Più in un ottica di riuso e riciclo che di risparmio, in questo periodo sto raccattando in giro per la città molta mobilia di seconda mano, figlia raminga di traslochi e divorzi.
È una scusa, anche, per continuare a esplorare la città, di vederne le viscera, gli interni, in periferia, in alto dove nevica mentre a casa nostra piove, in basso a bordo lago, in centro, tra un tram, un parco giochi che non conoscevo o un nuovo scorcio sui monti intorno.
Un
pezzo di mobilia tanto amato dal gatto della giovane e simpatica
proprietaria losannese, quanto odiato dal fidanzato e presto convivente
della suddetta. Detto fatto, il mobile è arrivato a casa nostra, ancora
semivuota, e quindi aperta a oggetti straordinari e di dubbia utilità
come quest'ultimo.
Bizzarro sarà anche il mobiletto, ma ancora più bizzarro - diciamo così - è stato il momento in cui, togliendo ad uno ad uno i cassetti piramidali per pulirli per bene, mi sono vista comparire, negli oscuri meandri piramidali, 4 paia di mutande di pizzo nero.
Pulite, per fortuna.
E per fortuna pure che la precedente proprietaria - qui a momenti per riprendersi le sue mutande - era simpatica, e alla notizia del ritrovamento, sforzandosi di sfoderare il suo italiano migliore imparato ai tempi dell'Erasmus a Firenze, ha risposto con un bellissimo ODDIO VOGLIO SPARIRE. Pas de soucis, ma chérie, pas de soucis...
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