21 ottobre 2016

Minuscoli drammi quotidiani/43: Il codice fiscale.

Scusate se di questi tempi si accumulano minuscoli drammi, ma che ci posso fare, mi vengono addosso da tutte le parti, li trovo dappertutto, anche nella cassetta della posta.
L'ultimo, infatti, è arrivato sotto forma di lettera nientepopodimeno che da parte del Consolato Generale d'Italia a Ginevra.
Mi si comunicava, in data circa metà ottobre, che la domanda di attribuzione del codice fiscale per il mio figlioletto (inviata in data circa metà LUGLIO) era andata a buon fine (e menomale!), il codice era attribuito, e la tesserina sarebbe arrivata veloce veloce (fra tre mesi), a Ginevra (vabbè, si farà una gita a Ginevra...).
Perfetto, do giusto un'occhiata ai dati anagrafici e ... NooOOOoooOOoOO.
Nato in: Svizzera.
Ma come? Dopo tutta la fatica sull'Isola, con il pancione, il ferry preso alle 6 del mattino per andare in ospedale, con le acque rotte e un bimbo pronto per venire al mondo, un parto in Olandese/Inglese/Italiano, dopo i pasti indonesiani in ospedale, e i celeberrimi paninetti olandesi a colazione e a pranzo (ma uguali uguali, eh), dopo il ritorno sull'Isola con un pacchettino di bambino di neanche 24 ore, un trasloco internazionale con il medesimo pacchettino avente soli 3 mesi, e mi venite a dire, nato in Svizzera??

Precipitatami al telefono, per una congiunzione astrale favorevole, al consolato mi hanno risposto subito, e allarmati mi hanno passato chi di dovere. E niente, effettivamente nella domanda è tutto corretto, ma c'è stato un errore da parte loro, e si affretteranno subito a chiamare Roma, sperando che non sia "troppo tardi".
"Troppo tardi" per cosa? penso io, mica esplode, il codice fiscale, se c'è un errore...spero.

Immagino che alla fine, un codice fiscale mi arriverà (o meglio, andrò probabilmente a prenderlo io a Ginevra), e da quell'accozzaglia di lettere e codici sarà difficile decifrare se è stato registrato come nato in Svizzera, o nei Paesi Bassi.
Però voi sappiatelo, che quasi un anno fa, lui è nato a due passi dal mare, a due passi da un faro, con un cappellino da marinaio blu, pronto per salpare a vele spiegate.

18 ottobre 2016

Test, poiché tweeterfeed ci abbandonda alla fine del mese

Scusate, un post di test.

Minuscoli drammi quotidiani/42: Cercar casa IV

Se vi siete stancati di cercare casa in affitto, un noto sito immobiliare svizzero suggerisce invece di comprarla, questa casa, in Svizzera, o all'estero. Benissimo, dove?
Qui le proposte:


E quasi non si legge, con quella scrittina pallida pallida, bianco su Torre di Galata, ma Google Translate non perdona.
Mai.

13 ottobre 2016

Un arbre, un enfant.

Anche se T. non è nato qui in Svizzera, il Comune di Losanna non fa discriminazioni, e ci ha invitato, un po' di giorni fa, a partecipare alla simpatica iniziativa "Un arbre, un enfant".
Per ogni nato nel 2015 e attualmente residente nel Comune, sabato scorso si è piantata una piccola, minuscola, quercia. 

La nostra quercina.
Ogni coppia di genitori, provvista di zappa, piantina, e martellone, ha potuto piantare la sua, in un viavai e zappettio di orgogliosissimi mamme e papà, e di fratellini e sorelline vocianti (e anch'essi, immagino, albero-muniti, seppur in appezzamenti relativi ad altri anni di nascita).
A seguire, degustazione di vini prodotti nei vitigni del Comune nel 2015, formaggi, frutta e caffè.

Risultato: si è passata una bella giornata in campagna, si è scoperto che per poter raccogliere funghi non serve la licenza (ma attenzione, la normativa varia da cantone a cantone, quindi, occhio!), si è ovviamente incontrato qualche amico con rampollo del 2015 al seguito. Integrazione Svizzera - Olanda: 1-0.

L'aver piantato un albero, han tenuto a dirci, è un gesto simbolico. Non tutti gli alberi sopravviveranno all'inverno, e, nonostante le recinzioni, qualche cerbiatto entrerà, e non saprà resistere a questi teneri germogli di quercia. Inoltre, col passare del tempo, gli alberelli più esili e meno promettenti saranno tagliati, per lasciare spazio, luce e terreno a quelli che han già fatto un po' più di strada. 
Non si tragga alcuna metafora, dunque, tra l'arbre e l'enfant, ma l'aver contribuito a un bosco, in ogni caso,  riempie i polmoni di aria buona, e di futuro.

Sia mai che però un giorno vorremo controllare proprio la nostra quercina, eccola georeferenziata.   

10 ottobre 2016

Minuscoli drammi quotidiani/41: L'equipollenza.

Nonostante la bellissima parola, "equipollenza", il concetto mi ha fatto letteralmente andare fuori dai gangheri, altro che minuscolo dramma.
Capita che io sia in cerca di un lavoro, e che sia di "larghe vedute" - o disperata, fate voi -, e che cerchi un po' ovunque, anche in patria.
Ed ecco aprirsi una buona possibilità, addirittura all'Università di Venezia!, per un posto da coordinatore/coordinatrice di progetti internazionali su tematiche ambientali/clima: perfetto. È fatta, farò domanda, penso ingenuamente. Vogliono un dottorato in materie inerenti, conoscenza inglese, cose così, ci siamo.
Comincio la domanda online sul sito dell'Università, e sembra tutto così facile, finché non mi imbatto nell'equipollenza.
Equipollenza del dottorato.
Mmmm.
"Se avete conseguito un dottorato all'estero, ci vuole l'equipollenza."
Boh, ma io ho conseguito il dottorato in Europa, in seno alla grande famiglia Europea in uno dei paesi più acclamati e invidiati - L'Ollandia!, vuoi che mi chiedano l'equipollenza, per di più per un posto da coordinatore internazionale? forse sarà per le Università extra-europee, penso ingenuamente. Scrivo alla segretaria che ci deve essere un errore, mi si risponde assolutamente no, si deve fare l'equipollenza.
E va bene, penso ingenuamente, faremo l'equipollenza. Dopo tutto, al mio congedo, la magnifica e prestigiosa e la "facciamo come" Università di Utrecht mi ha spedito a casa con tre bei documenti attestanti il mio dottorato: in Olandese, in Inglese, e pure in Latino. Non sarà difficile dimostrare il mio dottorato a una commissione italiana, mal che vada posso passare per il Vaticano e il suo amore per le lingue morte, no?
No.
Vi risparmio i dettagli, sottolineando solo alcuni fra i certificati più bizzarri, oltre alla solita modulistica varia e banali copie di documenti di identità, richiesti per la procedura di equipollenza (fonte ministeriale qui):

- copia autentica del titolo di studio estero tradotto e legalizzato, con allegata dichiarazione di valore;

Dove per "tradotto" si intende "tradotto in Italiano" da un traduttore ufficiale (a pagamento), o dall'ambasciata olandese in Italia, o dall'ambasciata italiana in Olanda. 
Facile, per uno che vive in Svizzera.

Ah, e dove "legalizzato" si intende, boh, credo sia un timbro,  ma in ogni caso bisogna farlo "prima che venga richiesto alla competente autorità diplomatica italiana di emettere, sul titolo stesso, la Dichiarazione di valore in loco".  
Mah.
Ma tranquilli, non si deve legalizzare, ma solo "apporre una postilla" (= semplicemente un altro tipo di timbro, ma si capisce solo alcuni paragrafi più tardi) in caso il paese rilasciante abbia firmato la mitica "Convenzione dell'Aia del 5 ottobre 1961". 
Ottimo, penso io. La convenzione dell'Aia, l'avrà firmata l'Olanda, no?
Almeno questa sì, l'ha firmata, ma non avendo firmato la Convenzione Europea di Bruxelles del 1965, tutta la procedura è comunque a pagamento.
Resto basita.
La dichiarazione di valore, invece, è "comodamente" rilasciata dall'ambasciata italiana in Olanda. Sempre facilissima da ottenere, per chi come me abita in un terzo paese.

- copia autentica tradotta e legalizzata, con allegata dichiarazione di valore, del piano degli studi compiuti, esami superati e relativa votazione; tale certificazione deve essere rilasciata dall'Università.

Mi fa piacere, ma non so se si sono accorti che non in tutti i paesi, anzi, nella stragrande maggioranza dei paesi, europei e non, durante il dottorato NON si fanno esami, NON si ha un piano di studi, ma si fa SOLO ricerca.
E a volte, udite udite, non c'è nemmeno un'Università di mezzo, ma solo un istituto di ricerca.
Idem come sopra, poi, per traduzioni e legalizzazioni. 

Ecco. 
Come potete ben immaginare, la domanda per quel posto non sono riuscita a farla, e, come me, immagino molti altri, che ormai vivono altrove, scappando di contratto in contratto da un paese all'altro.
Penso ai vantaggi dell'Europa, che almeno - almeno - avrebbe dovuto facilitare questo tipo di cose.
Penso al mio portafoglio grande e pesante, perché qui in Svizzera, fuori dall'Europa, devo portarmi in giro un vistoso permesso di soggiorno.
Ma l'equipollenza del mio dottorato non me l'ha chiesta nessuno, e si rivolgono a me come "dottoressa".

E allora oggi, purtroppo, preferisco la mia borsetta un po' più pesante all'equipollenza, nonostante il suo suono melodioso e un po' fiabesco.

05 ottobre 2016

Natale: un avvertimento.

Inizio Ottobre: praticamente Natale.
Ecco allora un piccolo monito per voi, che vi accingete a coprire di regali, ninnoli e cosucce i vostri figliolini, nipotini, piccoli amici, o qualsiasi altra creaturina sotto i 18 anni che vi capita a tiro.
Il nostro eroe, all'alba dei suoi 11 mesi, è stato posto (involontariamente) davanti all'inaspettata scelta tra due possibili giochi. 
Le possibilità erano le seguenti:


A sinistra, morbidoso peluche colorato con zampette di sabbiolina, ottima composizione di differenti materiali, colorato, rappresentate simpatico personaggio, ottenuto con raccolta punti presso un supermercato locale. In una parola: splendido.
A destra, supporto in cartoncino nero sagomato, ottenuto comprando dei fantasmini in cotone nero da donna. In una parola: spazzatura.

Secondo voi, con quale dei due oggetti il nostro eroe si è intrattenuto, solo soletto, in estasi ratto per 10 minuti abbondanti, sogghignando e studiando l'oggetto nei suoi minimi particolari?

A me va pure bene, così io mi coccolo Mike Wazowski, mentre lui si sollazza con il cartone, ma poi non dite che non ve l'avevo detto.