21 aprile 2015

Microrecensione #93: "1Q84, Libro III'' di H. Murakami

05/04/2015 - 19/04/2015 "1Q84, Libro III'' di H. Murakami. Ecco, riprendendo la recensione per i libri I e II, un po' d'ordine, alla fine del libro III, viene fuori. Ordine, oddio, nessuna spiegazione. Ma almeno un finale, forse un po' smielato e prevedibile, ma che dà al lettore, o almeno ha dato a me, un po' di soddisfazione, dopo tanto arrancare fra mondi e personaggi.
In ogni caso, la lettura dell'intera trilogia è d'obbligo, e non di peso, i libri sono un tutt'uno, quindi siate preparati, se mai iniziate la lettura, a vivere nel mondo dei Little People per un po'...a me, alla fine, stanno pure simpatici. 
Soprattutto l'addetto all'accompagnamento musicale. Hoo-hoo.

16 aprile 2015

Day 12: Ritorno all'Isola

Eccoci a casa! Per me, tempo di copiare dati da hard disk a hard disk, scrivere il resoconto scientifico della crociera appena conclusa, capire cosa diavolo abbiamo fatto. Per voi invece, come da gentile tradizione, un paio di cartoline dall'Atlantico e dalla sua dorsale, mozzafiato in ogni caso, bagnata o asciutta che sia.
Partiti!

Gli oggetti raccolti dall'Oceano non sono mai soli.

A prua, con il bel tempo e l'Atlantico.

Più in mezzo di così (io sono il pallino rosso).

Scaricare i dati, la notte, in sicurezza.

Alba, risveglio nostro e degli strumenti.

Ultimo tramonto Atlantico.

Dalla sede dell'Università di Horta, isola di Faial.

Pelagia, ormeggiata sull'isola di Faial. Sullo sfondo, l'isola di Pico.

Faial, Pico, e la minuscola Pelagia che riesce verso l'Atlantico, senza di noi.

Horta, Peter café, dove tutte (o quasi) le barche che attraversano l'Atlantico lasciano qualcosa

Graffiti a Porto Pim.

Sorvolando l'Atlantico, verso est, verso casa.



Day 11: Il lungo viaggio

Domenica notte abbiamo fatto la nostra ultima misura, da quel momento abbiamo iniziato il nostro viaggio verso casa. Per mare, per terra, per aria. È mercoledì sera, e ancora non ce l'abbiamo fatta. Sono a Lisbona da qualche ora, il tempo di andare dall'aeroporto al centro, vedere la piazza aperta sul fiume, il ponte, i tram, mangiare un dolcino, prendere un temporale con un cielo così viola da non crederci. Ed ora, eccomi di nuovo ad un gate, per l'ultimo volo. Non che poi sia arrivata, per carità, mancano ancora una notte in albergo, svariati altri treni e mezzi di trasporto, per raggiungere finalmente l'Isola, ma almeno atterrerò nel Paese giusto, che non è poco, essendo partita da un puntino in mezzo all'Atlantico, e avendo toccato con mano quanto grande sia, in realtà, questo nostro mondo.

15 aprile 2015

Day 10: Faial

Oggi colazione ancora in navigazione, poi il sorgere del sole tra i vulcani che spuntano dall'Oceano, le cime della dorsale medio atlantica che finalmente affiorano, respirano, si asciugano le ossa.
E poi il porto, che sensazione arrivare in porto, che sia passato un giorno, o ne siano passati 10 o 30, non importa. Terra, il molo, le persone che aiutano all'ormeggio, la passerella che cala, la fila dal capitano per riprendersi il passaporto e scendere. Per andare dove? Non importa: alberi, villaggi, sentieri in salita, caldere, spiagge di lava sulle quali dormire, scintillio di mare da godersi da una scogliera. Terra. Non importa che sia solo un puntino asciutto nel bel mezzo dell'Oceano, questo Faial. Domani ci preoccuperemo della metà di Oceano che ci manca da attraversare. Ma lo faremo domani, appunto. Oggi, questa è la nostra Terra.

13 aprile 2015

Day 9: Souvenir dagli abissi

Ieri notte abbiamo fatto l'ultima misura della crociera, intorno a
mezzanotte. Abbiamo srotolato il nostro cavo con strumenti fino a 2583
m di profondità, misurando temperatura, salinità, quantità di
ossigeno, e turbidità dell'acqua che attraversavamo. Quando finalmente
abbiamo riarrotolato tutto, e riportato gli strumenti a bordo, abbiamo
ripescato anche il nostro souvenir dagli abissi.
Avete presente quei bicchieri termici per il caffè, di una specie di
polistirolo espanso? Gli allegri scienziati, con i pennarelli, hanno
tutti decorato il proprio bicchierino, con colori, scritte, nomi dei
figli, disegni di strumenti, e chi più ne ha più ne metta.
Io ho disegnato un arcobaleno, dato che le nostre misure le abbiamo
fatte intorno al camino idrotermale chiamato Rainbow. Anzi due, dato
che i colori erano belli, e il bicchiere grande. E poi il mare, sotto,
a sorreggerli.
Ecco, presi questi bicchieri, li abbiamo messi in una federa di
cuscino (bizzarro) e attaccati saldamente alla nostra strumentazione.
E poi gli abbiamo fatto fare un giro a 2583 m di profondità.
Sono venuti fuori piccini piccini, diciamo un terzo della loro
grandezza originale, con i colori brillanti e compressi anche loro: la
pressione degli abissi ha dato loro una nuova forma.
Due piccoli arcobaleni usciti dall'abisso verso le stelle di mezzanotte.
È una bella immagine, con la quale accompagnare questo ultimo giorno
di passaggio, di navigazione tra i delfini, che ci porterà a terra.

12 aprile 2015

Day 8: Domenica!

È difficile tenere conto dei giorni che passano, su una nave. Le giornate si susseguono tutte con lo stesso ritmo, da quando ci si alza per lavorare a quando ci si corica, per cadere addormentati nell'Oceano, non importa che ora sia.
Pranzo e cena sono annunciati da un allegro campanello, il resto sono turni di guardia per monitorare gli strumenti, intrecci di cavi per scaricare i dati dagli strumenti ai computer, chilometri di cavi che si srotolano nel mare, su e giù, carrucole che girano, radio che gracchiano.
Ma oggi è domenica, lo so! C'è stato un dolce a mezza mattina, con il caffè, un pranzo abbondante e addirittura alle 16 avremo la proiezione in anteprima dei video catturati in quest'anno passato a 2500 m di profondità, accompagnata da del buon Porto e formaggi.
Una specie di pizza e cinema domenicale, solo senza pizza e senza cinema, ma con tanta, tanta acqua intorno...

Day 7: Allarmi

Su una nave, una giornata che inizia con un allarme antincendio alle 5 del mattino non può per definizione andare per il verso giusto. Ma tranquilli non mi ha svegliato nel cuore della notte, ero già sveglia a mezzanotte, poi alle 2:30, poi alle 4:45 per problemi vari alla strumentazione che stavamo usando.
Quindi insomma, l'allarme non mi ha sorpresa per nulla. Che poi ad ogni modo alle 6 e un quarto c'è stato un altro problema quindi la notte e passata veloce.
Il giorno invece, un'agonia davanti al computer per cercare di risolvere un problema che tutt'ora non si è risolto, e che probabilmente si ripercuoterà nelle misure future. Bene, no? Dovremmo accettare che la ricerca è fatta anche di questo, purtroppo però non è un'opzione nel contratto, qualcosa bisogna cavar fuori. E lo si farà, ma non adesso, adesso è arrivata finalmente l'ora della nanna. Buonanotte Oceano.

10 aprile 2015

Day 6: La pesca miracolosa

Le previsioni non sono buone, a partire da stasera, ma per adesso il mare è calmo, poche nuvole in cielo, il resto è azzurro. Il sole picchia, e scalda la pelle dopo un inverno lungo lungo, e nonostante il vento stia cominciando a salire, ci si sente coccolati dall'estate dall'estate. Perché non mettersi a pescare allora? Al momento la situazione a bordo è questa. L'oggetto che doveva salire in superficie ieri è più o meno sotto di noi, fermo a 850 m di profondità. Quattro persone in gommone girano intorno alla nave e costantemente monitorano la sua posizione. Noi intanto abbiamo calato a circa 850 m una struttura dotata di 2 telecamere e potenti fasci di luce per cercare di vedere l'oggetto. Alla struttura sono attaccate 4 grosse ancora arrugginite, che, in caso di avvistamento fortunato, cercheremo di far incastrare nell'oggetto, per tirarlo su.
Una pesca singolare, in effetti.
Vi farò sapere come va.

P.S. sì, nel post di ieri le ore erano 8 e non 40. Scusate l'inesattezza, sarà il fuso orario...zzz

09 aprile 2015

Day 5: Oggetto quasi [cit]

Ormai sono cose che capitano, mi era successo altre volte, in navigazione, ma fa sempre un certo che.
Oggi abbiamo richiamato dal fondo degli abissi una struttura che avevamo messo lì a misurare varie cose; questo succedeva stamattina.
Ora, per qualche oscura ragione, invece di salire in superficie come dovrebbe, questo oggetto sta venendo su pian pianino, 5 metri al minuto, circa, per 2500 metri fanno 2500 minuti, fanno circa 40 ore..speriamo ce la faccia, e magari si liberi di quel peso che lo rallenta, e che si spicci.
Così, continuando con il nostro programma di attività, per tutto il giorno abbiamo dato un'occhiata in giro, per vedere se per caso era lì, a farci una sorpresa.
Ad un tratto: qualcosa! Sembra un palo, del metallo, è lui? Ci avviciniamo piano..all'oggetto quasi. Lo peschiamo. In mezzo a tutta la vastità dell'Atlantico, siamo incappati in un palo con galleggiante e contrappeso. Un riflettore di metallo sulla punta, un sacco di molluschi ad abitarci intorno.
Ma non è l'oggetto giusto. Chi cerca trova, dicono, ed è verissimo anche nel bel mezzo dell'immensità del mare.
Solo che a volte si trova sbagliato, oppure, si trova quasi.

08 aprile 2015

Day 4: A volte va così

Non dovrei scrivere ora, sono un po' arrabbiata, per cui scriverò poco, giusto per tener fede al diario, e raccontare. Oggi abbiamo recuperato da 2300 m di profondità della strumentazione che avevamo lasciato qui un anno fa. Di 5 strumenti attaccati ad un cavo, uno, uno soltanto, non ha funzionato. Semplicemente, per una ragione o per l'altra, non ha neppure iniziato a misurare qualcosa. 4/5 non è un cattivo risultato, ma ovviamente quell'unico strumento a non funzionare è quello che avrebbe dato i risultati più interessanti, era il più nuovo, e il più costoso. Tutte ragioni, in fondo, per non funzionare al primo tentativo, ma ci speravamo. Lo possiamo rimettere in acqua nei prossimi giorni, questa volta magari funzionerà. Fra un anno io sarò lontana, e questi dati non credo li vedrò. Va così, a volte, non tutto va bene. Chi non fa non sbaglia, etc etc, solo che adesso si può essere solo arrabbiati, anche se non si sa con chi. E allora sono venuta al mio posto, dietro il container blu, a guardare il tramonto e il mare calmo, per riconciliarmi con l'Oceano, dato che oggi, con il sole arancio e l'onda leggera, si può.

Day 3: Rumori di transito

Ci sono 400 miglia dall'isola da cui siamo partiti al punto esatto in mezzo a questo mare grande dove dobbiamo arrivare. Questo significa circa 45 ore di navigazione, in cui si impara a conoscere la nave, l'equipaggio, gli altri scienziati saliti a bordo di questa spedizione, lingue diverse, italiano, portoghese, olandese, ci si abitua agli orari dei pasti e all'ondeggiare del mare.
Si ripassa il funzionamento degli strumenti che inizieremo ad usare domani mattina.
Purtroppo, troppa onda e troppo vento ci hanno impedito fin ora di abituarci a guardare il mare, e il suo orizzonte: siamo sempre al chiuso, protetti da pareti di ferro, esco solo al tramonto. Del mare, si sente il rumore però, soprattutto nella quiete della notte, quando sembra che più forte venga a sbatterci contro, e insieme a tutti gli scricchiolii della cabina, l'ondeggiare delle tende, lo sbatacchiare di metallo e il rumore del motore,  si aggiunge al concerto della fase di transito, quando la meta è ancora lontana, e semplicemente, con la nave, si va.
Ogni tanto qualche rumore più forte: un'onda diversa, oppure, uno schermo di computer che non era stato fissato per bene, e si sbriciola schiantandosi sul pavimento. È strano, cose tanto diverse, hanno rumori quasi indistinguibili, nel mezzo dell'oceano.

06 aprile 2015

Day 2: Onde

Dunque, sarebbero quello che studio, quello su cui lavoro, se qualcuno mi chiede: che fai?, io dico che studio le onde del mare, ed è parte di quello che siamo venuti a fare, qui in mezzo all'Atlantico, studiarne le onde, le correnti, i tipi di acque che lo compongono.
Il fatto che queste onde abbraccino una serie di camini idrotermali, e tutto l'ecosistema che fiorisce intorno a questa specie di vulcani sottomarini, per noi è un dettaglio. Il nostro obiettivo è capire l'intensità e la variabilità del mare che scroscia fra la i picchi e le valli della dorsale medio atlantica,  magari portando con sé sabbie e nutrienti, di valle in valle.
Queste onde che andremo a misurare e a studiare nei prossimi giorni sono dunque nel profondo del mare, ne accarezzano o fondali bui, qui parliamo quindi tra i 1500 e i 3000 metri.
Buffo che invece, in questo primo giorno di navigazione, siano le onde quassù in superficie a farci penare. Sono muri d'acqua, subito fuori dal porto, che si riversano sul nostro fianco e sulla nostra prua, senza tregua, e i corrimano in corridoio non sono mai sembrati così utili. Per il momento io sto bene, se sto qui a digitarvi questa storia, potete proprio credermi. Ho solo rovesciato un po' di zuppa di pomodoro a pranzo, ma devo ancora prendere la mano...
Dal mio team di "ondologi", però, sono stata quasi l'unica a onorare il cuoco a questo primo pasto in oceano.
Speriamo un pomeriggio tranquillo dia la forza a tutti di ignorarle, queste onde di superficie, che da domani sera ci dobbiamo concentrare su quelle un po' più sotto...

Day 1: Benvenuti alla fine del mondo.

È un viaggio speciale, per arrivare alla fine del mondo, soprattutto dall'Isola. Ci sono un ferry, un bus, un treno e due aerei, uno grande, uno più piccolino, e poi lo sportello si apre, e si respira l'aria della frontiera, del limite, oltre, c'è solo il mare. Nuvoloni grandi, senza paura, oscurano il cielo, abituati ad attraversare l'Oceano. Le Azzorre sono così, colline verdi e disegnate con cura, spazzate da un vento senza barriere, nuvole e storie di mare. Domani si parte, e questa e la terra che ci lasceremo alle spalle.
Sarà bello riconoscerne il profilo, fra una settimana.

03 aprile 2015

Day -2: Di valigie pronte, di Oceano, e di isole sperdute

Giusto due righe per testare la vita a internet limitato a bordo della
Pelagia. Domenica, nonostante la festa comandata, si parte per
l'Oceano, e un po' non vedo l'ora, per vedere se gli strumenti che
abbiamo lasciato lì lo scorso anno hanno misurato qualcosa, e un po'
vorrei essere già tornata, per evitare tutte quelle piccole cose che
possono andare storte a bordo di una nave da ricerca: dagli strumenti
che non hanno funzionato, o non funzionano, batterie scariche,
connessioni incerte, dal cibo che a volte è semplicemente sbagliato,
dalle onde troppo alte, al vento troppo fino, dagli scricchiolii in
cabina che non ti fanno dormire, alle persone intorno a te che dopo un
po' di giorni sono un po' troppo intorno a te.
Ma poi so che ci sarà il mare, e che in ogni caso ci saranno nuvole e
tramonti, e balene, forse, e meduse eleganti.
E delfini, con i loro cuccioli liberi.
E allora va bene, partiamo, con la valigia leggera e il computer
pesante, pieno di programmi per leggere i segreti del mare.
Partiamo, per un'isola sperduta delle Azzorre dalla quale salpare, e
teniamo la mappa a portata di mano, che dopo un girovoagare oceanico
torneremo a terra in un'altra, più piccola, più sperduta, dalla quale
voleremo a casa.

Ci sarà tanto da fare, una volta a casa, ma adesso è tempo di mare:
cominciamo ad abituarci all'onda lunga oceanica, all'odore di metallo
e motori, al silenzio che c'è fuori dalla civiltà, alle connessioni
satellitari, agli orari scanditi, e alle stellate che fanno venire la
pelle d'oca, da quanti luci si possono contare, e, di nuovo, che non è
mai abbastanza, all'onda, lunga, oceanica ...