Dunque, la giornata di oggi, cominciata fiaccamente ancora vicino alla
costa greca, si prospettava abbastanza piatta e monotona. In programma,
solo il recupero di due oggetti che avevamo buttato in mare
precedentemente, e in serata già avremmo dovuto far rotta verso l'agognata
Sicila, poi Malta, poi porto.
Invece...
C'è un ragazzo, qui a bordo, T. E' un energumeno alto due metri, e largo
altrettanto, con bicipiti da culturista, lunghi capelli biondi, e
un'intero mare disegnato sulla schiena e sul braccio destro, quasi fino al
polso. Lui, di mestiere, fotografa i pesci.
Era suo uno degli apparecchi che stavamo cercando di recuperare questo
pomeriggio, quando, proprio nel quarto d'ora in cui si stava carrucolando
su, le onde si sono fatte più alte, il vento ha cominciato a soffiare, e
così, in men che non si dica, la cima che teneva lo strumento legato alle
boe per il recupero si è impigliata nel motore di questa grande, grande
nave, che sembra invincibile, ma non lo è.
Con parecchio sforzo si è riusciti a tirare a bordo tutti gli strumenti, e
quasi tutte le boe (una si è rotta!), ma la cima, beh, la cima la si
doveva proprio tagliare, e così è stato.
Vedere cosa ci fosse rimasto, là sotto, tra cime, pezzi di boa, ferraglia
varia, poteva essere importante, per capire come venirne fuori, da questa
situazione. Così M., un ingegnere meccanoelettrico - che poco prima
raccontava di come, ubriaco in un albergo austriaco, avesse fatto rotolare
a valle fin sulla strada una catasta di legna tutta disposta in ordine dai
tagliaboschi, dovendo così allertare il padrone dell'albergo, e tutte le
autorità competenti della zona - insieme al suo compare di invenzioni T. -
che, messo alle strette da un piattino di frutta, ha rivelato la sua
particolare fobia per la buccia di mela - ha montato una telecamera e una
luce sottomarina, che usiamo per un altro esperimento, su di un
lunghissimo palo, riuscendo così ad avere un filmato dell'elica, del
timone, e della cima a impacchettare il tutto.
Et voilà: back to Pilos! Back to Greece!
Pian pianino ci dirigiamo allora verso il porto più vicino, per vedere se
lo stesso subacqueo che ha controllato un po' di giorni fa la nostra
elica, impigliata nella cima misteriosa, non abbia voglia di liberarci
anche da questa.
E se credete che anche questa, con i suoi dettagli, sia una storia
inventata come quella di ieri, ahimè, miei signori, vi sbagliate di
grosso!
Vi porterò dell'olio da Kalamata, e non potrete che credermi.
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