28 settembre 2014

Microrecensione #82: "Just my type" di S. Garfield.

04/09/2014 - 28/09/2014 "Just my type" di S. Garfield. Se volete imparare qualcosa sulla storia e il carattere dei diversi caratteri tipografici, da Gutenberg, ai font nell'epoca del Nazismo, o dei grandi areoporti o della segnaletica stradale, alla copertina di Rolling Stone, al font di default di Excel, fatevela raccontare da Garfield.
Un libro divertente, preciso, ironico e con gran ritmo, proprio come il...Georgia?
Non so, al momento sono confusa.
Imperdibile la lista dei peggiori font della storia.

Eppoi, mi ha fatto scoprire questo. Chi li ama (i font), apprezzerà.

Mi è mancata, a volte, una sorta di tabella in cui mano a mano i font in discussione fossero mostrati affiancati.
Ora ho bisogno di una domenica di internet in cui cercarli tutti e chiarirmi le idee.

P.S. urge anche riconsiderare l'intera scelta di font di questo blog. Domani?

23 settembre 2014

Minuscoli drammi quotidiani/24: Lo SPRIZZERÒ.

Minuscolo dramma, per una Veneziana, è lo scoprire su di un menù l'esistenza, nel mondo tedesco-neerlandese, dello SPRIZZERÒ, bibita in lattina:


Il dramma vero e proprio, invece, si consuma quando al tavolo accanto, in una tranquilla serata di fine estate, sulla spiaggia dell'Isola, lo SPRIZZERÒ lo ordinano per davvero.



21 settembre 2014

Microrecensione #81: "L'enigma delle sabbie" di E. Childers

20/08/2014 - 03/09/2014 "L'enigma delle sabbie" di E. Childers. Dopo averne tanto predicato su questi pixel, ecco un libro che vi trasmetterà per via marina cosa vuol dire vivere (e navigare) su di un'isola sperduta del Mare del Nord. Un'atmosfera salmastra e ventosa, fangosa e umida, che vi immergerà nelle sue nebbie ovunque stiate leggendo queste pagine. Qui le Isole Frisone, raccontate con uno squisito sguardo inglese del 1903, sono descritte come un posto "desolato e squallido", ma non c'è da offendersi, per carità. Nonostante, o forse proprio a causa de, la loro tragicità, saranno teatro di un vero e proprio intrigo internazionale, capace di appassionare il lettore fino a quasi ingolosirlo ad andare a visitarle, queste benedette isole di sabbia, questo regno delle maree, che non è poi cambiato così tanto, negli ultimi cent'anni.

Se volete, sapete dove trovare una guida, o meglio, un pied a terre, da dove poter cominciare l'esplorazione.

19 settembre 2014

Il mestiere dell'oceanografo: Walter Munk

A inizio Settembre, qui in istituto, sull'Isola, abbiamo ricevuto una visita importante. 
Un pezzo di storia della mia disciplina scientifica - l'oceanografia - è venuto a trovarci: Walter Munk (classe 1917).
Ora, non starò qui a spiegarvi il perché sia famoso o meno, il fatto che abbia un'articolata voce di Wikipedia a lui dedicata dovrebbe esserne già indizio, e ai più curiosi, poi, non resta che leggerla.
Tanto più che non c'ero neanche, quando il signor Munk è venuto a visitare il mio dipartimento (e questa è un'altra storia, che vi racconterò altrove), ma gli echi del suo passaggio ancora si sentono, fra i corridoi dell'istituto.
Come quest'episodio, che dipinge un po' il mestiere dell'oceanografo in una delle sue più estreme applicazioni, e che magari tornerà utile a chi proprio, questo mestiere, non se lo riesce a immaginare.
L'oceanografo ne sa di correnti e di onde del mare, tant'è che il signor Munk, ancora giovanissimo, era stato assoldato dalla marina militare americana per fare da consulente scientifico per lo sbarco in Normandia.
La marina infatti aveva un problema: c'aveva questi mezzi da sbarco squadrati con cui doveva approcciare la spiaggia ed arenarsi, e dal quale i soldati poi sarebbero scesi a fare la Storia che conosciamo. Solo che questi mezzi, come potete vedere dalla foto qui sotto, non erano particolarmente stabili, e quindi bisognava investigare quale fosse l'altezza massima delle onde che avrebbe consentito uno sbarco sicuro per i soldati a bordo.

Immagine presa da qui
Il signor Munk diede una risposta a questa domanda, trovando questa altezza massima per le onde, e assicurando che con onde al di sotto di quel limite lo sbarco poteva essere effettuato in relativa sicurezza.
Non solo, il signor Munk faceva anche parte del gruppo di previsioni oceanografiche della marina americana. Per il 5 giugno 1944 era prevista una grossa mareggiata, e suggerirono quindi di rinviare lo sbarco. Per il 6 giugno, il giorno successivo, le condizioni delle onde erano giusto al limite di sicurezza, forse lo sforavano pure un po', ma la marea era propizia: per avere condizioni di marea altrettanto buone si sarebbero dovuti aspettare altri 14 giorni, che, a detta dei militari e dei vertici, non c'erano.
Il giorno dello sbarco fu quindi deciso per il 6 giugno, con gli esiti che conosciamo.
Buona parte del successo dell'operazione è da attribuire sicuramente anche all'effetto sorpresa che ebbe lo sbarco sulle linee nemiche.
Anni dopo questi avvenimenti, il signor Munk ebbe la fortuna di poter fare una chiacchierata e confrontarsi con gli oceanografi tedeschi, che, contemporaneamente a lui, facevano le previsioni di correnti, maree e onde dall'altra parte della Storia. 
Venne fuori che loro avevano escluso un possibile sbarco il 6 giugno,  per la presenza di onde molto alte e di una piccola mareggiata. Munk riconobbe che i Tedeschi, a dirla tutta, avevano fatto una previsione molto piu' accurata e corretta della loro, ma che loro, gli Americani, conoscevano il limite esatto delle onde con le quali potevano lavorare, e che la loro audacia era stata premiata.

Nonostante le applicazioni belliche della propria disciplina siano sempre fonte di grandi e spinosi dilemmi morali, ammetto che mi ha sinceramente emozionato pensare al ruolo che il signor Munk, un oceanografo, ha giocato per la Storia di tutti noi.

Ha poi raccontato, il signor Munk, di essere andato, molti anni dopo, finalmente, a visitarle, quelle coste nel Nord della Francia, e di non aver saputo trattenere le lacrime, davanti a quel mare.

03 settembre 2014

Minuscoli drammi quotidiani/23: Il dado.

Oggi, mi ha sorpreso un ricordo della crociera, all'improvviso.
Il giorno in cui si è mangiato "italiano", il cuoco, per dare un tocco finale, da perfezionista, alla pasta "alla carbonara" fumante nel piatto davanti a me, ci ha spolverato sopra un cucchiaio di dado granulare.
Così.
Un cucchiaio.
Dramma.