Ormai al sesto giorno di navigazione, mi sembra corretto fornire una
spiegazione al cittadino pagante tasse in Olanda, ma più in generale,
in Europa, perché mai ci troviamo dove ci troviamo, e cioè in mezzo al
mare.
Il motivo, come si poteva sospettare in questi tempi bui, è
sostanzialmente economico e politico.
L'Europa si è infatti resa conto di dipendere un po' troppo dalle
importazioni per quanto riguarda minerali e terre rare, elementi
preziosi per nuove tecnologie varie, oro e quant'altro.
Non avendo però possibilità di aprire nuove miniere produttive entro i
propri confini, un po' per mancanza di minerali da minare, un po'
perché nessuno vuole una nuova miniera nel proprio giardino, e in
vista di possibili attriti con paesi esportatori (per dirne uno,
Cina), ecco l'idea di poter recuperare questi materiali preziosi dal
fondo del mare, che è terra di nessuno (o di tutti?), e rendersi così
indipendenti in caso di malumori.
E qui arriviamo noi, gli "scienziati", che dovrebbero avventurarsi,
puntolini in mezzo al mare, in zone potenzialmente minabili, vedere un
po' come girano le correnti, vedere quanti animali e piante varie
vivono nei paraggi, e cosa capiterebbe loro nel caso un'enorme ruspa
sottomarina sollevasse un polverone per cercare l'oro luccicante sul
fondo del mare.
Si sa mai che, per esempio, le correnti portino il polverone dove non
vogliamo che vada, o che gli animali si spostino e non tornino più.
A questo punto, studiate per benino tutte queste cose, e capite, gli
"scienziati" dovrebbero dare il loro parere sulla fattibilità e i
rischi legati a questo tipo di attività e, se non proibirle, perché
questo ormai non è più possibile, provare a dare delle direttive sulle
regolamentazioni e i protocolli che le varie industrie minerarie
sottomarine dovrebbero essere tenute a seguire prima, dopo e durante
attività minerarie sottomarine.
Questo in teoria.
In pratica, l'Europa sta effettivamente finanziando, seppur insieme
alle maggiori industrie minerarie europee, questo tipo di studi, e a
diversi livelli (ad esempio, io percepisco uno stipendio, per stare
qui in mare a misurare e a raccontare storie).
In pratica, però, altrove, per dire un posto, in Papua Nuova Guinea,
hanno da pochissimo venduto al migliore offerente (una ditta canadese)
il diritto di cominciare a minare il fondale marino, cosa che la ditta
inizierà a fare, non appena finiti tutti i test sui macchinari
escavatori e su tecnologia varia, pare fra meno di due anni.
Le possibili, future, leggi europee (o anche dell'International Sea
Bed Authority) faranno in tempo a tutelare i mari di Papua Nuova
Guinea? No.
E gli altri mari? Chissà.
E' questo il nuovo Far West, con la corsa all'oro, la legge del più
forte, e assenza assoluta di regolamentazioni? Al momento, così pare.
Noi intanto siamo qui e cerchiamo di capire un po' di più come
funzionano le cose in questa zona speciale del nostro Oceano, la
dorsale Medio Atlantica (il perché è speciale lo rimando a data da
destinarsi), così, quando ci chiederanno un parere, almeno potremo
dire la nostra, dato che ci abbiamo ondeggiato 2500 metri sopra per
venti giorni.
spiegazione al cittadino pagante tasse in Olanda, ma più in generale,
in Europa, perché mai ci troviamo dove ci troviamo, e cioè in mezzo al
mare.
Il motivo, come si poteva sospettare in questi tempi bui, è
sostanzialmente economico e politico.
L'Europa si è infatti resa conto di dipendere un po' troppo dalle
importazioni per quanto riguarda minerali e terre rare, elementi
preziosi per nuove tecnologie varie, oro e quant'altro.
Non avendo però possibilità di aprire nuove miniere produttive entro i
propri confini, un po' per mancanza di minerali da minare, un po'
perché nessuno vuole una nuova miniera nel proprio giardino, e in
vista di possibili attriti con paesi esportatori (per dirne uno,
Cina), ecco l'idea di poter recuperare questi materiali preziosi dal
fondo del mare, che è terra di nessuno (o di tutti?), e rendersi così
indipendenti in caso di malumori.
E qui arriviamo noi, gli "scienziati", che dovrebbero avventurarsi,
puntolini in mezzo al mare, in zone potenzialmente minabili, vedere un
po' come girano le correnti, vedere quanti animali e piante varie
vivono nei paraggi, e cosa capiterebbe loro nel caso un'enorme ruspa
sottomarina sollevasse un polverone per cercare l'oro luccicante sul
fondo del mare.
Si sa mai che, per esempio, le correnti portino il polverone dove non
vogliamo che vada, o che gli animali si spostino e non tornino più.
A questo punto, studiate per benino tutte queste cose, e capite, gli
"scienziati" dovrebbero dare il loro parere sulla fattibilità e i
rischi legati a questo tipo di attività e, se non proibirle, perché
questo ormai non è più possibile, provare a dare delle direttive sulle
regolamentazioni e i protocolli che le varie industrie minerarie
sottomarine dovrebbero essere tenute a seguire prima, dopo e durante
attività minerarie sottomarine.
Questo in teoria.
In pratica, l'Europa sta effettivamente finanziando, seppur insieme
alle maggiori industrie minerarie europee, questo tipo di studi, e a
diversi livelli (ad esempio, io percepisco uno stipendio, per stare
qui in mare a misurare e a raccontare storie).
In pratica, però, altrove, per dire un posto, in Papua Nuova Guinea,
hanno da pochissimo venduto al migliore offerente (una ditta canadese)
il diritto di cominciare a minare il fondale marino, cosa che la ditta
inizierà a fare, non appena finiti tutti i test sui macchinari
escavatori e su tecnologia varia, pare fra meno di due anni.
Le possibili, future, leggi europee (o anche dell'International Sea
Bed Authority) faranno in tempo a tutelare i mari di Papua Nuova
Guinea? No.
E gli altri mari? Chissà.
E' questo il nuovo Far West, con la corsa all'oro, la legge del più
forte, e assenza assoluta di regolamentazioni? Al momento, così pare.
Noi intanto siamo qui e cerchiamo di capire un po' di più come
funzionano le cose in questa zona speciale del nostro Oceano, la
dorsale Medio Atlantica (il perché è speciale lo rimando a data da
destinarsi), così, quando ci chiederanno un parere, almeno potremo
dire la nostra, dato che ci abbiamo ondeggiato 2500 metri sopra per
venti giorni.
Inquietante
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