È facile abituarsi a questi tramonti oceanici, a questo orizzonte vasto quanto si può vedere, questa striscia sanguigna che gli corre sopra, sfumando nell'aranciato, nel rosa, nell'oro, a ricamare l'orlo delle nuvole.
Noi ogni sera ce ne stiamo lì, di fronte a questo spettacolo, cerchiamo di leggere il futuro nelle pieghe mercurio del mare, nei riflessi degli ultimi raggi, nelle storie di vite che non sono le nostre. Eravamo stranieri, ora ci raccontiamo l'un l'altro, C. suona la chitarra, e i racconti si interrompono solo per una canzone.
Cantata piano, per non disturbare la quiete dell'Oceano che si prepara alla notte.
Che effetto farà, tornare?
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