All'inizio siamo solo noi, a gironzolare per la fortezza, salendo scale senza ringhiere che portano forse proprio là, dove poco prima finiva questo arcobaleno tropicale.
All'inizio siamo solo noi, il vento, una musica chiassosa che stona un po'.
Poi, col calare del sole, pian piano il parco-forte si popola di umanità, le porte e le finestre si aprono e scopriamo esserci, tra i vari ristoranti e mostre ed esposizioni, alcune stanze con reliquie varie del Che, il fucile, la borsa, il rasoio, che bisognerà rifletterci ancora un po', su questo Che che sembra un santo, un eroe, e non se ne capisce la misura, ed è difficile ritrovarlo nei lamenti ormai stanchi, nelle restrizioni alla libertà personale, nella monotonia e nella poca prospettiva che affliggono tante vite e tanti lati della vita, qui.
Apollaiati su un merlo, allora, nella luce di un quasi tramonto, sul mare, iniziamo a capire lui e insieme questo Paese, che, come la sua bandiera, ci danza davanti.
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