20/08/2021 - 20/09/2021 "Libera nos a Malo" di L. Meneghello.
Lettura dettata dalla mia solita patria nostaligia, dalla mia curiosità per chi gioca con la lingua, nonché dal consiglio di mio marito, è riuscita a farmi compagnia quando ne avevo bisogno. Lettura che si può sbocconocellare senza troppo impegno (per chi già mastica una qualsiasi sfumatura di Veneto, altrimenti, onestamente, non so!), un flusso di ricordi e pensieri su di una Malo (la sua in provincia di Vicenza) che ognuno di noi in fondo ha. Ricordi di un'infanzia, di una lingua, di una società, di una topografia, che ormai non ci sono più, ricordi forse anche un po' osannati, ingigantiti e resi nobili da quella lente deformante che è l'espatrio, anzi, il dispatrio, dell'autore.
Così, pensavo, ognuno ha diritto ad avere una sua Malo, da cui sentirsi diverso, da lasciare, da osservare come fosse un museo, ma che in fondo lo definisce, l'ha cresciuto e non lo lascerà mai andare, una Malo a cui ritornare, in vacanza, nei sogni, nei futuri immaginati.
È un po' quello che mi turba di essere mamma qui e non lì: vorrei non crescere i miei figli in un altrove indefinito, vorrei poter dar loro una Malo, che possano amare, che possano odiare, a cui possano voler ritornare. Che poi a dirla tutta, dovunque crescano, io lo so che una loro Malo, in fondo in fondo, finiranno per avercela. Il problema è mio, e non loro: è a me che fa male pensare che io, la loro Malo, non la capirò.
Può anche essere però che questo sia più un semplice problema di generazioni, che di coordinate geografiche. Bisognerebbe aver chiesto alla mamma di Luigi Meneghello, cosa ne pensava lei della sua Malo, e della Malo di suo figlio.
..e ai figli di Meneghello, se ne ha avuti e sono cresciuti in Inghilterra.
RispondiElimina