28 ottobre 2013

Dodici Beaufort

Giusto per dovere di cronaca, ecco il vento di oggi qui sull'Isola misurato dalla stazione meteo del mio Istituto.
In basso, in rosso, le ore.
A sinistra, la scala blu, è in metri al secondo, a destra, quella verdina, in Beaufort.
La linea blu è la velocità del vento media in non so che intervallo di tempo, mentre i puntini rossi sono i massimi istantanei.
La media ha toccato un massimo di 11 Bft (fortunale) intorno alle 10, con raffiche ben oltre i 12 Bft (uragano, nonché limite massimo della scala) per circa due ore.
Domani, andrà meglio.


25 ottobre 2013

Minuscoli drammi quotidiani/14: Lunedì.

Questo non sarà un post di protesta contro tutti i Lunedì, contro l'inizio della settimana, contro la sveglia, contro il pranzo portato da casa in un tapperware, contro le otto ore davanti a un computer a digitare Scienza, no. 
Questo è un preciso post di protesta contro un preciso Lunedì, il prossimo, in cui le previsioni del vento danno forza 10 (91 km/h) raffiche 11 (116 km/h).
Come vedete qui di seguito, sfumature di vento violablucobalto rare anche per l'Isola.


E io quindi protesto, perché c'è troppo vento pure per l'aquilone, che poi, anche se non volassi via appesa a quel filo sottilissimo, anche se riuscissi a trovare un modo di ancorarmi alla sabbia della spiaggia, non potrei andarci in spiaggia, perché, mannaggia, è Lunedì.

24 ottobre 2013

Microrecensione #65: "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" di M. Haddon

20/10/2013 - 23/10/2013 "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" di M. Haddon. Un giallo su di un omicidio e un viaggio (non so quanto veritiero, pero') nella mente complicata di un ragazzo molto difficile. Dramma, ironia, cinismo, poesia e matematica, risultato: un libro che si legge tutto di un fiato,  e che lascia, poi, un domanda. 
Come mi comporterei, io, con questo investigatore speciale?

20 ottobre 2013

Microrecensione #64: "La notte ha cambiato rumore" di M. Dueñas

01/10/2013 - 20/10/2013 "La notte ha cambiato rumore" di M. Dueñas. Nonostante un inizio un po' fiacco e stucchevolmente rosa, la trama si fa via via più interessante con il passare delle pagine, fino a diventare un ben riuscito thriller al femminile.
Libro estivo, senza particolari ambizioni, ma capace di evocare atmosfere esotiche, intrighi internazionali, le incertezza e le tensioni di una guerra lontana, e quelle della sua protagonista.

13 ottobre 2013

Minuscoli drammi quotidiani/13: Primizie

Lungo il vialetto che porta alla piscina, qui sull'Isola, giuro, ho visto le luci di Natale.

11 ottobre 2013

Microrecensione #63: "L'albergo delle donne tristi" di M. Serrano.

18/09/2013 - 06/10/2013 "L'albergo delle donne tristi" di M. Serrano.
Con quella poesia tanto delicata quanto vera, carnale, che mi fa innamorare di molti scrittori sudamericani, questa storia di donne per donne è una fiaba moderna - anche se forse non più tanto, si sente eccome che è stato scritto alla fine degli anni 90! - da non perdere.
Perché di una fiaba si tratta, contro la cui dolcezza si combatte per tutta la durata del libro, ma che alla fine travolge la lettrice. Una fiaba mirata e misurata per soddisfare tutto ciò che un animo femminile ricerca in una storia che è d'amore, di comunità, di amicizia e di genere.
Forse, nella corsa verso questo obiettivo, la trama perde un po' in originalità, ma la prosa così lieve e, allo stesso tempo, coinvolegente, pareggia il conto e rende il libro, nel suo complesso, prezioso.
Soprattutto per chi vive su di un'Isola ventosa e invernale.

Non posso fare a meno di chiedermi, però, cosa ne pensi di questo libro il pubblico maschile. Qualche ometto, lì fuori, si è mai arrischiato in tale lettura?

10 ottobre 2013

[2013 Corfù] Essenza di vacanza II: La sera.

 La sera, nelle mie vacanze, si indossa un vestitino leggero, sulla pelle salata, e si sciabatta lungo il molo, nella luce d'oro rosa del tramonto, con il nobile scopo di buttare l'immondizia come si deve, tra tutti quei cassonetti, in quello giusto, ultimo baluardo di civiltà prima del mare, prima di questo cemento consumato dall'onde, mangiato dal sale, riparo del verde subacqueo.

08 ottobre 2013

[2013 Corfù] Essenza di vacanza I: La vita di baia.


Me ne sto in costume da bagno, tutto il giorno, dal mattino a sera, e al tramonto, sempre in costume, mi avvolgo nella coperta a strisce bianche e rosse, che vive in barca, e me ne sto in pozzetto, mentre la luce si scurisce nel viola e nel nero, a leggere, con una piccola lampada.

Il silenzio della baia è interrotto solo dal rumore dei pesci che saltano e rompono lo specchio dell'acqua.

Quando poi spengo anche l'ultima luce, anche se ancora c'è una striscia rosa ad Ovest, nell'arco nero del cielo son già appuntate tutte le stelle, tra le quali si confonde la luce di testa d'albero, a formare con le altre la costellazione dell'oggi. 
Domani, infatti, saremo altrove, e tutte queste luci indicheranno un'altra rotta, in un'altra baia, e sarà semplicemente diversa, la costellazione del domani.

photocredits: Mamma.

07 ottobre 2013

De Vasto

ovvero 
Due (quasi) limerick, un matrimonio, e noi

I Gennaio lì giurati sposo e sposa
ragion di una riunione sì gloriosa,
ma il ritrovarsi è in sé
motivo del perché
di feste, risa, canti e danze a iosa.

S'auguran alla famiglia anni di feste,
si celebra l'amor, e il vin n'è teste
e anche dal di là del mare
gli amici giù a cantare
come se i fusse ancor lì de Trieste.

Vasto, città dell'amore e della poesia:
"Lascio qui il mio cuore, palpitante d'amore, grande come questo mare. Ti amo rasoio"


05 ottobre 2013

L'invitata (e vissero tutti felici e contenti).

La mia fiaba di inizio Settembre si conclude nel migliore dei modi: con un matrimonio rosa tramonto, specchiato d'acqua, bianco di velo ricamato, e perle, e di panna sulle fragole rosse. 
Comincio dalla fine per dirvi subito che il matrimonio non è il mio, che io son una semplice invitata, ed è questa la chiave per far finir la fiaba, e farla finire bene.
L'inizio, della fiaba, si perde nelle nebbie veneziane della mia infanzia, quando le nostre famiglie, e noi pargoli con loro, si frequentavano spesso, tra cene, vacanze e scampagnate.
E' così che l'idea mi è venuta. Così, e studiando Storia. 
Che poi io da piccina volevo fare l'archeologa, e poi, chissà cos'è successo, ora mi ritrovo quassù a studiare il mare, ma questa è un'altra Storia, la mia, ve la racconto un'altra volta, per oggi accontentiamoci di una fiaba, di un lieto fine, e di un augurio.
Dicevo, è così che, forse in macchina tra Venezia e Prapian, forse ad una cena, non so, il concetto cristallino che se fossimo vissuti in una società in cui la norma consiste nel matrimonio combinato (possibilità che esploravo grazie ai libri di Storia) noi due saremmo stati destinati, una volta cresciuti, ad un inevitabile matrimonio, organizzato dai nostri padri latifondisti e feudali con precisi accordi, prese forma concreta e pesante in un angolo non tanto remoto del mio cervello.
Ero cosciente del fatto che, effettivamente, non vivessimo affatto in una società da matrimonio combianto, però...
Capivo che era un'assurdità, però...
Così questa remota reminiscenza feudale è rimasta lì, nella mia testa, addormentata e innocua, ma lì.
Non che avessi niente contro T., ma si sa, "l'amor no xe un brodo de fasioi" (N.d.T. "l'amore non è un brodo di fagioli", che pare un'ovvietà, ma se ci pensate bene, non lo è affatto, fior fior di dibattiti sull'argomento, tanto che si potrebbe argomentare per un blog intero che invece sì, in effetti l'amore si annida in, si riflette in, si misura con, è, un brodo di fagioli, ma anche questa è un'altra storia, per un'altra volta, e per questo post non polemizziamo con la saggezza popolare).
Gli anni passavano, e l'età si avvicinava pericolosamente a quella in cui i nostri signori padri latifondisti avrebbero chiamato l'araldo per far declamare nelle pubbliche piazze, a suon di tamburo e tromba, il contenuto di quelle bolle e pergamene in cui avevano pianificato il nostro avvenire e sancito il nostro amore.
Invece, ad un certo punto di questa Storia, è semplicemente arrivata una principessa, da un feudo lontano lontano, che ha preso T. e lo ha rapito dalla cera lacca del suo destino.

L'arrivo.
Mi ritrovo quindi ad essere parte sì, di questo lieto fine, ma, come dicevo, da invitata, che piange quando vede entrare una sposa in Chiesa, che si emoziona della sua emozione.
Un'invitata speciale, però, perché non so quanti, tra i banchi della Chiesa addobbata festa, mentre gli sposi finalmente firmano tutte le scartoffie del caso, si immaginano quest'immensa sala d'arme dove invece sono io, drappeggiata di velluto pesante, la sala, di odore di fuoco, illuminata agli angoli dai riflessi di maestose armature, e questo caminetto acceso, in cui crepita la pergamena del nostro accordo matrimoniale, in cui brucia il feudalesimo e il passato, per far posto a un futuro nuovo di zecca, ancora tutto da scrivere, vertigine di possibilità per i due sposi felici, e per l'invitata, e per tutti gli invitati, pure.

Lieto fine.