Quando non ci sono altre attività a limitare la manovrabilità del
nostro vascello, come strumenti o telecamere varie appesi a 2000 m di
profondità, il capitano va pianino pianino, così possiamo mappare
accuratamente il fondale marino, o almeno una striscia di un centinaio
di metri di larghezza alla volta, perpendicolare al nostro andare,
proprio sotto la chiglia.
Ed è una meraviglia guardare lo schermo dello strumento mentre, onda
dopo onda, la rotta che abbiamo percorso ci si disegna sotto i piedi,
come un tappeto che si srotola all'indietro: ci son scarpate e pendii
che nessuno ha mai visto prima, è come guardare sotto la gonna della
Terra.
Il capitano dice che a lui piacciono le notti in cui si mappa, anche
se si va piano piano.
Dice che è come passare lentamente con un pennello, e dipingere di
batimetria il mondo.
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