Me ne stavo a perder tempo a Schiphol, l'aeroporto di Amsterdam, altrimenti conosciuto come Schifol, anche se in realtà è proprio un bell'aeroporto, a dirla tutta, bisogna darne atto.
Me ne stavo, come dicevo, a girovagare ancora nella zona tra i treni e gli aerei, quando, all'improvviso, tra il chiacchierio generale dei posti affollati, sento nell'aria le prime note di una banda. Bello! Cerco di capire da dove viene quest'allegra musichina, e mentre ne inseguo il motivetto, vedo il sorriso comparire via via sulla faccia di tutte le persone, che iniziano ad accennare passi di danza sempre più espliciti.
Vecchi e bambini, coppie, famiglie, gruppi vacanze, stracarichi di valigie, si prendevano per mano e ballavano tra l'annuncio degli arrivi e il cartellone delle partenze, in un'atmosfera surreale, che però devo dire, ho apprezzato moltissimo.
Che strano modo di salutarmi, quest'Olanda, sull'Isola un diluvio universale, qui questa allegria diffusa e contagiosa.
Spinta da estremo apprezzamento per la mia patria temporanea, ho pensato quindi di celebrarne le gesta comprando un cartoccio di patate fritte e maionese - mi son regalata un pranzo tipico, diciamo - e godermi lo spettacolo dei musici insieme a quel pubblico improvvisato.
A suonare era una banda militare, in un angolo dello spiazzo centrale, vicino ai vetri che ci riparavano tutti dalla pioggia ancora fitta. Tutti sorridevano, tutti si muovevano a tempo, e tutto, per un attimo è sembrato possibile: finite le patatine, infatti, mi son allontanata sulle note di una "Kiss" di Prince, cantata con passione da un biondissimo e altissimo soldato, che, in divisa, gridava a quel microcosmo aeroportuale come le uniche cose al mondo di cui lui avesse bisogno fossero il tempo libero e baci della sua bella.
Me ne stavo, come dicevo, a girovagare ancora nella zona tra i treni e gli aerei, quando, all'improvviso, tra il chiacchierio generale dei posti affollati, sento nell'aria le prime note di una banda. Bello! Cerco di capire da dove viene quest'allegra musichina, e mentre ne inseguo il motivetto, vedo il sorriso comparire via via sulla faccia di tutte le persone, che iniziano ad accennare passi di danza sempre più espliciti.
Vecchi e bambini, coppie, famiglie, gruppi vacanze, stracarichi di valigie, si prendevano per mano e ballavano tra l'annuncio degli arrivi e il cartellone delle partenze, in un'atmosfera surreale, che però devo dire, ho apprezzato moltissimo.
Che strano modo di salutarmi, quest'Olanda, sull'Isola un diluvio universale, qui questa allegria diffusa e contagiosa.
Spinta da estremo apprezzamento per la mia patria temporanea, ho pensato quindi di celebrarne le gesta comprando un cartoccio di patate fritte e maionese - mi son regalata un pranzo tipico, diciamo - e godermi lo spettacolo dei musici insieme a quel pubblico improvvisato.
A suonare era una banda militare, in un angolo dello spiazzo centrale, vicino ai vetri che ci riparavano tutti dalla pioggia ancora fitta. Tutti sorridevano, tutti si muovevano a tempo, e tutto, per un attimo è sembrato possibile: finite le patatine, infatti, mi son allontanata sulle note di una "Kiss" di Prince, cantata con passione da un biondissimo e altissimo soldato, che, in divisa, gridava a quel microcosmo aeroportuale come le uniche cose al mondo di cui lui avesse bisogno fossero il tempo libero e baci della sua bella.
Niente bombe o pistole, solo baci.
A raccontarla così, quasi, non ci credo più neanche io.
A raccontarla così, quasi, non ci credo più neanche io.