Ho venduto la mia prima bicicletta olandese.
Quella con il contropedale, pesante, blu, che mi ha fatto arrancare contro vento il primo anno sull'Isola. L'avevo poi tenuta per gli ospiti, miei o del dipartimento, per utenti occasionali, persone che passavano di qui.
C'è chi le ha voluto bene, cambiando camere d'aria, tirando freni, chi l'ha semplicemente usata, ma una bici, si sa, per qualcuno è solo un mezzo.
Ora l'ho venduta, a una ricercatrice CinesAmericana di passaggio, che la terrà per tre mesi e poi chissà, saranno fatti suoi.
Io l'ho venduta per cominciare a fare spazio, nel garage, nella mia testa.
Oggi l'Isola è bizzosa: è il 2 giugno, sono ancora 10 gradi, qui, vento forza 8, pioggia, grandine che ti sferza la pelle, ma la guardo con occhio differente dal solito.
C'è una prospettiva di partenza, nell'aria, per questo inizio a fare spazio.
C'è una prospettiva di cambiamento, in questa aria di mare scaraventata qui dal vento, per questo inizio a liberarmi di quello che ormai non serve più.
E la bici blu è la prima cosa a regalarmi il suo vuoto.
Ho probabilmente ancora molti mesi qui, ma ho bisogno di iniziare a fare spazio, per tutto quello che verrà, in garage, in casa, nella mia vita.
Altrimenti, non ci potrà essere partenza, né cambiamento.
D'altronde su quest'Isola, come su tutte le altre Isole del mondo, lo spazio è un bene preziosissimo, senza il quale, semplicemente, il futuro non ci sta.