Olanda, pro e contro: domanda non facile, postami da un amico in procinto, forse, di trasferirsi nel Paese Basso. Cosa rispondere, dopo tre anni passati su quest'Isola?
Partiamo dal lavoro, sul quale non ci son dubbi: Olanda sì.
Stipendio comodo, vacanze tantissime, il capo che ti invita a cena e che pure apprezza quello che fai. Conferenze di qui e di là, crociere (che per me significa lavoro, non è che si va in gita sulla Costa) e laboratori attrezzati o quantomeno con un budget disponibile per procurarsi in qualche modo quello di cui si ha bisogno.
Pochissima pressione, pochissimo stress, rispettare le scadenze è l'unica cosa veramente richiesta. E c'han ragione.
Atteggiamento positivo davanti a qualsiasi nuova collaborazione, novità o possibilità: insomma, non ho mai sentito un "no se pol", e non solo perché qui non parlano in triestino.
Poi c'è la vita extra lavorativa, e su quella magari qualche dubbio c'è, ma è mio, e non è detto che tocchi tutti gli animi.
Per esempio, è molto difficile trovare della frutta e della verdura che sappiano da qualcosa, magari qui sull'Isola è più difficile che nelle città, ma la tendenza è questa.
Non ci sono le montagne, e il paesaggio è noiosissimo e finto (vedi
qui per dettagli), e il mare te lo puoi godere una media di circa cinque giorni all'anno, anche se vivi sulla spiaggia. Gli altri 360 giorni all'anno o piove o fa troppo freddo per godersi veramente l'aria aperta, ed io, un pochino, su questo, ci soffro.
Certo, la tua soglia di tolleranza alle intemperie di alzerà di molto, rendendoti forse una persona più forte, non per questo migliore, sicuramente più impermeabile.
A volte però questi cieli bassi e questi campi ordinati si lacerano di colori così violenti, tragici, spiazzanti, da togliere il fiato. Si impara così che il caro Van Gogh non ha inventato nulla, ha solo urlato sulla tela quel che vedeva dalla finestra, o quel che il suo cuore ricordava del paesaggio.
Poi c'è la lingua, grande nemica di tutti noi espatriati scientifici d'Olanda, che non riusciamo a imparare perché pochi son gli olandesi con cui vuoi o hai la possibilità di parlare.
Dove con parlare intendo intrattenere un discorso che vada al di là della semplice cortesia, che non manca mai, per carità, e i soliti scambi di battute che chiunque non sia italiano propone quando ci incontra per la prima volta.
A me, per esempio, è andata meglio che ad altri, sull'Isola. Sull'Isola, c'è meno "agenda", e più spirito di collaborazione, perché si è un po' tutti sulla stessa barca, e non c'è veramente un'opzione diversa che non sia quella di frequentare i colleghi.
Sulla vita cittadina non mi pronuncio, ma quel che vedo e prevedo è che chiunque arrivi è accolto e inglobato nella comunità degli internazionali, alla quale, saltuariamente, si uniscono sparuti belgi e olandesi.
Probabilmente conoscendo la lingua è diverso, però.
Ah, quasi dimenticavo, un altro pro (forse) della Neerlandia: i fan di qualsiasi festival di cinema, d'arte, sport, di letteratura, di rassegne, di sculture, documentari, mode, hipsterismo, cucina, arredamento, festival di banche, di musica, di circo, di locali alla moda, di locali non più di moda, birre, vini, pane, danza, i fan di festival di festival, insomma, troveranno qui il loro paradiso. Sempre che prenotino con almeno due mesi di anticipo, ma a questo, giuro, ci si abitua.
Che altro?
Provo a pensare a un ultimo pro e a un ultimo contro. Pro: la bicicletta ha la precedenza su qualsiasi altro mezzo di trasporto, e comunque i mezzi pubblici funzionano e capillarmente (a parte sull'Isola, ovviamente, ma so che su questo non è rappresentativa del paese). Chi si trasferisce qui, può tranquillamente sbarazzarsi dell'auto. Contro: è un paese ricco, circondato da paesi uguali a lui (ssssh, non ditelo agli olandesi!) che non è quindi abituato a confrontarsi con il diverso, con la povertà che c'è anche qui, ma è nascosta, un paese in cui tutto quello che è "altro" ha sì una certa bellezza in quanto esotico, ma non è certo giusto o buono, né men che meno migliore che in Olanda. E questo è un giudizio a priori, immutabile. Non ammettono neppure che il loro pane, il pane in cassetta!, sia quantomeno più noioso del nostro. NO.
Le persone mettono il proprio salotto in mostra sulla strada per far vedere che non hanno nulla da nascondere, ma non riescono a fare un colpo di telefono all'amico se ha la febbre, e gli mandano un bigliettino con prestampata la scritta: auguri di pronta guarigione!.
Ecco, tutto questo per dire che alla fine fine, sotto sotto, non si vive poi così male. La tua vita sei tu e le persone che ti stanno intorno, non un paese intero.
Dopo tre anni, azzardo, ci sto quasi bene. Conosco tanta gente, saranno pure italiani, o olandesi, o messicani, non importa più. Ho il mio equilibrio, ho capito che ogni tanto me ne devo andare per un po' e farmi venire la nostalgia per la mia bicicletta, per poi poterci tornare con entusiasmo.
Il nostro lavoro ce lo permette, sia per i soldi, sia per il tempo, e su questo, davvero, non ci si può lamentare.
Io ci sto ancora un pochino, minimo un anno sicuro, e davvero, adesso, partire da qui è l'ultima cosa che voglio, per tutta una serie di ragioni, che, come dicevo, riguardano me e non tutti.
Un buon motivo per partire da qui è sicuramente il fatto che il piatto nazionale consista in delle patate schiacciate alla meno peggio insieme a dell'insalata cruda, ma per rimanere, al momento, di motivi ne trovo addirittura almeno due: il lavoro che ho iniziato, che mi piace e che voglio finire, e il nuovo coinquilino in arrivo, il Subirotamic in persona, che voglio proprio vedere come facciamo a starci, nella casetta nel bosco.
Ecco, questo mi pare sia il mio punto di vista sull'Olanda. A questo, si devono ovviamente aggiungere i fili che legano ciascuno di noi al nostro Paese, al nostro paese, ma questa è davvero un'altra storia, e son già stata troppo lunga così.