20 giugno 2016

Microrecensione #114: "Il migliore amico dell'orso" di A. Paasilinna

15/05/2016 - 16/06/2016 "Il migliore amico dell'orso" di A. Paasilinna. Cosa ci fanno un pastore luterano finlandese in crisi mistica, il suo devoto orso ammaestrato capace di stirare le camice, e una giovane operatrice radio russa nel bel mezzo del Mediterraneo?
Beh, ci fanno un sacco di cose. Per esempio: stimolano il dialogo interreligioso, danno spettacolo a bordo di navi da crociera, lanciano giavellotti verticalmente e ascoltano segnali provenienti dallo spazio lanciati da intelligenze aliene.
Infine, manco a dirlo, si preparano per il prossimo inverno, per un letargo con i fiocchi, da passare in un isolatissimo chalet in Lapponia.
Mai spaventarsi dell'accozzaglia di situazioni create da Paasilinna nei suoi romanzi. Lasciatevi solo trascinare, tra un'ottima sauna finlandese a Malta, un monastero sperduto su di un'isola del Mar Bianco, e qualche fattoria nordica, da quella sua ode alla vita e all'avventura semplice e allegra, di una sincerità disarmante, e, per questo, mai stucchevole né banale.

16 giugno 2016

Di scarpe e abitudini

Sono fortunata: per ora non mi è stato dato di vivere in posti normali, città come tutte le altre, posti senza qualcosa di, letteralmente, straordinario. Vengo dalla città più bella del mondo, palazzi di merletto avorio sui canali verdi, mosaici d'oro e silenzio. Ho abitato sei anni su di un'isola del Mare del Nord, vento, dune di sabbia, e Mare del Nord, appunto. E ora me ne sto qui, sulle rive di un lago, in bilico in questa città pendente, tra pascoli, cioccolato e cattedrali.
In ognuno di questi posti mi piace notare come, per la peculiarità del luogo, ci siano degli abiti, o meglio, delle calzature che altrove risulterebbero quantomeno bizzarre, e che invece sono sdoganate o addirittura ben viste non solo per l'uso quotidiano, ma anche per qualche occasione che magari richiederebbe una calzatura più classica, un pranzo di lavoro, chessò, un'occasione, ecco.
Nella città lagunare, parlo ovviamente degli stivali di gomma al ginocchio, che per via dell'acqua alta, passano assolutamente inosservati tra le botteghe eleganti del centro, le chiese, e in un raggio di una trentina di chilometri in treno o in autobus da e per Venezia.
Sull'Isola, parlo degli stivali antinfortunistica da pescatore. Utilissimi su ogni terreno difficile, dalla sabbia al fango, alla neve e al ghiaccio, sono accettati al bar, al ristorante, in ufficio, dal parrucchiere, in spiaggia o in bicicletta. Disponibili in due colori, marrone scuro o marrone tendente al giallo, dividono la popolazione dell'Isola in due, a seconda della scelta cromatica. Perché tutti ne hanno un paio, senza eccezione. Io, per dire, sono della fazione dei gialli.
Qui, nell'opulenta cittadina svizzera, la calzatura sdoganata è senza dubbio lo scarponcino da montagna, che ho visto arrampicarsi nelle stradine centrali, tra una banca e l'altra, entrare in cioccolateria o prendere un caffè di lavoro nei sofisticati bar Nespresso.
Durante i mesi invernali, anche aggirarsi in centro con un paio di sci in spalla è normale. Ho visto gente al supermercato fare la spesa con gli sci sotto braccio. E ovviamente, scarponi da sci ai piedi.
Non proprio la calzatura più comoda per una passeggiata in città, ma tant'è, a volte qui si incontrano eteree donzelle in tacco 12 scalare, o peggio ancora, discendere, i viottoli e le scale di questa città obliqua.
E se la scelta è tra scarponi da sci e tacchi alti, datemi gli stivali da pescatore, vi prego.

03 giugno 2016

Microrecensione #113: "Abdul Bashur, sognatore di navi" di A. Mutis

25/04/2016 - 01/06/2016 "Abdul Bashur, sognatore di navi" di A. Mutis. Mutis si fa in questo libro biografo di Abdul, amico e compagno di molte avventure del Gabbiere. Ne racconta degli aneddoti con l'aiuto di alcune lettere di Abdul alla sorella, e attraverso i racconti del Gabbiere stesso.
Ne racconta gli amori, gli affari, le amicizie, la sua reazione alla morte di Ilona, gli anni della malavita, e infine, la sua stessa morte, che sarà la morte per la quale tutti gli attimi della sua vita sono andati a consumarsi.
Un bel morir, qualcuno dirà. 
Un bel libro, posso dire io.

E con questo si conclude la mia lettura dei tre volumi di Mutis ricevuti per il compleanno:"La casa di Araucaíma", "L'ultimo scalo del Tramp Steamer" e appunto, "Abdul Bashur, sognatore di navi".
Così, all'inizio di quest'estate timida e bagnata, mi son fatta cullare dall'odore di nave, di ruggine e di gasolio che emana dai libri di Mutis, mi son fatta trasportare da quell'idea di porto, viscido di alga, gremito di vita, di ristoranti e di qualcuno che aspetta qualcuno, e ho paura di esser caduta vittima di quella nostalgia dell'onda, del mare, del vuoto così pieno che si adagia sull'orizzonte oceanico, che qui, in riva al lago, tra le barche, riesce a essere insieme così naturale e così stonata.