29 dicembre 2020

Un arbre, un enfant, 4 anni dopo.

A 4 anni dal nostro primo albero piantato nel demanio del comune di Losanna, piantato per festeggiare il nostro bimbo nato in realtà su di un Isola lontana, ma losannese d'adozione, eravamo prontissimi, questo ottobre, a cimentarci nuovamente nell'impresa, per celebrare questa volta la nostra bimba, che a Losanna ci è nata davvero, e che quindi questa quercia se la meritava proprio tutta. 

Ma ahimè, il 2020 ha visto anche questo evento pubblico saltare per via delle restrizioni sanitarie vigenti. Per fortuna i forestali losannesi non si son persi d'animo, e le querce le hanno piantate comunque, mandandoci pure la mappa del nuovo appezzamento, le foto, e un video dell'evento svoltosi in forma privata.

Approfitteremo sicuramente di queste vacanze stanziali per rendere degna visita all'appezzamento e a tutte le 1592 nuove quercine che affronteranno l'inverno al freddo del bosco per la prima volta. 

Tra l'altro 1592 querce per 1592 bimbi per cui il 2020 è stato un anno perfettamente normale, visto che sostanzialmente non ne hanno mai visti altri. Speriamo proprio di stupirvi tutti e 1592, bimbi del 2019, speriamo proprio che il 2021 vi lasci a bocca aperta.




 


21 dicembre 2020

Minuscoli drammi /63: Il contratto da postdoc che per fortuna non ho

A volte si fanno delle scelte di cui non si capisce bene la portata, se non più avanti, un indizio qui, uno lì, un segno.

Quando ho deciso di lasciare la carriera accademica a motivarmi erano un misto di delusione per il mondo accademico e per me stessa in quel mondo, una voglia di confrontarmi con tutto quello che c'era fuori, un desiderio di definirmi altro dal mio titolo di studio, che mi stava stretto, una decisione di dedicare tempo ed energia ad altri progetti. Ma non pensavo davvero quanto questa decisione avrebbe influito su tutti i processi che ho innescato nel momento in cui l'ho presa. O più che non pensarci, non ne realizzavo la portata.

L'altro giorno, ho raccolto un segno. 

Primo colloquio con la maestra di scuola di T., primo anno di scuola obbligatoria in un paese che non è il mio in una lingua che non è la mia. Il colloquio mi si presentava più come un esame che una semplice chiacchierata genitori-insegnante.

La maestra, gentilissima e non di primo pelo, subito si è premurata di chiederci da quanto fossimo in Svizzera e che lavoro facessimo, immagino per inquadrare almeno un poco il contesto familiare. Terrore nei suoi occhi quando le abbiamo raccontato di aver traslocato qui per via di un contratto da postdoc, terrore che però si è presto placato quando le abbiamo riferito di aver entrambi lasciato l'accademia per delle posizioni in azienda.

-  Ma quindi ora avete dei contratti indeterminati ? Non dei post doc? è scivolato alla maestra

- Sì sì, indeterminati.

Sospiro di sollievo della maestra (e nostro). 

E niente, che avere in classe figli di genitori stranieri e postdoc sia l'incubo di ogni maestra elementare (per via della lingua, della cultura, per via dell'avere a che fare con una bambino sostanzialmente solo e sradicato dal suo contesto, magari più volte nel giro di pochi anni, etc etc) non era difficile da immaginare, ma vederlo chiarissimo negli occhi della maestra del tuo bimbo, lo ammetto, è un'altra cosa.

17 dicembre 2020

Microrecensione #176: "Scheletri" di Zerocalcare

7/12/2020 - 10/12/2020 "Scheletri" di Zerocalcare.

Una congiunzione astrale favorevole ha fatto recapitare questo inaspettatissimo e graditissimo regalo di Sinterklaas - grazie Sinterklaas romano! - nella nostra cassetta delle lettere Svizzera proprio in un periodo di notti relativamente tranquille. Risultato: a tenermi sveglia ci ha pensato il libro, che dormire decentemente e un numero dignitoso di ore ormai semplicemente non si usa più.

Così in tre sere l'ho finito, divorato. Sarà stata la sete per un romanzo, per una storia, sarà stata la voglia di leggere qualcosa in italiano scritto da un italiano e ambientato in Italia, sarà stato che semplicemente è un bel libro, che anche se non sono cresciuta a Rebibbia, Zerocalcare ha la mia età, quella dei miei amici, e  più o meno tra le righe, parla spesso di cose che capisco, che ho vissuto, o che vivo ogni giorno.

Parla di chi resta, di chi parte, di chi cambia e di chi non vuol cambiare, di cose che vanno avanti ma che restano sempre le stesse, di cose invece che cambiano la vita tua e degli altri. In mezzo a tutto questo, un giallo ambientato ovviamente a Rebibbia, ma dai risvolti internazionali, violento, crudo.

Finito il libro, nella notte, ammetto di aver fatto fatica ad addormentarmi, tanti pensieri avevo a rincorrersi nella testa. Credo sia un buon segno, per un libro.