30 luglio 2018

Microrecensione #143: "Hold back the stars" di K. Khan

26/06/2018 - 08/07/2018 "Hold back the stars" di K. Khan.
Libro comprato in aeroporto con lo spirito di acquistare un libro da aeroporto, un intrattenimento leggero, un'avventura, che ogni tanto ci vuole.
Il libro parla di un futuro distopico (o utopico!), di astronauti, d'amore, di rapporti familiari, e voglio pensare che comunque parli anche del presente e del nostro mondo.
Uno di quei libri che son già dei film, che avevo voglia di leggere in aereo, e che quindi ho letto in fretta.
La storia, in stile (dichiarato) Romeo e Giulietta, intrattiene, ma attenzione che  bisogna essere pronti a sospendere il giudizio sullo sfondo politico sociale in cui si svolge, che sembra uscire da una traccia di tema delle medie. 
In breve, Stati uniti distrutti da una guerra nucleare con il medio Oriente, sono adesso loro ad avere bisogno di aiuti militari in mezzo ad una guerriglia civile - che rovesciamento delle parti! che provocazione! - La Comunità Europea invece è diventata Europia, dove tutte le culture sono una, tutti sono uguali, ma soprattutto tutti si vogliono bene perché i gggiovani sono forzati ad un Erasmus perpetuo fino alla maturità, imposta per legge allo scadere di una certa età. 
A tratti, colta da immotivata fede nell'umanità, ho voluto leggere delle tracce di polemica, o almeno ironia, su questo futuro; poi ho fatto l'errore di leggere l'intervista all'autrice riportata alla fine del libro, e la fede l'ho persa.
Il libro, però, è di chi lo legge, non di chi lo scrive, e quindi io continuo a leggerci quello che voglio.
In conclusione, se avete voglia di vedere un film e vostro marito non ama vedere film, questo libro fa al caso vostro, espediente del finale multiplo alla "sliding doors" incluso, che, deresponsabilizzando totalmente l'autrice da una qualsiasi  minima presa di  posizione sia letteraria che, se vogliamo, sociale, legittima ancor di più a leggerci un po' quello si vuole, in questa storia, senza dar retta a quello che invece, con tutta probabilità, veniva inteso.

23 luglio 2018

Minuscoli drammi/53: Tonno.

Ho lasciato l'Olanda frettolosamente più di due anni fa, con un bimbo infagottato da una parte e un diploma di dottorato dall'altra, senza voltarmi indietro, tanto ero indaffarata, senza piangere d'addio.
Sono tornata per la prima volta in Olanda un paio di settimane fa, per tre giorni e una buona scusa.
La prima notte lontana da T. da quando è nato, il primo viaggio da sola, di nuovo, sono contenta che la mia meta sia l'Olanda. 
Che non delude mai, mai, mai
E nonostante Utrecht si sia tirata a lucido, si sia rifatta la stazione e il centro commerciale, si sia fatta un canale nuovo, i locali hipster pieni di donnone tatuate e omini barbuti, nonostante il suo sforzo immane per cambiare e diventare, non so bene quale sia il suo ideale, ma penso che aspiri a diventare una città sofisticata? o forse multietnica? o forse, chissà, forse aspiri a diventare una città alla moda? o forse solo una grande città, con dentro di tutto? Invece no, rimane sempre e solo la vecchia Utrecht di campagna, che fa pure un po' di tenerezza nel suo abitino nuovo, tutta tirata a lucido, con la fronte imperlata di sudore dallo sforzo di essere quella "grande città" che vorrebbe essere.
La prova? 
Nella trendyssima stazione centrale, nuova di pacca, impazza il concetto del negozio monomarca di alta gamma. Solo che tra tutte le marche del mondo, hanno scelto questa:


19 luglio 2018

Microrecensione #142: "Seule Venise" di C. Gallay

01/05/2018 - 25/05/2018 "Seule Venise" di C. Gallay.
Se ben mi ricordo, il mio primo libro di narrativa in Francese (non a fumetti)! Mi è sembrata una lettura sorprendentemente scorrevole, una storia tristo-romantica ambientata a Venezia, Venezia dove fuggire, Venezia dove ritrovare se stessi, scritta da una non veneziana per non veneziani. 
Mi è sembrata però anche una storia vuota, un accumulo di luoghi comuni, veramente poco interessante se non per la mia personale curiosità di leggere com'è vista e raccontata la mia città da occhi altrui (in questo caso abbastanza, senza infamia e senza lode). Diciamo che se il libro fosse stato in italiano, mi sarei stupita di tanto nulla e probabilmente non l'avrei finito. Invece era in francese, e l'ho finito per puro spirito di sfida e genuino interesse educativo. 
Ammetto però che adesso mi sfiora pure il dubbio che mi siano sfuggiti molti dettagli per i quali il libro magari ha effettivamente un senso, al di là dell'esercizio linguistico, e che io non li abbia saputi cogliere perché, appunto, in francese.
Magari lo riprenderò in mano una volta padroneggiato l'idioma: vi farò sapere se sarà una conferma, o una rivelazione.

16 luglio 2018

Microrecensione #141: "Miló" di A. Nessi

05/04/2018 - 30/04/2018 "Miló" di A. Nessi.
Un altro scrittore svizzero, o meglio ticinese, un altro libro per cercare di immergermi nel sentire di questo mio nuovo Paese. Una raccolta di racconti sulla resistenza, recita la quarta di copertina, ma solo ora, a libro finito, capisco cosa si intende. Il primo racconto, che titola il libro, Miló, parla anche degli anni della Resistenza, tra le fabbriche di Losanna, i sindacalisti di Ginevra, i gruppi di guerriglieri nascosti tra i monti della Svizzera e della Valle d'Aosta. Gli altri racconti parlano di resistenza, ma più in generale, al degrado della montagna, alla sua solitudine, al degrado della città, al suo razzismo, al degrado dell'essere umano, alla sua fragilità. Di certo non un libro leggero, ma scritto con quella poesia del quotidiano e il realismo che nella mia mente è della gente di montagna.
Una dettaglio, una frase che mi è interessato leggere: la consapevolezza, di essere, in Svizzera, ai margini della Storia, sfiorati dagli eventi, spettatori del Mondo e mai protagonisti, nel bene, e nel male.

Imparo così a capire, pian piano, i miei nuovi compatrioti, vicini di casa, passanti. Anche se a dir la verità, di svizzeri in Svizzera, e il libro lo conferma, ce ne sono assai pochi.