29 gennaio 2020

Microrecensione #165: "Le otto montagne" di P. Cognetti

06/01/2020 - 07/01/2020 "Le otto montagne" di P. Cognetti. Ne avevo letto bene, di questo libro, cosa pericolosa, ma, contro ogni previsione, non mi ha per niente delusa. Complice la stagione invernale e una bimba in letargo, l'ho letto tutto d'un fiato, in due giorni, cosa che non mi capitava da anni di poter fare, e sarà stato anche questo un motivo del mio tanto apprezzarlo.
Un romanzo classico, un'amicizia fra due persone molto diverse o forse solo figlie di due mondi diversi, un'ambientazione, la montagna, per me relativamente facile da decifrare, nella sua maestosità e nella sua miseria. Un finale senza colpi di scena, ma non è quello l'importante. La storia di una famiglia, le storie di due vite, scritte bene. Un bel libro insomma, che era un po' che non se ne leggevano. Ora bisognerà recuperare gli altri dello stesso autore, un buon proposito con cui cominciare quest'anno di letture.

22 gennaio 2020

Microrecensione #164: "Isola" di S. R. H. Jacobsen

25/12/2019 - 05/01/2020 "Isola" di S. R. H. Jacobsen. Credo Babbo Natale legga il mio blog, perché sotto l'albero ho trovato questo libro, dal titolo straordinariamente suggestivo per me, in questo periodo. E dopo quasi un anno che non tornavo in Italia, un anno pieno di avvenimenti, un lungo periodo di lettura di tanti saggi - chissà perché -, era ora di tornare a un romanzo, di tornare tra le pagine per me rassicuranti di un libro dell'Iperborea, di tornare a casa.
Un libro malinconico che viene veramente dal Nord, dalle Isole Faroe!, che parla di espatrio con delicatezza e realismo, di inverni e di estati, di nostalgia di casa, di distanze in miglia nautiche e di distanze enormi come quelle fra due lingue, un libro che parla, appunto, di isole e di isolani.
Per me, niente di meglio. Babbo Natale non sbaglia mai.

15 gennaio 2020

Minuscoli drammi/59: Atto I (ovvero, di nascita)

Siamo in Svizzera da ormai quasi 4 anni, tenutari di permesso B, grande, grigetto, bruttino, che rompe il portafoglio. Ci siamo sentiti così bene qui che abbiamo deciso di farvici nascere la nostra secondogenita, non prevedendo però, che la burocrazia per questo genere di cose fosse così ... così ... così. 
E niente, per alcune cose qui in Svizzera è più facile, per altre, effettivamente, no. Ma andiamo con ordine, anzi, cominciamo ancora prima che inizi tutta la storia, quando ancora mi aggiravo agile con il pancione e andavo a visitare ospedali in vista del parto. È in una di queste occasioni infatti che gentilmente mi favoriscono un foglio giallino con la lista dei documenti necessari per produrre un certificato di nascita, qualora se ne presentasse l'occasione. La lista è lunga e in certi punti contraddittoria, è diversa per i cittadini portoghesi (??? - ah, gli accordi bilaterali!), e insomma genera più domande che risposte. Colto da fervore, Subirotamic chiama allora il centralino dello Stato Civile del canton Vaud per avere informazioni dettagliate. Al telefono, viene però liquidato frettolosamente dall'addetto che dice di non preoccuparsi, che non sa esattamente, che dipende, che di solito non ci sono problemi, che mandiamo le carte che abbiamo e poi vedremo quando nasce il bambino. Insomma, un "no se pol, no gavemo, volentieri" triestino in salsa svizzera, e che vuoi che sia, siamo abituati, noi, ai metodi asburgici.
Siamo più o meno in maggio credo. Due o tre mesi dopo, nasce A. Evviva!
Il fiero papà va subito al banco dell'ospedale per fare le carte per la dichiarazione di nascita, con certificati di nascita nostri, di matrimonio, passaporti, cose così. Tanto di solito vanno bene le carte che abbiamo, e poi, vedremo, no?
Passa un mese, A. cresce, ma nessuna carta me la certifica.
Passano telefonate allora Stato Civile con risposte vaghe, siamo in ritardo, sa com'è, l'estate.
All'improvviso, una missiva dallo Stato Civile.
I certificati non vanno bene, alcuni, servono certificati di nascita più recenti, anche quello di nascita del fratello (dall'Olanda, facile), serve recente, servono i nomi dei nonni, tutto da rifare. Intanto è Ferragosto, il periodo migliore per la burocrazia italiana e non solo, e parenti vengono spediti in fretta nei vari comuni italiani a ottenere nuovi certificati.
Una manciata di telefonate dopo,  qualche cambio di addetto al nostro dossier dopo a complicare le cose, colpo di scena, pare che il comune dove è stato celebrato il nostro matrimonio non abbia mai comunicato il fatto al comune di nascita dello sposo, e questo infici la produzione del suo certificato di nascita. Interpellato, il comune del matrimonio, dà la colpa all'ambasciata olandese, che di mezzo c'era, è vero, ma chissà. Si decide comunque di non coinvolgere in tutto questo anche l'ambasciata olandese e tiriamo avanti, il comune del matrimonio viene redarguito da un Subirotamic particolarmente agguerrito, che in due giorni ottiene la sistemazione del suo status e il suo certificato di nascita aggiornato. Che però deve arrivare poi con la posta fino in Svizzera. Il mio arriverà direttamente con i parenti coinvolti nelle operazioni nei vari uffici italiani, che ormai era ora che ci venissero a trovare, tanto questa storia era andata avanti.
E così, dopo esattamente 3 mesi dalla sua nascita, A. ha finalmente un documento che ci informa che, se vogliamo, possiamo richiedere un grazioso certificato di nascita svizzero, con tanto di angolino argentato, per la modica cifra di 30 CHF a copia. Ne richiediamo 3, nell'ebbrezza della conquista non si bada a spese.
Poi sappiamo già che uno servirà per il consolato italiano, perché sì, confermando l'evidenza inconfutabile della sua esistenza, la Svizzera ha finalmente accettato la nascita di A., ma l'Italia? Per l'Italia A. c'è?
Non ancora.
Contatto lo Stato Civile del Consolato di Ginevra per sapere i tempi tecnici della registrazione della nascita di un neonato allo Stato Civile italiano (passo indispensabile per ottenere un qualsiasi documento di identità). A parte che una risposta automatica mi informa che a causa di un'inondazione del palazzo il consolato non lavora a pieno regime, mi si dice che la registrazione avviene: subito se ci si presenta di persona, dopo 3 mesi se si invia il certificato per posta.
Eccoci quindi in treno, io e la neonata, a fine Ottobre, per andare di persona al Consolato di mercoledì senza appuntamento (come consigliato per email dal gentile collega del Console). Sulla porta del Consolato, a Ginevra, c'è scritto che a causa dell'inondazione il mercoledì non ricevono più senza appuntamento.
Faccio finta di non aver letto il cartello, e entro nell'elegante palazzina puntando tutto sulla tenerezza suscitata dalla neonata negli astanti.
Incredibilmente non ci sono scale tra me e l'ufficio dello stato civile, evvai!, ma a fermarmi c'è un cartello che impedisce l'entrata nell'ufficio dei passeggini.
Non vorrete mica che la lasci fuori? Chiedo quando è il mio turno. Ma no signora si figuri entri pure.
Evito la mia solita pedanteria e non chiedo nulla sulla funzione del cartello affisso fuori dalla porta.
A. è ora registrata anche in Italia, tutti hanno finalmente ammesso che è nata,  possiamo quindi valicare il confine di Stato e passare il Natale in famiglia?
Orrore! Eresia! Il certificato di nascita e la registrazione non sono assolutamente documenti validi per l'espatrio, come tragicamente mi informa l'impiegata consolare, e non si ascolti la gggente che dice di aver  viaggiato con questi documenti, che ti rimandano indietro alla frontiera, che ti prendono il bambino, che a Genova una coppia è dovuta tornare in Svizzera (ora che ci penso, non so cosa intendesse riportando le disavventure di questa giovane famigliola, ma non volevo certo interrompere la serie di drammi snocciolati dall'improvvisata Cassandra consolare), che insomma, anche in questo frangente, "no se pol, no gavemo, volentieri" triestino, in questo caso però in salsa emigrato italiano in Svizzera.
E va bene, signora, mi ha convinto, faremo il passaporto anche a questa bimba, come avevamo fatto con T. all'ambasciata olandese, con prezzo maggiorato e validità ridotta. Si può fare ora?
No perché ci vuole l'appuntamento.

E finisce così, questa storia, tre giorni tre prima del nostro treno per l'Italia, questa volta anche con Subirotamic che per i passaporti dei minori ci vuole tutto il parentado, di nuovo in gita a Ginevra.
Per fortuna un amico siriano-tedesco, attualmente residente nella zona, mi aveva consigliato il miglior ristorante libanese della città e a Ginevra, oltre a ottenere finalmente dei documenti validi per l'espatrio per A. (4 mesi e mezzo dopo la sua nascita), abbiamo pure pranzato bene.