La scuola è cominciata da un mesetto, qui in Svizzera, e, come da programma, sono cominciate anche le visite nelle classi delle pattuglie di polizia stradale, con il nobile scopo di autonomizzare il prima possibile gli scolaretti nel loro tragitto casa-scuola, insegnando loro come si attraversa la strada, come si comunica agli automobilisti frettolosi e mattinieri ch si è intenzionati ad attraversarla, quella strada, e che loro si devono fermare, come si utilizzano i giubbetti catarinfrangenti per le mattine buie invernali, e tutto questo genere di amenità rilevanti in una città terrafermicola e automobilizzata.
La settimana scorsa, una pattuglia ha visitato la classe di A.
Alla sera, entusiasta per aver avuto in classe un vero e proprio poliziotto, e orgogliosa di aver attraversato la strada fuori dalla scuola tutta da sola, sotto lo sguardo vigile della pattuglia, A. non finisce più di raccontare quello che il poliziotto ha fatto o non fatto, detto o non detto.
- Ma insomma, era gentile questo poliziotto? - chiedo ingenuamente.
- Gentilissimo mamma. Aveva una pistola vera, e non ci ha neanche ucciso. Né noi, né la maestra!
E per fortuna che pensavo di avere io le aspettative basse, a volte, nei confronti delle forze dell'ordine!
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