31 ottobre 2019

Un'isola nuova

E a proposito di nomi e significati di nomi, un po' di tempo fa, al parco, anche io ho passato il mio attimo di paura.
Stavo allattando la mia piccola A. seduta su una panchina vista lago e pedalò, quando una giovane mamma mi si avvicina e mi si mette a chiacchierare. Com'è, come non è, finisce che mi chiede il nome della mia bimba, e io glielo dico, e lì lei mi sorride e mi dice: ah, nella mia lingua, il turco, vuol dire...

E lì il mondo si ferma: perché, perché non ho controllato il significato della parola in tutte le lingue del mondo, perché questa svista madornale, e ora la mia povera bimba sarà costretta a vivere con questa croce per sempre, chissà che cosa vorrà dire di terribile, volgare, malaugurante, perché siamo stati così ingenui, perché?

... nella mia lingua vuol dire isola.
Isola?
Isola.
Ma io amo le isole. Io su un'isola ci sono nata, ci ho vissuto per tanto tempo, su un'altra isola, ho navigato verso tantissime isole, grandi e piccole, ma tutte bellissime, perché puntini sporchi di sabbia nel mare luccicante, terra battuta dal vento e dal sale, piccoli confini da difendere dalla furia dell'oceano, spiagge coccolate dalle onde.
Isola. In un certo senso, ho chiamato mia figlia isola, e neppure lo sapevo.

Son le meraviglie che si imparano a chiacchierare con gli sconosciuti, a bordo lago, nella luce di un pomeriggio di fine estate.

24 ottobre 2019

Minuscoli drammi/58: Il dialetto veneziano.

T. recentemente, oltre ad aver avuto una sorella, ha pure cambiato asilo. Il senso di colpa quindi per averlo, nel giro di un mese e mezzo, detronizzato da figlio unico e strappato dai suoi primi amici è ancora forte, e si fa di tutto per cercare di inserirlo e inserirsi nel nuovo asilo di quartiere velocemente, e nel migliore dei modi. 
Così Subirotamic, non particolarmente noto per le sue doti sociali e chiacchierecce, si sforza a presentarsi e a presentare T. non appena incrocia, nell'atrio dell'asilo, qualche genitore.

- Buongiorno, io sono Subirotamic e questo è T., abbiamo appena cambiato asilo e viviamo nel quartiere, e questa bella bimba come si chiama?
- Mona
- ...

E così niente, ha dovuto abbassare lo sguardo, e fuggire in silenzio, e chissà se mai qualcuno avrà il coraggio di spiegarglielo, a questi mamma e papà, perché.
Che poi non è grave, se per tutta la vita la povera Mona si terrà lontana dal Nord Est italiano: niente viaggi a Verona, niente scambi di studio a Padova, niente luna di miele a Venezia.
Mi raccomando, Mona, mi raccomando!

17 ottobre 2019

Dieci anni altrove

A settembre di dieci anni fa ho spostato la mia residenza fuori dall'Italia: pensieri.

Dieci anni altrove,
uno più di nove.
Tra la meraviglia dell'esser andata via,
e la nostalgia.

Su quel filo sottile tra la bella avventura,
l'isolamento, il dubbio, e la paura.
Aerei e treni presi piangendo,
valigie fatte ridendo.

Ho perso tempo a casa, e quello è andato
perduto il quotidiano, il troppo, lo sbagliato.
Rimane solo il tempo voluto e organizzato,
rimane quel che leggo, e un ricordo patinato.

Amici ognuno nel o dal suo altrove,
si è imparato a forza tante cose nuove.
Alcune interessanti, altre meno,
ché c'è la pioggia prima dell'arcobaleno.

Due bimbi partoriti in Paesi differenti,
con un concetto strano dei parenti.
La loro casa è qui, per loro è rovesciato,
per lor son nonni e zii che son nel posto sbagliato.

Così vivendo altrove è facile pensare,
che tutto no, ma tanto, è relativo
che se son qui c'è almeno un buon motivo,
ma un giorno, se si vuole, si possa ben cambiare.

Radici fragili e sottili,
mi lasciano le strade tutte aperte.
Quella di casa pure, altre più incerte
ma che sappiamo poi non così ostili.

Per cui per il momento mi godo i monti e il lago,
che oggi qui c'è il sole, e il futuro, oltr'a esser prodigo, è vago.

Dieci anni altrove,
uno più di nove.
I prossimi, davvero, chi lo sa?
e questa è una magia
dell'esser andata via.