Tra le storie di fine estate, che qui in Istituto corrisponde alla stagione delle crociere, ve ne voglio raccontare solo una.
L'ho raccolta a una pausa caffé, da R., intrepido e valente tecnico onniscente, che presta i suoi servigi per mare, dal Sud Africa alla Groenlandia.
Siamo appunto in quella parte di Atlantico tra l'Islanda e la Groenlandia, ma la Groenlandia è vicina, ne si intravede la costa, ed è Agosto, il mare è relativamente calmo e la temperatura, finalmente, relativamente mite.
È pomeriggio, e R., come spesso capita in Agosto, ha voglia di gelato.
Sa che nel freezer in cambusa ce n'è e quindi va a cercarlo, apre lo sportello del freezer e.
E c'è un teschio di orso polare, neanche tanto ben pulito, se vogliamo scendere nei macabri particolari.
Un po' stordito, passata la voglia di gelato, R. chiede in giro delucidazioni.
E niente, pare che uno dei membri dell'equipaggio abbia bisogno di un nuovo laptop, e il metodo più veloce per procurarsi il denaro necessario sia quello di contrabbandare un teschio di orso polare recuperato nel profondo della Groenlandia da poi rivendere al mercato nero per i turisti.
Ora, c'è molto in questa storia che lascia davvero perplessi.
Certo le norme igeniche a bordo delle navi islandesi non sono affar mio, quindi mi limiterò a constatare che non so se mi indigni di più la faccenda che esista un mercato nero di teschi di orsi polari (e che quindi ci siano turisti che vogliono comprarli) o che un marinaio, impegnato a lavorare in un mare così avverso come il Mare di Irminger, non guadagni abbastanza per potersi permettere di cambiare laptop quando il vecchio si guasta, e sia così costretto ad arrotondare (non importa come).
Mi pare di vederla, la faccia di R., illuminata dalla luce artificiale del freezer appena aperto, sulla quale
si scioglie la voglia di gelato e si cristallizza lo spettro del Polo Nord.
Chissà se un giorno verrà a chiederci indietro la sua testa, e tutte le altre cose che gli abbiamo strappato.
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