Un viaggio lungo, e indietro nel tempo, mi ha portato oggi nel mezzo
dell'Atlantico, ad atterrare in un agglomerato di colline morbide,
terrazzate di aranci, marroni, rossi, e vari punti di verde.
A Ponta Delgada, case, chiese e prigioni bianche e nere hanno rubato
la roccia ai vulcani, ne hanno rubato il senso del contrasto, come le
placche tettoniche che qui si incrociano, si rompono, si spingono,
eruttano vapori.
Si vede che è una terra strana, le colline hanno profili che non
riconosco, pendenze bizzarre: non saprei dire cos'è, di preciso, che
le rende diverse, se i declivi o le cime, o come rotolano nell'Oceano,
ma è chiaro che questi monti vengono da un altro mondo, e che, ancora
giovani, ancora non son stati domati e ancora non sono familiari a noi
abitanti di quassù.
Di familiare però, riconoso le vigne che si inseguono sopra il profilo
del porto.
Per la mia ultima serata a terra, brindo con un bicchiere di Basalto,
rosso, e uno di Terra de Lava, bianco.
Si brinda al mare che verrà, che ci sta già aspettando.
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