Una settimana in una nave è sufficiente per allentare un po' le
diffidenze e l'iniziale timidezza nei confronti dei propri compagni di
avventura, iniziando a parlare un po' con tutti, un po' di tutto.
Così, perfino le timide ragazze olandesi si spingono a parlare inglese
con te, e ti chiedono come sia l'Italia, come sia la tua vita.
C'è l'allegro portoghese, sempre disponibile, e il
franco-vietnamita-svizzero-portoghese, che nuota con gli squali e
costruisce skate-park alle Azzorre.
L'indiano espatriato alle Azzorre, che aggiunge MOLTO Tabasco a TUTTE
le pietanze servite, TUTTI i giorni, completa il quadro di questo
piccolo microcosmo internazionale, in una mare di omaccioni di varie
età ma tutti, rigorosamente, olandesissimi.
Certe cose però, valgono per tutti, non importa da dove tu venga, dove
tu sia nato, dove ti stia portando la rotta: se dimentichi di spegnere
la tua sveglia e te ne vai bellamente due ponti più in su per il tuo
turno, lasciando il tuo maledetto jingle mattutino rimbombare nei
corridoi metallici per lunghissimi minuti, tutti quelli che si sono
appena coricati, e si assopiscono nelle ore più strane del giorno,
perché eran svegli nelle ore più strane della notte, non ti potranno
volere poi tanto bene.
Non ci sono nazioni, confini, lingue, colori della pelle: è un
fastidio politicamente corretto e senza frontiere.
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