29 dicembre 2020

Un arbre, un enfant, 4 anni dopo.

A 4 anni dal nostro primo albero piantato nel demanio del comune di Losanna, piantato per festeggiare il nostro bimbo nato in realtà su di un Isola lontana, ma losannese d'adozione, eravamo prontissimi, questo ottobre, a cimentarci nuovamente nell'impresa, per celebrare questa volta la nostra bimba, che a Losanna ci è nata davvero, e che quindi questa quercia se la meritava proprio tutta. 

Ma ahimè, il 2020 ha visto anche questo evento pubblico saltare per via delle restrizioni sanitarie vigenti. Per fortuna i forestali losannesi non si son persi d'animo, e le querce le hanno piantate comunque, mandandoci pure la mappa del nuovo appezzamento, le foto, e un video dell'evento svoltosi in forma privata.

Approfitteremo sicuramente di queste vacanze stanziali per rendere degna visita all'appezzamento e a tutte le 1592 nuove quercine che affronteranno l'inverno al freddo del bosco per la prima volta. 

Tra l'altro 1592 querce per 1592 bimbi per cui il 2020 è stato un anno perfettamente normale, visto che sostanzialmente non ne hanno mai visti altri. Speriamo proprio di stupirvi tutti e 1592, bimbi del 2019, speriamo proprio che il 2021 vi lasci a bocca aperta.




 


21 dicembre 2020

Minuscoli drammi /63: Il contratto da postdoc che per fortuna non ho

A volte si fanno delle scelte di cui non si capisce bene la portata, se non più avanti, un indizio qui, uno lì, un segno.

Quando ho deciso di lasciare la carriera accademica a motivarmi erano un misto di delusione per il mondo accademico e per me stessa in quel mondo, una voglia di confrontarmi con tutto quello che c'era fuori, un desiderio di definirmi altro dal mio titolo di studio, che mi stava stretto, una decisione di dedicare tempo ed energia ad altri progetti. Ma non pensavo davvero quanto questa decisione avrebbe influito su tutti i processi che ho innescato nel momento in cui l'ho presa. O più che non pensarci, non ne realizzavo la portata.

L'altro giorno, ho raccolto un segno. 

Primo colloquio con la maestra di scuola di T., primo anno di scuola obbligatoria in un paese che non è il mio in una lingua che non è la mia. Il colloquio mi si presentava più come un esame che una semplice chiacchierata genitori-insegnante.

La maestra, gentilissima e non di primo pelo, subito si è premurata di chiederci da quanto fossimo in Svizzera e che lavoro facessimo, immagino per inquadrare almeno un poco il contesto familiare. Terrore nei suoi occhi quando le abbiamo raccontato di aver traslocato qui per via di un contratto da postdoc, terrore che però si è presto placato quando le abbiamo riferito di aver entrambi lasciato l'accademia per delle posizioni in azienda.

-  Ma quindi ora avete dei contratti indeterminati ? Non dei post doc? è scivolato alla maestra

- Sì sì, indeterminati.

Sospiro di sollievo della maestra (e nostro). 

E niente, che avere in classe figli di genitori stranieri e postdoc sia l'incubo di ogni maestra elementare (per via della lingua, della cultura, per via dell'avere a che fare con una bambino sostanzialmente solo e sradicato dal suo contesto, magari più volte nel giro di pochi anni, etc etc) non era difficile da immaginare, ma vederlo chiarissimo negli occhi della maestra del tuo bimbo, lo ammetto, è un'altra cosa.

17 dicembre 2020

Microrecensione #176: "Scheletri" di Zerocalcare

7/12/2020 - 10/12/2020 "Scheletri" di Zerocalcare.

Una congiunzione astrale favorevole ha fatto recapitare questo inaspettatissimo e graditissimo regalo di Sinterklaas - grazie Sinterklaas romano! - nella nostra cassetta delle lettere Svizzera proprio in un periodo di notti relativamente tranquille. Risultato: a tenermi sveglia ci ha pensato il libro, che dormire decentemente e un numero dignitoso di ore ormai semplicemente non si usa più.

Così in tre sere l'ho finito, divorato. Sarà stata la sete per un romanzo, per una storia, sarà stata la voglia di leggere qualcosa in italiano scritto da un italiano e ambientato in Italia, sarà stato che semplicemente è un bel libro, che anche se non sono cresciuta a Rebibbia, Zerocalcare ha la mia età, quella dei miei amici, e  più o meno tra le righe, parla spesso di cose che capisco, che ho vissuto, o che vivo ogni giorno.

Parla di chi resta, di chi parte, di chi cambia e di chi non vuol cambiare, di cose che vanno avanti ma che restano sempre le stesse, di cose invece che cambiano la vita tua e degli altri. In mezzo a tutto questo, un giallo ambientato ovviamente a Rebibbia, ma dai risvolti internazionali, violento, crudo.

Finito il libro, nella notte, ammetto di aver fatto fatica ad addormentarmi, tanti pensieri avevo a rincorrersi nella testa. Credo sia un buon segno, per un libro.

 

13 novembre 2020

Minuscoli drammi /62: Cracker

Quando dopo 10 mesi in cui chiunque (me compresa), in qualsiasi occasione, si prodiga a raccomandarti come lavarti le mani, soffiarti il naso, tossire, tua figlia, vedendo suo fratello soffiarsi il naso con un fazzoletto, decide di non essere da meno, nonostante la giovane età, e comincia a soffiarsi il naso con un cracker.


10 novembre 2020

Fragola e cioccolato

Il tempo passa, in fretta o no, ma passa, ed è così che ci siamo ritrovati, Subitoramic ed io, un lunedì mattina di pioggia e di ottobre, a decidere che basta, il seggiolone ad occupare mezza cucina non  serviva più, che si poteva passare a qualcosa di più agile, adatto a una bimba ormai "grande", ma che soprattutto non occupasse tre quarti dell'appartamento, che in aria di confinamento, si sa, ogni centimetro quadrato è prezioso.

Ma davanti al modello prescelto per l'acquisto, il dramma: prendere quello marrone e azzurro - un accostamento a dir poco azzardato, se non proprio sbagliato - o prendere quello marrone e rosa - e condannare così sicuramente la nostra secondogenita a un'infanzia di principesse e a un futuro di oppressione?

Essere genitori è anche questo: prendere decisioni velocemente, sotto pressione, quando pure la diretta interessata è evidentemente completamente disinteressata all'annosa questione, questione però che senza alcun dubbio avrà ripercussioni sull'intera vita dell'infante. 

E vada per il marrone e rosa, perché il marrone e azzurro era proprio inguardabile.

Così, quando all'uscita della scuola cerco di prevenire il certo disappunto del primogenito alla vista di quel cosetto dai colori discutibili installato in cucina, e per giunta al posto a tavola vicino al suo, due occhi entusiasti capovolgono in un secondo la situazione: "Marrone e rosa? Bello, mamma! Fragola e cioccolato!"

Quanto ho da imparare, quanto vorrei averli io, questi occhi magici, capaci di vedere le fragole e il cioccolato anche nel più brutto dei seggioloni.

Le notizie del giorno non sarebbero poi così tristi, anzi, forse metterebbero perfino di buon umore, quasi come il nostro nuovo seggiolone, che adesso, pensandolo un gelato d'estate, mi sembra semplicemente bellissimo.






04 novembre 2020

Microrecensione #175: "Je ferai de toi un homme heureux" di A. B. Ragde

 02/02/2020 - 04/10/2020 "Je ferai de toi un homme heureux" di A. B. Ragde.

Spinta da un abbastanza immotivato furore di lettura in francese, mi sono finalmente decisa a finire questo strano libro, letto a singhiozzo, trascinato per tanti mesi sul comodino. Un libro preso lo scorso anno da una scatolone sulle scale di casa, una scatolone di libri che la mia vicina liberava al mondo (per liberarsene lei). Ed è un libro senza una storia vera e propria, racconta le vite che si incrociano in un condominio di un'incerta cittadina norvegese negli anni '60. Dipinge una fotografia dell'epoca, e alla fin fine l'ho trovato interessante.

Il libro si apre con l'immagine dei campanelli, ogni targhetta un cognome, ogni cognome un capitolo, una famiglia, degli equilibri, degli squilibri. Le vite sono soprattutto vite di donne, a casa, chi più occupata, chi meno, di bimbi sperduti, di venditori porta a porta. Qualche uomo qui e là, buono solo a fare incidenti con la moto o a uccidere ratti con il gas dei tubi di scarico. O ad essere reso felice, più o meno...



28 ottobre 2020

Microrecensione #174: "Le dernier loup de mer " di J.-L. Van Den Heede

 07/09/2020 - 25/09/2020 "Le dernier loup de mer " di J.-L. Van Den Heede.

Forse il mio primo libro in francese letto di gusto, che non vedevo l'ora fosse l'ora della nanna per poterlo continuare. Sarà che padroneggio un pochino meglio la lingua, sarà che l'argomento era coinvolgente (VDH, come si fa chiamare il protagonista e voce narrante, vince un giro del mondo a vela in solitaria a 73 anni, e non un giro del mondo qualsiasi...), sarà che la storia spandeva positività da ogni pagina (che di questi tempi un po' ci vuole), sarà perché questo libro me l'aveva regalato Subirotamic a Natale ma per via della pandemia l'ho potuto portare a casa solo ad agosto, sarà per tutti questi motivi insieme, ma se vi piace il mare, se vi appassiona leggere di vite appassionanti e vi conforta leggere che non è mai troppo tardi per provare qualcosa di nuovo, ecco, leggetelo.

In italiano lo danno in uscita a Settembre 2020, ma non mi è chiarissimo se davvero è già uscito.

23 ottobre 2020

Vacanze d'Autunno

Quest'anno, il giorno prima che iniziassero le nostre prime vacanze scolastiche d'autunno, la Svizzera ci ha informati che non avremmo potuto passarle in patria, come programmato. Le vacanze però c'erano comunque, così ne abbiamo approfittato per una gita entro i confini, in canton Ticino. 

Di questa gita riporto qui di seguito le 6 scoperte (o riscoperte) più importanti che mi ha regalato:

  1. che l'acqua ha dei colori bellissimi, non solo quando è salata
  2. che viaggiare in fase "passeggino e pannolini" è faticoso, punto. Ma la certezza che passerà rende lieve il cammino.
  3. come son buoni la burrata e il Nero D'Avola (e un buon indirizzo a Lugano)
  4. che ci sono chiese inaspettatamente belle anche fuori dall'Italia
  5. che sul Lago dei quattro cantoni c'è uno scivolo magico incastonato in un percorso di vetro per biglie di vetro, che è ipnotico e fa una musica speciale
  6. laggiù in Ticino, ove comunque soffia aria di parenti, siamo stati bene, ma vedere la gioia dei bimbi quando anche solo dopo pochi giorni via si torna a casa, pure in quest'anno casalingo, non ha prezzo.

Dall'alto, nell'ordine: Il Ponte dei Salti, in Val Verzasca; il parco giochi di vetro; Ciao Beer - la birra del Ticino; il San Gottardo dall'auto; Ascona la bella; un'osteria a Lugano; Santa Maria degli Angioli, sempre a Lugano.

 

25 settembre 2020

Microrecensione #173: "Il mondo alla fine del mondo" di L. Sepúlveda

 17/08/2020 - 28/08/2020 "Il mondo alla fine del mondo" di L. Sepúlveda.

Non so perché quest'estate io mi sia ritrovata a leggere pochissimi libri. Forse non averne portati con me in Italia, e in vacanza, è stato l'inizio della fine, ma guardando fuori dalla finestra l'estate ormai è finita, almeno qui in Svizzera, e con sé si è portata via anche questo periodo di non lettura. Così ho ricominciato, e in poche sere divorato, questo bel libro che non so perché non avevo ancora letto. Me l'ha regalato un amico, inaspettatamente e senza ragione. E solo per questo già è partito bene.

Poi parla di mare, di mare alla fine del mondo, e di amore per il mare. Insomma, a differenza di altri libri dello stesso autore che non mi avevano detto un granché, questo mi è piaciuto molto, e non solo per il tema trattato, ma anche per i personaggi, l'ambientazione, la cartografia, e quel miscuglio indecifrabile di realtà e leggenda, verità e racconto, che poi, chissà dove sta veramente il confine, laggiù nella Terra del Fuoco deve essere ancora più difficile intravederlo, fra gli spruzzi di balena.

Peccato quest'anno senza pari si sia portato via anche Luis.

21 settembre 2020

La Foire aux Livres

Romainmôtier è uno di quei posti un po' magici, di quelli che  non si capisce bene se ci hanno messo un'abbazia perché era un posto già magico, o magico lo è diventato perché ci hanno messo un'abbazia. Ad ogni modo, ci si torna sempre volentieri. E finalmente, quest'anno, ci siamo tornati giusti giusti per la Foire aux Livres, una cantina sociale riempita di libri nuovi, usati, odore di carta. Bellissimo.

Abbiamo fatto "qualche" acquisto: da un libro di fotografie francesi in bianco e nero a un libro di leggende delle montagne del Jura. Un romanzo di un autore di Losanna, così per vederne il punto di vista, un Topolino del '78 perché anche T. poteva scegliere qualcosa da portare a casa, passando per qualche classico per adulti, qualche racconto per bambini, qualche tentazione dell'ultimo minuto.

Dentro a queste enormi stanze, tutto quello che si può pensare di mettere su un pezzo di carta; fuori dalle grandi finestre, i colori e le nuvole dell'autunno. 

Ve l'ho detto che Romainmôtier  è un posto magico.



16 settembre 2020

Il mare, dopo la primavera che è stata.

L'estate 2019 ci aveva visti confinati in una nazione senza sbocco sul mare, viste le dimensioni esagerate della mia pancia prima, le dimensioni minuscole di una neonata poi, senza dimenticare l'assenza di un qualsiasi documento valido per l'espatrio della medesima neonata fino a fine novembre.

L'estate 2020 ci stava per vedere confinati in casa, quand'ecco che improvvisamente i confini si sono aperti e alla faccia delle mie meste previsioni personali per questi mesi appena passati, si è potuti stare meglio, si è potuto attraversare le Alpi, e si è potuto, finalmente, andare al mare.

Il nostro primo mare in quattro.

Che vuol dire cercare di insegnare a T. a nuotare, convincere A. a non gattonare sul bagnasciuga puntando verso il largo, metterli entrambi in un carretto e pedalare sotto il sole verso una spiaggia isolata e bellissima.

Che vuol dire costruire castelli di sabbia grandissimi.

Che vuol dire andare a letto (presto) con il sale sulle pelle, trovare sabbia in tutte le tasche, e in tutti i pannolini, rincorrere pesciolini volando sulle praterie di posidonia sapendo che quelli sono gli unici cinque minuti in cui il mare è tutto per te. Il resto del tempo lo condividi con qualcuno appeso a un braccio o al collo, e va bene così. 

Che vuol dire cene sulla spiaggia, al tramonto, perché la costa ovest ti regala pure questo, che vuol dire chiacchiere infinite con i vicini di ombrellone, che quest'anno tutti hanno voglia di parlare con chiunque, e, dopo la primavera che è stata, direi che va proprio bene così.





11 settembre 2020

Il primo giorno di scuola

In questa fine agosto, T. ha cominciato la scuola dell'obbligo, qui in Svizzera. Un passo naturale, naturalissimo, per lui, un cambiamento epocale per una mamma italiana che inizia un percorso scolastico in territorio straniero, e che vede aprirsi davanti a sé il baratro della sua inadeguatezza linguistica e genitoriale sommata all'inserimento in svariati gruppi whatsapp di cui si faceva volentieri a meno. 

E sia, la scuola pubblica ci farà crescere tutti, anche in Svizzera.

Già peraltro ci ha dato le prime soddisfazioni. Per esempio, per la serie "facciamoci riconoscere subito dalla maestra con domande imbarazzanti", ho scoperto, domandandolo, cosa sono le scarpe da ritmica. Per chi fosse curioso, queste, per l'occasione decorate a mano dalla sottoscritta, su preciso ordine del giovane scolaro.

E poi, signore e signori, sono diventata con l'occasione conduttrice ufficiale del Pedibus, linea gialla.

La macchina non avrò ancora imparato a guidarla, ma un gruppetto di cinquenni a scuola li so ben condurre, anche in lingua straniera.

 

 


09 settembre 2020

Microrecensione #172: "Alla larga da Venezia" di F. Giliberto e G. Piovan

 01/07/2020 - 17/07/2020 "Alla larga da Venezia" di F. Giliberto e G. Piovan.

Dopo un inizio un po' stentato, in cui la prosa e la narrazione mi son parse un po' farraginose, mi son lasciata prendere dalla storia, che piano piano si fa sempre più coinvolgente, e sì, alla fine mi son fatta convincere da questo racconto, forse un po' troppo romanzato, forse un po' stucchevole, ma decisamente interessante per l'ambientazione e per le vicende narrate."L'incredibile viaggio di Piero Querini oltre il circolo polare artico nel '400", questo il sottotitolo, e, in breve, la trama del libro. Un viaggio che ha davvero dell'incredibile, un naufragio spettacolare e un rimpatrio forse ancora più straordinario, ma, cosa più importante, questo libro racconta le origini del rapporto tra Venezia e il suo baccalà, e per questo è consigliatissimo a chiunque si interessi almeno un poco all'una o all'altro di questi soggetti.

01 giugno 2020

Una descrizione

L'altro giorno T., non ricordo più perché, si è lanciato in una breve, ma efficace descrizione familiare. È fatta da un quattrenne, è buffa, è limitata, è limitante, è semplicemente perfetta:
Il papà si interessa di macchine, tu mamma ti interessi di scatole, io di Playmobil, e A., beh a A. interessa demolire tutto quello che costruisco.

Non avrei saputo fare una fotografia migliore di questo nostro periodo post quarantena: periodo di cambio dell'auto, di lavoretti, macchina da cucire, colla, forbici, periodo di primi giochi insieme, prime arrabbiature, prime deambulazioni casuali il cui unico intento non può essere che distruttivo. E allora mi segno qui questa descrizione, che ci dipinge uno a uno proprio adesso, per ricordarmi come siamo, poco prima dell'estate.

11 maggio 2020

Microrecensione #171: "Il GGG" di R. Dahl

14/04/2020 - 19/04/2020 "Il GGG" di R. Dahl. 
Dopo "La fabbrica del cioccolato" è difficile fermarsi, così ho letto anche questo, che tra l'altro non ricordavo di aver mai letto precedentemente - una gravissima lacuna che fortunatamente ho tosto colmata. Una storia semplicemente bellissima, coinvolgente, delicata, ma allo stesso tempo, se vogliamo, trucida e spaventosa. 
In questo periodo sono spesso sveglia nell'Ora delle Ombre, quell'ora della notte in cui non accade niente, a parte il silenzio, e i mostri spaventosi scorrazzano liberi. E ogni notte non so cosa sperare, se vederlo o no, un gigante, per imbarcarmi anche io con lui in un'avventura al di fuori di questa quarantena domestica.

04 maggio 2020

Microrecensione #170: "La fabbrica di cioccolato" di R. Dahl

06/04/2020 - 13/04/2020 "La fabbrica di cioccolato" di R. Dahl. Un grande, grandissimo classico che ho iniziato a (ri)leggere per vedere se poteva andare già bene per il mio quattrenne, e la risposta è no, il quattrenne non è pronto, non se lo godrebbe come si deve, e allora niente, bisogna aspettare ancora qualche annetto. 
Nulla vietava però di continuare la lettura per puro piacere, un piacere simile a quello che si prova nel gustare un bel pezzetto di ottima cioccolata.
Quale lettura migliore poi, per una Pasqua casalinga in Svizzera?

01 maggio 2020

#iorestoacasa : settimana 7


Il social distancing, ovvero, quel che resta dopo la fase 1, qui in Svizzera.

27 aprile 2020

Microrecensione #169: "Il Mediterraneo in barca" di G. Simenon

25/02/2020 - 15/03/2020 "Il Mediterraneo in barca" di G. Simenon. 
Una lettura del tutto casuale, perché il libro l'ha lasciato qui mia mamma l'ultima volta che è passata di qui. L'aveva letto in treno venendo a Losanna, e ripartendo ha preso un libro nuovo dal mio scaffale, e ha lasciato questo. È così che si contaminano le librerie. Ma anche: quando potremo di nuovo scambiarci dei libri? passare la frontiera? ritrovarci come una famiglia normale quale siamo? chissà.
Buffo perché questo libro delle frontiere e dei confini, che danno sul Mediterraneo, se ne infischia. Sono stralci di un diario di viaggio, che insieme dipingono quell'accozzaglia di sensazioni che è il Mediterraneo, gente, animali, coste, famiglie, appunto, marinai, acqua, bella vita e povera gente.
Il libro è di piacevole lettura, ma non illuminante, né personalmente particolarmente coinvolgente, seppur tratti un tema a me molto caro. Impossibile però non simpatizzare con il Simenon quando, e succede in più punti nel libro, bistratta i popoli nordici e li prende in giro. Dopo 7 anni d'Olanda, un po' li conosco, i nordici, e Simenon, beh, si vede che li conosceva anche lui.

23 aprile 2020

#iorestoacasa : settimana 6


Una minuscola torta alle pere, per festeggiare un non compleanno, il chinotto svizzero, che esiste, sapevatelo, gli gnocchi, le verdure che si vanno a comprare nelle fattorie giusto fuori città, visto che il mercato settimanale è chiuso, e le fattorie hanno porte bellissime, la macchina da cucire, che uscita dall'armadio per fare un lavoretto per la vicina, ha cucito su richiesta un coccodrillo morbido morbido, una mucca che ci sorride dalla finestra della sua fattoria di cartone nuova di pacca.

20 aprile 2020

Microrecensione #168: "Weapons of math destruction" di C. O'Neil

1/2/2020 - 21/2/2020 "Weapons of math destruction - How big data increases inequality and threatens democracy" di C. O'Neil.
Questo libro mi aspettava da un po' (grazie a mio fratello che me lo regalò tempo fa), ma devo dire che per puro caso ho scelto il momento giusto, per me, per leggerlo. Una lettura indispensabile per chiunque si trovi, per un motivo o per l'altro, a dover giudicare un numero altissimo di qualsiasi cosa con il minimo sforzo possibile, ma in fondo, mi arrischio a dire, una lettura indispensabile per chiunque, al giorno d'oggi, tanto immersi siamo nei cosiddetti "big data".
Un sacco di idee interessanti, un sacco di esempi illuminanti, e pure scritto bene. Cosa volete di più, leggetelo!: vi verrà poi da giudicare ogni algoritmo che vedete, vi verranno tantissime domande sugli algoritmi, reali o mentali, che usiamo ogni giorno, o su quelli che vengono usati su di noi. Il libro non ha tutte le risposte, ma le domande che ho iniziato a farmi hanno sicuramente migliorato gli algoritmi che uso io, e le buone pratiche, si sa, sono contagiose.

17 aprile 2020

#iorestoacasa : settimana 5


Il tempo per cucinare il Kougelhopf, i lavoretti pasquali di T., e quelli miei, i pulcini di Texel che sono arrivati fin qui, per festeggiare ancora una volta insieme la primavera, la Pasquetta e la distanza sociale in Svizzera, e due passi serali, dopo cena, solo T. ed io, a guardare i pipistrelli volare sul lago. E accorgersi ancora una volta di quanta fortuna abbiamo che due passi due ci portino fino a qui.

15 aprile 2020

Minuscoli drammi/61: La scompagnia

"Mamma, per piacere sposti mia sorella che mi sta facendo scompagnia?" E niente, non c'è bisogno di spiegazioni, si capisce benissimo cosa sia la scompagnia e perché io debba spostare sua sorella. Ovviamente lo faccio, senza fare domande e senza disturbare, perché non sarò certo io a dire che la scompagnia non esiste. Esiste eccome, e davvero non credo ci sia miglior modo di battezzarla, soprattutto alla quinta settimana di quarantena casalinga.

10 aprile 2020

Microrecensione #167: "Blueprint: How DNA Makes Us Who We Are" di R. Plomin

01/09/2019 - 31/01/2020 "Blueprint: How DNA Makes Us Who We Are" di R. Plomin.
Dopo un lungo periodo di rifiuto, negli ultimi anni ho cominciato a interessarmi alla biologia. Forse perché ho visto intorno a me e ho frequentato tante persone che hanno studiato biologia, forse perché ho iniziato a sentire il bisogno di capire cosa sono, cosa siamo, sarà l'età, sarà che ho vissuto in prima persona quella parabola incredibile che è la gravidanza, capolavoro della biologia. Qualsiasi sia il motivo, non chiedetemi perché invece di cominciare da dei testi base (anzi, se qualcuno ha qualche suggerimento di un testo base di biologia, che sia di piacevole lettura, si faccia avanti!) ho iniziato con libri sull'evoluzione della specie, che però devo ancora finire, e con questo, sull'impronta genetica che ci rende quello che siamo, individualmente.
Il libro, ormai in giro da un po', è stato ed è fonte di dibattito perché tratta un tema estremamente controverso, e cioè l'ereditarietà dei tratti psicologici, delle capacità cognitive, e di altri tratti che non siamo abituati a pensare come "genetici".
E allora, lo sono o no?
Il libro dice di sì, e porta molti dati a supporto. Ho trovato alcuni concetti molto interessanti, ribaltati, come il fatto che la somiglianza di status tra le generazioni sia in realtà da considerarsi un buon segno per la società, perché consentirebbe di fatto ai geni di ciascuno (che sono ereditari) di esprimersi liberamente. Interessanti gli esperimenti scientifici che ribaltano il concetto che diamo per scontato essere negativo del "tale padre tale figlio"; interessanti gli esperimenti effettuati sulle coppie di gemelli cresciuti in famiglie diverse, per studiare gli effetti dell'ambiente sulla genetica.
Interessante, provocatorio, ma non del tutto convincente. Si ha la netta impressione, per tutta la durata del libro, di star ascoltando solo metà della storia, solo una lettura degli esperimenti, solo una possibile interpretazione dei dati. Ora dovrei trovare un libro che mi faccia ascoltare l'altra campana, sono certa che sia lì ad aspettarmi da qualche parte, ma forse, ammettiamolo, prima delle controversie della biologia, sarebbe meglio che io mi dedicassi prima alle sue basi.

09 aprile 2020

#iorestoacasa : settimana 4




Il lago, che per fortuna è vicino, vicinissimo, e a volte ci si può ancora andare, le verdure del nostro verduraio siculo di fiducia, che per fortuna fa anche consegne a domicilio, e i capelli di A., che per fortuna stanno cominciando a crescere, anche se di lato.

E il punto della situazione, fatto dal mio quattrenne preferito, con tono né afflitto né disperato, una semplice constatazione: "Eh mamma, il mondo è bello perché si può stare con le persone, adesso non si può. Peccato."

02 aprile 2020

#iorestoacasa : settimana 3


I parchi segreti, che qui bisogna cercarli per trovarne di vuoti, la nonna che legge i Puffi ai nipoti, ma da dentro un computer, un riccio che viene a darci la buonanotte sotto le finestre, un compleanno speciale festeggiato a distanza, l'aereo, o il treno, o un qualsiasi mezzo di trasporto, che non vediamo l'ora di prendere.

E poi, tra le mille parole che si scambiano in queste mille ore passate sempre insieme, le verità che vengono a galla: "all'asilo ci tagliano gli spaghetti con le forbici".
Ora che lo so, quando riaprirà, l'asilo, con che cuore ci manderò mio figlio?

26 marzo 2020

#iorestoacasa : settimana 2


I cartelli un po' dappertutto, la primavera sul balcone, i pomeriggi di ginnastica, di colori, di lego, di chiacchiere con la figlia dei vicini, con il walkie talkie.

18 marzo 2020

#iorestoacasa : settimana 1

Il domino, il teatro, le pulizie, i pomeriggi e il mare, che non è mai stato così lontano.

18 febbraio 2020

Microrecensione #166: "Se niente importa" di J. S. Foer

08/01/2020 - 26/01/2020 "Se niente importa" di J. S. Foer. 
Non ho letto questo libro per convincermi che essere vegetariani sia la scelta giusta, sotto tutti i punti di vista, etici, morali, ambientali, umani, tutti. Già lo so, lo sono stata 10 anni della mia vita.
Ho ricominciato a mangiare carne per diversi motivi, forse legati alla pigrizia più di quanto voglia ammettere, ma anche perché il mio corpo, più o meno 5 anni fa, ha smesso di essere solo "mio", ed è diventato un corpo di mamma, un corpo a disposizione, in cui crescere, da cui nutrirsi, in cui ripararsi. Così ho ricominciato a mangiare carne, poca, pensando che non potevo imporre questa scelta a nessuno, e forse anche per praticità, attorno a una tavola che non era più soltanto mia, né condivisa soltanto con "adulti consenzienti".
Ma è da un po' che il bisogno di fare la cosa giusta, di fare le cose per bene, anche le più quotidiane e scontate, sta tornando spesso nei miei pensieri. Forse semplicemente perché sto uscendo dal periodo del post parto, e rientrando in una dimensione più mia, in cui anche le mie scelte e le mie azioni contano, a prescindere da cosa ne pensi l'ultima arrivata in famiglia.  
E con il bisogno di fare la cosa giusta, anche quello di mettere sulla tavola, anche e soprattutto davanti ai miei bimbi, le mie ragioni per crederla tale. 
Ed è per questo che ho preso questo libro dallo scaffale, dove stava da un po', per continuare questa mia riflessione e vedere se portava da qualche parte: non per farmi scioccare da racconti cruenti (ma se non avete mai riflettuto sulla carne che mangiate, tenetevi forte), ma per riprendere le fila di una cosa che ho la sensazione di aver interrotto.
Il libro non mi delusa, anzi, è ben scritto, e nonostante il tema la lettura è scorrevole e non didattica, a tratti addirittura piacevole. Quello che ho apprezzato maggiormente è che oltre a fornire molti dati, affronta il tema anche e dal punto di vista quotidiano, familiare se vogliamo, che a mio parere è l'unico modo sensato di affrontare un discorso sul cibo, riconoscendo che il valore culturale di un pasto condiviso è forse lo scoglio più grande per chi vuole fare una scelta che coinvolge ciò che si mangia.
L'autore racconta il suo percorso e ha spronato me a ricominciare a pensare al mio, che sarà per forza di cose diverso da quello intrapreso dalla me stessa di 15 anni fa.
E la prima conclusione a cui sono arrivata è che andrà bene lo stesso, perché non c'è una sola risposta possibile. Perché tutto è cambiato, e ora, per arrivare alla stessa coerenza, devo fare tutto un altro giro.
Bello. Forse una delle rare volte in cui me ne rendo veramente conto.

12 febbraio 2020

Minuscoli drammi/60: La Carbonara

Premessa: a mio figlio T. non piacciono le uova. Non è un capriccio, è che proprio non gli sono mai piaciute, e continuano a non piacergli seppur periodicamente riproposte. Il che, con una mamma quasi vegetariana e un papà avverso ai latticini, è un minuscolo dramma culinario di per sé, ma oggi, amici, parliamo d'altro.

All'uscita dall'asilo, l'altro giorno, la maestra è impegnata nel resoconto della giornata del giovane T., completo di che cosa avesse mangiato e cosa no.
Traduco simultaneamente dal francese:
"... e poi ha mangiato tantissimi spaghetti alla carbonara"
"Davvero?"
"Davvero sì, tantissimi"
"Che bello! Ma mi fa strano, ma siamo sicuri fossero alla carbonara?"
"Sì sì alla carbonara, e che di gusto che li ha mangiati"
"Ma alla carbonara carbonara? Con l'uovo?"
"Uovo?"
"..."
"No, niente uovo, c'era la pancetta e la panna, alla carbonara, no?"
 
Ed ecco che i miei occhi devono aver trasmesso quel baratro che si crea nello stomaco dell'espatriato che no, non vuole essere scortese, né atteggiarsi a grande chef, né nient'altro, è solo che la carbonara con panna e pancetta, senza uovo, non si chiama carbonara, mi dispiace, al limite si chiama pasta con  panna e pancetta, e allora per questo non ci siamo capite, non son mica qui a giudicare nessuno, ognuno è libero, per carità, di mangiare la pasta come più gli aggrada, solo, la terminologia è importante, e mi ha confusa.
Così lei si è sentita in dovere di aggiungere "sì forse non è proprio la carbonara originale, come la fate voi in Italia, ma è buona".
E io mi sono fatta piccola piccola, dispiaciuta che la maestra si fosse sentita guardata dall'alto della cucina italiana in basso, ma io giuro non volevo, era solo per capire, perché il giorno che T. mangerà la carbonara (quella vera) farò i salti di gioia e allora, ecco, volevo solo essere sicura, prima di prendere lo slancio.

29 gennaio 2020

Microrecensione #165: "Le otto montagne" di P. Cognetti

06/01/2020 - 07/01/2020 "Le otto montagne" di P. Cognetti. Ne avevo letto bene, di questo libro, cosa pericolosa, ma, contro ogni previsione, non mi ha per niente delusa. Complice la stagione invernale e una bimba in letargo, l'ho letto tutto d'un fiato, in due giorni, cosa che non mi capitava da anni di poter fare, e sarà stato anche questo un motivo del mio tanto apprezzarlo.
Un romanzo classico, un'amicizia fra due persone molto diverse o forse solo figlie di due mondi diversi, un'ambientazione, la montagna, per me relativamente facile da decifrare, nella sua maestosità e nella sua miseria. Un finale senza colpi di scena, ma non è quello l'importante. La storia di una famiglia, le storie di due vite, scritte bene. Un bel libro insomma, che era un po' che non se ne leggevano. Ora bisognerà recuperare gli altri dello stesso autore, un buon proposito con cui cominciare quest'anno di letture.

22 gennaio 2020

Microrecensione #164: "Isola" di S. R. H. Jacobsen

25/12/2019 - 05/01/2020 "Isola" di S. R. H. Jacobsen. Credo Babbo Natale legga il mio blog, perché sotto l'albero ho trovato questo libro, dal titolo straordinariamente suggestivo per me, in questo periodo. E dopo quasi un anno che non tornavo in Italia, un anno pieno di avvenimenti, un lungo periodo di lettura di tanti saggi - chissà perché -, era ora di tornare a un romanzo, di tornare tra le pagine per me rassicuranti di un libro dell'Iperborea, di tornare a casa.
Un libro malinconico che viene veramente dal Nord, dalle Isole Faroe!, che parla di espatrio con delicatezza e realismo, di inverni e di estati, di nostalgia di casa, di distanze in miglia nautiche e di distanze enormi come quelle fra due lingue, un libro che parla, appunto, di isole e di isolani.
Per me, niente di meglio. Babbo Natale non sbaglia mai.

15 gennaio 2020

Minuscoli drammi/59: Atto I (ovvero, di nascita)

Siamo in Svizzera da ormai quasi 4 anni, tenutari di permesso B, grande, grigetto, bruttino, che rompe il portafoglio. Ci siamo sentiti così bene qui che abbiamo deciso di farvici nascere la nostra secondogenita, non prevedendo però, che la burocrazia per questo genere di cose fosse così ... così ... così. 
E niente, per alcune cose qui in Svizzera è più facile, per altre, effettivamente, no. Ma andiamo con ordine, anzi, cominciamo ancora prima che inizi tutta la storia, quando ancora mi aggiravo agile con il pancione e andavo a visitare ospedali in vista del parto. È in una di queste occasioni infatti che gentilmente mi favoriscono un foglio giallino con la lista dei documenti necessari per produrre un certificato di nascita, qualora se ne presentasse l'occasione. La lista è lunga e in certi punti contraddittoria, è diversa per i cittadini portoghesi (??? - ah, gli accordi bilaterali!), e insomma genera più domande che risposte. Colto da fervore, Subirotamic chiama allora il centralino dello Stato Civile del canton Vaud per avere informazioni dettagliate. Al telefono, viene però liquidato frettolosamente dall'addetto che dice di non preoccuparsi, che non sa esattamente, che dipende, che di solito non ci sono problemi, che mandiamo le carte che abbiamo e poi vedremo quando nasce il bambino. Insomma, un "no se pol, no gavemo, volentieri" triestino in salsa svizzera, e che vuoi che sia, siamo abituati, noi, ai metodi asburgici.
Siamo più o meno in maggio credo. Due o tre mesi dopo, nasce A. Evviva!
Il fiero papà va subito al banco dell'ospedale per fare le carte per la dichiarazione di nascita, con certificati di nascita nostri, di matrimonio, passaporti, cose così. Tanto di solito vanno bene le carte che abbiamo, e poi, vedremo, no?
Passa un mese, A. cresce, ma nessuna carta me la certifica.
Passano telefonate allora Stato Civile con risposte vaghe, siamo in ritardo, sa com'è, l'estate.
All'improvviso, una missiva dallo Stato Civile.
I certificati non vanno bene, alcuni, servono certificati di nascita più recenti, anche quello di nascita del fratello (dall'Olanda, facile), serve recente, servono i nomi dei nonni, tutto da rifare. Intanto è Ferragosto, il periodo migliore per la burocrazia italiana e non solo, e parenti vengono spediti in fretta nei vari comuni italiani a ottenere nuovi certificati.
Una manciata di telefonate dopo,  qualche cambio di addetto al nostro dossier dopo a complicare le cose, colpo di scena, pare che il comune dove è stato celebrato il nostro matrimonio non abbia mai comunicato il fatto al comune di nascita dello sposo, e questo infici la produzione del suo certificato di nascita. Interpellato, il comune del matrimonio, dà la colpa all'ambasciata olandese, che di mezzo c'era, è vero, ma chissà. Si decide comunque di non coinvolgere in tutto questo anche l'ambasciata olandese e tiriamo avanti, il comune del matrimonio viene redarguito da un Subirotamic particolarmente agguerrito, che in due giorni ottiene la sistemazione del suo status e il suo certificato di nascita aggiornato. Che però deve arrivare poi con la posta fino in Svizzera. Il mio arriverà direttamente con i parenti coinvolti nelle operazioni nei vari uffici italiani, che ormai era ora che ci venissero a trovare, tanto questa storia era andata avanti.
E così, dopo esattamente 3 mesi dalla sua nascita, A. ha finalmente un documento che ci informa che, se vogliamo, possiamo richiedere un grazioso certificato di nascita svizzero, con tanto di angolino argentato, per la modica cifra di 30 CHF a copia. Ne richiediamo 3, nell'ebbrezza della conquista non si bada a spese.
Poi sappiamo già che uno servirà per il consolato italiano, perché sì, confermando l'evidenza inconfutabile della sua esistenza, la Svizzera ha finalmente accettato la nascita di A., ma l'Italia? Per l'Italia A. c'è?
Non ancora.
Contatto lo Stato Civile del Consolato di Ginevra per sapere i tempi tecnici della registrazione della nascita di un neonato allo Stato Civile italiano (passo indispensabile per ottenere un qualsiasi documento di identità). A parte che una risposta automatica mi informa che a causa di un'inondazione del palazzo il consolato non lavora a pieno regime, mi si dice che la registrazione avviene: subito se ci si presenta di persona, dopo 3 mesi se si invia il certificato per posta.
Eccoci quindi in treno, io e la neonata, a fine Ottobre, per andare di persona al Consolato di mercoledì senza appuntamento (come consigliato per email dal gentile collega del Console). Sulla porta del Consolato, a Ginevra, c'è scritto che a causa dell'inondazione il mercoledì non ricevono più senza appuntamento.
Faccio finta di non aver letto il cartello, e entro nell'elegante palazzina puntando tutto sulla tenerezza suscitata dalla neonata negli astanti.
Incredibilmente non ci sono scale tra me e l'ufficio dello stato civile, evvai!, ma a fermarmi c'è un cartello che impedisce l'entrata nell'ufficio dei passeggini.
Non vorrete mica che la lasci fuori? Chiedo quando è il mio turno. Ma no signora si figuri entri pure.
Evito la mia solita pedanteria e non chiedo nulla sulla funzione del cartello affisso fuori dalla porta.
A. è ora registrata anche in Italia, tutti hanno finalmente ammesso che è nata,  possiamo quindi valicare il confine di Stato e passare il Natale in famiglia?
Orrore! Eresia! Il certificato di nascita e la registrazione non sono assolutamente documenti validi per l'espatrio, come tragicamente mi informa l'impiegata consolare, e non si ascolti la gggente che dice di aver  viaggiato con questi documenti, che ti rimandano indietro alla frontiera, che ti prendono il bambino, che a Genova una coppia è dovuta tornare in Svizzera (ora che ci penso, non so cosa intendesse riportando le disavventure di questa giovane famigliola, ma non volevo certo interrompere la serie di drammi snocciolati dall'improvvisata Cassandra consolare), che insomma, anche in questo frangente, "no se pol, no gavemo, volentieri" triestino, in questo caso però in salsa emigrato italiano in Svizzera.
E va bene, signora, mi ha convinto, faremo il passaporto anche a questa bimba, come avevamo fatto con T. all'ambasciata olandese, con prezzo maggiorato e validità ridotta. Si può fare ora?
No perché ci vuole l'appuntamento.

E finisce così, questa storia, tre giorni tre prima del nostro treno per l'Italia, questa volta anche con Subirotamic che per i passaporti dei minori ci vuole tutto il parentado, di nuovo in gita a Ginevra.
Per fortuna un amico siriano-tedesco, attualmente residente nella zona, mi aveva consigliato il miglior ristorante libanese della città e a Ginevra, oltre a ottenere finalmente dei documenti validi per l'espatrio per A. (4 mesi e mezzo dopo la sua nascita), abbiamo pure pranzato bene.