Sveglia alle 4.10, dopo un due ore circa di sonno, di più non si poteva, tra un sobbalzo e una secchiata sull'oblò.
Una fetta di pane mangiata in piedi, mentre ti raccontano che una di quelle ondate, quella che svegliato tutti perché ha fatto quel rumore come di una piccola fine del mondo, ha spalancato il frigorifero (nonostante il gancio di sicurezza sulla porta), e ha schiantato a terra tutti i vetrini con i filtri dei sedimenti collezionati ieri.
Tutti da buttare, vetro ovunque in laboratorio.
Tanto per cominciare questa lunga giornata con il piede giusto...
Poi sette ore di misure che più o meno passano tutte uguali, onda più onda meno, ma pur sempre onda.
Poi, finalmente, la meritata doccia.
Ma dimenticavo l'onda.
E', diciamo, un'esperienza interessante, quella della doccia con mare e vento forza 7. L'intero pavimento del bagno diventa una piccola vasca, in cui l'acqua è libera di correre prima di qui, poi di lì, portandosi via il tuo shampoo.
Di certo però non puoi lasciare la maniglia a cui sei aggrappato, nudo come un pesce, in mezzo a questa piccola mareggiata privata: così aspetti che l'onda, quella vera, quella fuori, riporti lo shampoo dalla tua parte, e con veloci riflessi lo peschi, lo usi e lo ributti nella danza, come un pesce che all'ultimo hai deciso di salvare.
Ecco, magari la doccia non è stata proprio un'esperienza rilassante, ma riannusare sui capelli bagnati ancora un'idea di hennè mi ha fatto per un attimo tornare a casa, e il pensiero mi ha accompagnato, leggero, nella meritata e sì rilassante siesta pomeridiana.
Domani, stesso turno, quindi vado a letto adesso, sulle nove.
Magari però domani la doccia la salto.
Ci riproverò domenica: previsioni di forza 8, vi farò sapere.
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