17 giugno 2019

Un'attesa a metà, un'attesa doppia.

È sgranando i giorni sul calendario, e i chili sulla bilancia, che siamo arrivati a giugno. Ultimo mese di attesa prima di conoscere questa nuova bimba, lei che è già parte della nostra quotidianità, che ha già ricevuto tanti baci da suo fratello, che arriverà di qui a poco, come inesorabilmente sta arrivando l'estate anche fra i monti, il cielo più azzurro, il sole più caldo.
Se penso all'ottobre quando doveva arrivare T., ne ricordo solo dei dettagli. Essere a casa dal lavoro un mese prima del termine, le passeggiate sulle dune, il tempo che passava piano, il tempo da riempire di libri, ricette, e ago e filo. Il vento, e il silenzio dell'Isola.

Cappello per T.
Questo giugno, invece, è una specie di attesa a metà. A metà perché ancora lavoro al metà, e secondo la legge svizzera continuerò a farlo fino al giorno del parto, e a metà perché la bimba già c'è, T. la porta in altalena con lui, la porta a vedere il parco in cui va a giocare con i suoi compagni di asilo, le chiede se vuole mangiare questo o quello (e risponde al suo posto), e, come già detto, la riempie di baci e coccole. C'è il chiasso dei bimbi al parco, le voci dei passanti e dei vicini che mi chiedono come va?, il rumore di fondo della città, matrimoni al lago, corse a casa a fuggire il temporale in arrivo.

Cappello per bimba.
È un'attesa a metà, o forse, invece, un'attesa doppia, perché se uso ago e filo lo faccio per due, un cappello per T., un cappello per la bimba. Perché adesso io e Subirotamic pensiamo per due, dalla logistica della casa, a quante braccia servono e serviranno per abbracciare una famiglia che cresce.

O forse, a dirla tutta, è un'attesa tripla, perché questa volta ad aspettare siamo in tre, tutti con le proprie paure, i pensieri diversi, aspettative, indecisioni, meraviglie che si preparano a nascere proprio quando, finalmente, quest'attesa finirà.




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