Avvertenza: in questo post riuscirò a lamentarmi di una cosa della quale non è davvero consentito lamentarsi, ovvero una cena offerta in un palazzo d'epoca, in un viaggio (di lavoro) tutto pagato (dal Re di Norvegia).
Eppure ce la farò, a farne un minuscolo dramma. Gli animi sensibili non me l'abbiano a male.
Anzi, forse proprio gli animi sensibili saranno invece quelli che più mi dimostreranno solidarietà, dopo aver qui di seguito listato il menù della pomposa cena offertaci nella prestigiosa Sala della Stufa dell'Accademia Norvegese delle Scienze e delle Lettere.
Eppure ce la farò, a farne un minuscolo dramma. Gli animi sensibili non me l'abbiano a male.
Anzi, forse proprio gli animi sensibili saranno invece quelli che più mi dimostreranno solidarietà, dopo aver qui di seguito listato il menù della pomposa cena offertaci nella prestigiosa Sala della Stufa dell'Accademia Norvegese delle Scienze e delle Lettere.
Interni dell'Accademia, fotocredits: dnva.no. |
Dunque, abbiamo iniziato con numero 5 asparagi verdi appena scottati (= completamente crudi) e insapori annaffiati con una "salsa olandese" la cui unica caratteristica organolettica era il colore giallo, a così simboleggiare con un'allegoria sottile le uova che teoricamente avrebbe dovuto contenere. Questo l'antipasto. Piatto principale: fagiolini verdi appena scottati (= completamente crudi), alcune patatine novelle bollite, dei finferli in umido (per i non vegetariani: pezzettino di carne al forno, pare).
Il tutto non condito né condibile, credo il sale non sia ancora arrivato così a Nord.
La cena, ovviamente senza pane e accompagnata da un bicchiere di succo di mela frizzante, si è poi conclusa in bellezza con un boccone di mousse al cioccolato.
Signori e signori, questo è tutto.
Son già le otto è mezza, prego, liberate il prestigioso tavolo e accomodatevi nella prestigiosa sala adiacente dove verrà tosto servito il caffè (che qui dobbiamo pulire, che è tardi).
Come prevedibile, dopo il magro paninetto con brie e fragola (sì, fragola, e pure singolare) del pranzo, e questa generosa cena a base di verdura, per così dire, croccante, avevo ancora fame, ma non ho potuto far altro che attendere paziente la colazione della mattina successiva, dove, fra il salmone a vari gradi di affumicatura, il formaggio marrone dolciastro, e la papaya dell'Ecuador, luccicava pronta e fumante la macchina per i waffel, ancora di salvezza per noi sudeuropei momentaneamente naufragati nella cultura culinaria Norvegese.
Se per pubblicizzare del cibo un popolo disegna un tovagliolo arrotolato in un piatto, a questo popolo è chiaramente sfuggito qualcosa... |
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