Nonostante il muro di neve che ci ha accolto alle 5 all'inizio del turno, il primo indizio, questa mattina sulle 6, è stato vedere il contorno frastagliato delle nuvole, ad indicare una fine, e insieme, un inizio di cielo.
Poi, sulle 6.20, dopo cinque giorni di grigio indistinguibile e buio pece, dalla nostra postazione privilegiata di turnisti mattinieri, abbiamo potuto per la prima volta godere dello spettacolo di un'alba classica, dalle rosee dita, sul mare blunotte, contro un cielo bluelettrico.
Ah, la vita del navigante!
Son bastati quei pochi minuti, e la luce dorata ha inizato a colare sulla distesa disordinata del mare, sulla nostra nave, nel laboratorio, su di noi.
E' stata come una visione di un altro mondo, con nuovi colori, rossi accesi e verdi speranza e gialli canarino, ravvivati dal sole e dai suoi raggi ormai caldi, che siamo a metà Marzo, in fondo, e il peggio è passato.
Per non viziarci troppo, le due stazioni tra le quali abbiamo fatto su e giù e tuttora stiamo visitando alternatamente, sono una al sole, cielo azzurro e nuvoloni bianco latte, e un'altra invece è condita da neve ghiacciata e grigiume diffuso.
Il tutto zigzagando tra le piattaforme petrolifere, che in questo Mare del Nord sono molte di più di quelle che credevo. Di notte, alberi di natale illuminati a giorno, di giorno, mostri rosso ruggine con un nome e un cognome.
Sono appena stata sul ponte a controllare sul radar, il nome di questi bestioni, ma poi mi son distratta, ad aiutare a cambiare delle minuscole lampadine delle spie di allarme in plancia.
In fondo, tutte questioni d'illuminazione: il Sole melassa della mattina, il petrolio succhiato dal fondo del mare, e le spie di comando.
Solo che alcune questioni, ecco, son più simpatiche di altre.
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