22/02/2018 - 10/03/2018 "Sabbie bianche" di G. Dyer.
A metà fra un diario di viaggio e un diario personale, un libro
piacevole e ben scritto per esplorare nuovi luoghi sconosciuti, in
questo periodo di pochi viaggi (ma molte avventure).
Ho così
fatto un salto in Cina, poi in Polinesia, poi guidato per ore sulle
autostrade americane, per sentirmi raccontare per la prima volta di
luoghi che mi hanno davvero incuriosito, tanto da passare un'intera sera a
leggerne la storia e a cercarne foto e documentari su internet per
saperne di più.
In mezzo a tutto questo
peregrinare, mi è piaciuto sentire accennato un concetto a cui sono da
un po' affezionata, e che in questo libro viene chiamato quello dei
luoghi "nodali".
Luoghi con una forza propria, una
forza che si sente solo quando si è lì, e che è difficile spiegare a parole,
ma che improvvisamente, dal momento in cui si mette piede in questi luoghi nodali, dona un senso al nostro esserci, un senso che se vogliamo culmina e allo stesso tempo si esaurisce semplicemente con la nostra presenza, con i
nostri piedi a calpestare quella polvere, con i nostri polmoni a respirare quell'aria, con la nostra mente vuota,
piena soltanto del nostro essere lì.
Mi è capitato di andare in alcuni di questi luoghi: sicuramente Machu Picchu, e Lourdes.
Forse anche altri, ci penserò.
Mi
conforta sapere di non essere l'unica vittima di questa esperienza dei
luoghi nodali, e, francamente, a questo punto mi incuriosisce sapere se questi luoghi
sono percepiti come tali universalmente, o se la loro forza dipende dalla storia e dalle esperienze di ognuno.
Motivo in più per visitare lo Spiral Jetty la prossima volta che mi troverò dall'altro lato dell'Atlantico.
E voi, quali luoghi nodali avete visitato?
Il primo che mi è venuto in mente è il vallo di Adriano.
RispondiEliminaPoi pensando ancora un po' la Galleria Borghese a Roma.
E non per piaggeria, ma anche la Madonna dell'Orto.
E certamente la Great Rift Valley.