nessi.
Un altro scrittore svizzero, o meglio ticinese, un altro libro per cercare di immergermi nel sentire di questo mio nuovo Paese. Una raccolta di racconti sulla resistenza, recita la quarta di copertina, ma solo ora, a libro finito, capisco cosa si intende. Il primo racconto, che titola il libro, Miló, parla anche degli anni della Resistenza, tra le fabbriche di Losanna, i sindacalisti di Ginevra, i gruppi di guerriglieri nascosti tra i monti della Svizzera e della Valle d'Aosta. Gli altri racconti parlano di resistenza, ma più in generale, al degrado della montagna, alla sua solitudine, al degrado della città, al suo razzismo, al degrado dell'essere umano, alla sua fragilità. Di certo non un libro leggero, ma scritto con quella poesia del quotidiano e il realismo che nella mia mente è della gente di montagna.
Una dettaglio, una frase che mi è interessato leggere: la consapevolezza, di essere, in Svizzera, ai margini della Storia, sfiorati dagli eventi, spettatori del Mondo e mai protagonisti, nel bene, e nel male.

Imparo così a capire, pian piano, i miei nuovi compatrioti, vicini di casa, passanti. Anche se a dir la verità, di svizzeri in Svizzera, e il libro lo conferma, ce ne sono assai pochi.

16 aprile 2018

Microrecensione #140: "Rossa è la neve – Delia Fischer indaga" di M. Piffaretti

11/03/2018 - 04/04/2018 "Rossa è la neve – Delia Fischer indaga" di M. Piffaretti.
Quest'anno,  per il compleanno, mio marito mi ha regalato due libri di autori svizzeri, per cominciare a calarmi nella cultura del nostro attuale Paese di adozione, che male non fa. Svizzeri ticinesi, per la precisione, così da poterli leggere in originale, senza la mediazione della traduzione, e pure goderseli un po'.  "Rossa è la neve" è il primo dei due libri, ed è un giallo, classicissimo, ambientato a Bellinzona e dintorni.
La storia cattura, i personaggi sono potenzialmente interessanti, l'ambientazione, geografica e storica, mi ha se non altro incuriosito e informato su delle cose della Svizzera che non sapevo (vedi la voce wikipedia sui Verdingkinder). 
Purtroppo però la scrittura è pedante, ecco, questa è la parola, come frutto di un esercizio del tipo: Bene ragazzi, ora che avete imparato che cos'è un libro giallo, scrivete un libro giallo. 
Alle medie.
Tutte le frasi, i pensieri, iniziano e finiscono come da manuale, coronati da una scelta di aggettivi classici, situazioni classiche, azioni e reazioni classiche.
Sono onesta, la trama del giallo mi è davvero piaciuta, ma seguirla attraverso queste righe di frasi fatte e pensieri e logica ritriti è stato un po' difficoltoso, a tratti davvero imbarazzante.

27 marzo 2018

Pronomi

Scena: Sera, poco prima della nanna, durante il riordino della camera da letto del duenne.

Mamma: Lo prendo io o lo prendi tu?
T.: Lo prendo io, mamma.

Mamma che si emoziona quasi fino alle lacrime per il primo uso corretto di un pronome personale da parte del duenne.

Sipario, applausi.



23 marzo 2018

A teatro!

Era da tantissimo, millenni, che non andavo a teatro. 
E pensare che per tutti gli anni del liceo ho avuto l'abbonamento, a teatro, e pensare che una volta, pure, lo facevo io, il teatro.
O una sua approssimazione.
 
Invece adesso erano proprio anni che non ci andavo, e così, una di queste domeniche grigie e bagnate, abbiamo rimediato.
E siamo andati a vedere questo, tutti insieme, e dico tutti, che qui a Losanna c'è un Teatro bellissimo che fa solo cose per bimbi, un Teatro piccolo piccolo, dietro la Cattedrale.

Non sapevo proprio cosa aspettarmi, da uno spettacolo per duenni. Soprattutto, non sapevo cosa aspettarmi da un folto pubblico costituito per lo più da duenni. La cosa si prefigurava rischiosissima, lo ammetto.

Invece, sapevatelo, la magia del teatro funziona anche per i duenni. Saranno le luci, la musica, la poesia di una valanga di schiuma su palcoscenico, ma il pubblico di duenni, nonostante un chiacchiericcio di fondo, se n'è rimasto incollato, rapito, da una storia che in realtà storia non era, erano soltanto movimenti, luci, musica, insomma, se n'è rimasto incollato alla sedia, con gli occhi spalancati e le piccole dita a indicare, per tutta la durata dello spettacolo, dei buoni 35 minuti.

E non son bazzecole.

Ora, visto che la cosa si può fare, non resta altro che riprovarci, al prossimo spettacolo per minipubblico, in questo Teatro piccolo piccolo.


20 marzo 2018

Microrecensione #139: "Sabbie bianche" di G. Dyer

22/02/2018 - 10/03/2018 "Sabbie bianche" di G. Dyer.
A metà fra un diario di viaggio e un diario personale, un libro piacevole e ben scritto per esplorare nuovi luoghi sconosciuti, in questo periodo di pochi viaggi (ma molte avventure).
Ho così fatto un salto in Cina, poi in Polinesia, poi guidato per ore sulle autostrade americane, per sentirmi raccontare per la prima volta di luoghi che mi hanno davvero incuriosito, tanto da passare un'intera sera a leggerne la storia e a cercarne foto e documentari su internet per saperne di più.
In mezzo a tutto questo peregrinare, mi è piaciuto sentire accennato un concetto a cui sono da un po' affezionata, e che in questo libro viene chiamato quello dei luoghi "nodali".
Luoghi con una forza propria, una forza che si sente solo quando si è lì, e che è difficile spiegare a parole, ma che improvvisamente, dal momento in cui si mette piede in questi luoghi nodali, dona un senso al nostro esserci, un senso che se vogliamo culmina e allo stesso tempo si esaurisce semplicemente con la nostra presenza, con i nostri piedi a calpestare quella polvere, con i nostri polmoni a respirare quell'aria, con la nostra mente vuota, piena soltanto del nostro essere lì. 
Mi è capitato di andare in alcuni di questi luoghi: sicuramente Machu Picchu, e Lourdes. 
Forse anche altri, ci penserò.

Mi conforta sapere di non essere l'unica vittima di questa esperienza dei luoghi nodali, e, francamente, a questo punto mi incuriosisce sapere se questi luoghi sono percepiti come tali universalmente, o se la loro forza dipende dalla storia e dalle esperienze di ognuno.
Motivo in più per visitare lo Spiral Jetty la prossima volta che mi troverò dall'altro lato dell'Atlantico.
 
E voi, quali luoghi nodali avete visitato?

08 marzo 2018

Microrecensione #138: "Oblivion: Stories" di D. F. Wallace

20/10/2017 - 21/02/2018 "Oblivion: Stories" di D. F. Wallace
Mi son detta, perché no? Un libro di racconti di lunghezza media, che non li leggo mai.
Mi son detta, perché no? Un libro in inglese difficle, che vuoi che sia, meglio leggere gli originali di questi autori visionari e cervellotici.
E dopo il primo racconto mi son detta, perché no? Dei racconti che non finiscono e ti lasciano in sospeso senza capirne né capo né coda, perché no? Li ho sempre evitati, magari per una volta me li faccio piacere, no?

Ecco, uno arriva a una certa età che non dovrebbe più cadere in questi tranelli. Ci sono motivazioni ben consolidate che rispondono perfettamente a tutti questi "perché no?".
Rispettivamente: perché preferisco i romanzi lunghi o le storie molto brevi, perché se uno scrive cervellotico in inglese io semplicemente non lo riesco a seguire, e perché mi fa arrabbiare. Punto.
 
Mettere le proprie certezze in discussione è segno di maturità, mi pare di aver capito. 
C'ho provato, le ho riconfermate, le mie certezze, e almeno per un po' adesso ho il diritto di non discuterle più e di leggere solo libri che non mi infastidiscono.
Poi voi magari ne avete di diverse, di certezze, e allora questo libro vi piacerà tantissimo e io ve lo auguro con tutto il cuore.

01 marzo 2018

Microrecensione #137: "Il liberatore dei popoli oppressi" di A. Paasilinna

24/01/2018 - 05/02/2018 "Il liberatore dei popoli oppressi" di A. Paasilinna.
Cade a fagiolo, in tempo d'elezioni, il sempreverde argomento delle labili differenze tra destra e sinistra rivisitato in chiave Paasilinniana.
Un libro spassoso come sempre, seppur nella tragicità dello sforzo del nostro volenteroso eroe, solo e votato alla salvezza di tutti i popoli oppressi.

Ce la farà? La risposta è ovvia, se vogliamo banale. 
Invece, le mille situazioni in cui il nostro protagonista incapperà e i personaggi stravaganti che incontrerà, quelli, banali, mai.
 
Andiamo dal giornalista statunitense alcolizzato e relegato a inviato in un fantomatico Paese dell'America Latina, in cui sventa colpi di stato a colpi di inedia, all'esperto russo di pinguini in crisi coniugale, ad una sventurata aquila d'appartamento propensa al bicchierino.
Dicevo, banali, i personaggi, quello mai.

07 febbraio 2018

Microrecensione #136: "Siamo buoni se siamo buoni" di P. Nori

18/01/2018 - 23/01/2018 "Siamo buoni se siamo buoni" di P. Nori.
Che questo a mio memoria è il primo libro di Paolo Nori che leggo, che è strano perché a me lui piace molto ma per una ragione o per un'altra chissà, comunque, che io mi ricordi, è il primo libro intero di Paolo Nori che leggo e mentre lo leggevo pensavo, hai voglia, un libro intero scritto da Paolo Nori, non so se arriverò alla fine, che una frase è bellissima, un raccontino divertente, ma un libro intero, un libro intero è diverso, che non è mica come una frase che l'hai letta e poi subito è finita, non è mica come un racconto, è un libro intero, che dopo 100 frasi di Paolo Nori magari mi son stufata di Paolo Nori, che ci vuole anche una storia vagamente interessante per leggere un libro intero, non solo di Paolo Nori, così, un libro intero in generale. E tutto questo lo pensavo mentre continuavo a leggere il libro di Paolo Nori, e frase dopo frase pensavo, eh però ci vuole anche una bella storia, aspetta che leggo anche il dopo, e pian pianino, alla fine, oltre a tutte le frasi belle di Paolo Nori, che per carità, belle, son belle, ma questi son gusti miei, che li dovete prendere con le pinze, comunque, dicevo, oltre a tutte le sue frasi, alla fine, c'era pure una bella storia.


[Tentativo di meta-micro-recensione, perdonatemi]

31 gennaio 2018

Microrecensione #135: "Citizens of the Sea: Wonderous Creatures from the Census of Marine Life" di N. Knowlton

22/10/2017 - 20/01/2018 "Citizens of the Sea: Wonderous Creatures from the Census of Marine Life" di N. Knowlton.
Un libro di foto di creature marine che ho da un po' sullo scaffale, ma che mi sono decisa di guardare con calma, e soprattutto, di leggere, soltanto adesso.
Ed ho imparato un sacco di cose, e mi sono lasciata travolgere dai colori e dalle bizzarrie di quelli che io da brava oceanografa chiamo indistintamente "pesci" (perché stanno tutti nell'acqua, no?).

Consigliato come libro in cui perdersi di tanto in tanto, senza troppe pretese scientifiche o educative, o da sfogliare anche in compagnia del figlio duenne, che meravigliarsi delle cose che ci sono nel mondo è un'attività bellissima da fare a tutte le età.

24 gennaio 2018

Microrecensione #134: "Lessico famigliare" di N. Ginzburg

08/01/2018 - 17/01/2018 "Lessico famigliare" di N. Ginzburg.
Il mio regalo di compleanno da parte di Subirotamic, e l'ho già finito! 

Non mi pareva di averlo letto a scuola, o perlomeno non me lo ricordo. Meglio, non credo all'epoca l'avrei apprezzato così tanto.
È la storia di una famiglia ebrea, attraverso due guerre mondiali, ma soprattutto attraverso le parole e il linguaggio e le immagini condivise che nel tempo vengono a consolidarsi in una cerchia di persone, siano famiglia, amici, o entrambi.
È un libro bellissimo, e ancora prima di leggerlo pensavo di scriverlo io, un libro così, tanto mi è caro e chiaro il concetto di "lessico famigliare".
In realtà, ancora penso di scriverlo, questo libro, un giorno.
Anzi, a volte mi pare addirittura di avere già abbastanza materiale per cominciare, con una mamma che ha sempre amato giocare con le parole, e un figlio che ha appena cominciato ad usarle.
 
Ora lo inizio.
O forse no, dai.
Forse, lo inizio domani.

19 gennaio 2018

Microrecensione #133: "Macerie prime" di Zerocalcare

02/01/2018 - 03/01/2018 "Macerie prime" di Zerocalcare. 
Non ci posso fare niente, io i fumetti li riesco a leggere solo in un modo, d'un fiato, tutti di seguito, tardi la notte o a giorno inoltrato, quando non dovrei, senza fermarmi mai. È così è stato anche per questo, e per fortuna che era durante le vacanze, e si poteva fare.
Bello, triste, capace di raccontare la storia dei me e dei miei coetanei con un incredibile realismo.
Zerocalcare e la sua combriccola, persi a Roma. 
Io e i miei amici, dispersi per il continente e non solo. 
Tutti, che si fa finta di vivere una vita normale, arrabattandosi in lavori in equilibrio precario, senza o nonostante le qualifiche, che si cerca di vivere una vita normale, con un'idea di futuro, si fanno matrimoni contattando ambasciate, figli nati con il passaporto, a cui non si sa che lingua insegnare, che cosa augurare.
Il libro rimane sospeso, come le vite dei protagonisti, e come anche le nostre. Sono proprio curiosa di leggere il seguito.

Nota: Subirotamic ha anche lui micro-recensito (a me) con eleganza questo libro: "Più bello dei precedenti, peccato solo non si renda conto che è tutta colpa dell'Euro". Ai posteri...