04/12/2021 - 12/12/2021 "Le piccole libertà" di L. Gentile.
I libri a volte ci arrivano per vie strane. Uno degli ultimi complenni di un amico di T., quando ancora era caldo, si facevano i compleanni al parco, e tutti si erano dimenticati del Covid, una mamma me ne ha portati un borsa di tela piena. Una mamma svizzera, che con un papà messicano ha avuto due bei bimbi nati a Roma e cresciuti in Myanmar, e ora è tornata qui perché si sa, in fondo, spesso si parte per avere un posto in cui tornare, a un certo punto.
Così, gli anni italiani ormai lontani e l'italiano pure, ha deciso di regalarmi tutti i suoi volumi in, appunto, italiano. Un misto di autori italiani e non che non avrei mai acquistato, e che per questo ho accolto con stupore e riconoscenza, perché mai chiuedere le porte a un libro, figurarsi a una borsa intera di libri!
Dopo una lettura impegnativa come quella dell'ultima microrecensione, ero decisa a regalarmi un po' di svago, in vista della mia voglia di vacanze e della lontananza di queste ultime. Così sono andata sullo scaffale dove avevo allineato i libri tolti dalla borsa, e scelto il libro dalla copertina più sgargiante, dal titolo più smieloso, e dalla quarta di copertina più banale.
E ho fatto una buona scelta! Un libro che si può dire un'elaborazione ben riuscita, e davvero ben riuscita, di un biglietto di bacio perugina. C'è Parigi, c'è una vita sui binari, c'è la voglia di cambiare, un capannello di nuovi amici dannati e acculturati, come sfondo la Shakespeare and Comapny, insomma cosa volete di più? Un po' mondo di Amelie, e un po' dramma familiare all'italiana, ma scritto bene, con una storia appassionante, qualche colpo di scena, ma per fortuna il finale che abbiamo tutti sperato fin dall'inizio. A volte ci vuole un po' di ordine rassicurante, anche nei libri.
Mi ci volevo proprio un libro così, e me lo sono goduto. Poi non credo sia possibile leggere romanzi rosa (si dice così?) in salsa life coaching (questo lo so che si dice così, ahimè, di questi tempi) più di una volta l'anno, ma l'importante è non esagerare.
E avere un pomeriggio di sole in cui si è costretti a casa a leggere sul divano da una figlia dormiente e malatina. Un tè allo zenzero e limone, il sole a illuminare il salotto e a giocare con le stelle di carte fatte da me, appesa al lampadario, il silenzio e il respiro pesante di A., una coperta con le pecore grandi disegnate. Potevo quasi quasi essere nel libro anche io, mi sarei mimetizzata bene, per il mio livello di stucchevolezza, o, anche questo lo so, come si dice, di questi tempi, di Hygge.
Un libro da vacanza insomma, o da sognatori di vacanze.
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