17 novembre 2013

Il bel giardino inglese

Eccomi di ritorno dal mio penultimo viaggio di questo 2013 pieno di voli, e chilometri, e miglia nautiche, e strada, e Strada, in generale.
L'ultimo sarà fra un mesetto, per tornare a casa, al profumo di Natale.

Londra l'ho camminata solo per trovarci degli amici, per ricoprirla di chiacchiere, per guardarle le luci, da uno dei suoi ponti, la sera.
Ho spiato i dinosauri, un lunedì mattina, ma chissà se loro mi hanno visto, in mezzo a tutta quella confusione.

Poi l'ho lasciata, e risalendo il fiume mi son immersa nella campagna inglese, a cui l' Autunno assolato ha regalato i suoi colori migliori.
Ero lì per lavoro, ma questa è un'altra storia, di politica, di soldi, d'Europa, di mare, e chissà, forse anche di scienza e di futuro. Ve la racconterò con calma un'altra volta, lo prometto, ma oggi è domenica, e quel che voglio raccontarvi son solo quelle sfumature di rosso, quelle colline dolci e quel profumo di terra, che qui, dall'alto di questa diga, non vedo, sarà che non ci sono alberi, sull'Isola, a infrangere il vento, sarà che non ci sono colli, a fermare il mare.

Così, tra una sessione e l'altra di quest'incontro di lavoro, ho preso il caffè all'aperto, nel bel giardino inglese dell'albergo, sotto una pioggia di foglie rubino, circondata da accenti europei diversi, da scienziati, avvocati e politici, e mi son sentita fortunata, di poter dire la mia davanti a chissà chi, e, un attimo dopo, poter sorridere all'oro colato che è il Sole d'Autunno, in Inghilterra, come, spero, anche lì da voi.

Foto rubata qui, ma il castello di Windsor era proprio così, mercoledì scorso.



Microrecensione #66: "Silenzi" di K. Suárez

9/11/2013 - 17/11/2013 "Silenzi" di K. Suárez. Un pezzetto di storia cubana spiato attraverso il buco di una serratura, intimo, personale, ma insieme di grande valore sociale e storico; un racconto fatto di silenzi, appunto, di vuoti e di rifiuti, che, contrapposti a tutto ciò che è chiasso e Miami, saranno indispensabili alla crescita e alla sofferente realizzazione della difficile e dispatica protagonista.
Si legge in un fiato, ma poi, avverto, si ha semplicemente tanta voglia di partire.