01 dicembre 2011

Io, parto.

E si parte sempre allo stesso modo, all'improvviso, anche se il biglietto l'abbiamo comprato ad Agosto, io e Subirotamic. 
Si parte con poche mutande, e calzini bucati.
Si lasciano,vediamo...cieli stellati e vento del nord, l'inverno boreale, le albe rosa alle 8 e mezza del mattino, la bicicletta.
E la pioggia, e il fredo con una d sola.
Si va ai Caraibi, come nelle frasi fatte, si va alle palme, alla spiaggia, alla musica Cubana. 
Si va ad un'alternativa, a vedere cosa porta la Revolucion, giusto per farsi un'idea,di questi tempi, non si sa mai.
Si salutano amici che partono, e quelli che restano che rivedrò a gennaio. Si scrivono email affannate, come se il mondo non girasse senza di te che vai in vacanza.
Invece, girerà perfettamente. 
E allora io sparisco, mi faccio piccina piccina in un aereo, e me ne vado, puntolino rosa su mappamondo blu, dall'altra parte del mondo.
Vado con Subirotamic, così mi diverto.
Buon Dicembre a tutti,
io, parto.



08 novembre 2011

Il mio Novembre e i suoi fiori


In questi giorni pieni di addii a colleghe, di esperimenti ipnotici, di nebbia e faro sonoro, di cambi di scrivanie e di fusi orari, di notte quando si va e quando si torna, pieni di preparativi per il viaggio, assicurazioni e sogni, pieni di amici che tornano, di chiacchiere notturne, e di rhum, con il pandemonio in patria, in Europa, e non solo, insomma, in questi giorni pieni di tutto, nell'aria quieta della sera, mi è spuntato un fiore, qui in salotto.
Piccolissimo, ma è pure sempre un fiore novembrino.
Un regalo fuori stagione, per me e per chi, con me, si ferma un attimo e si lascia stupire.

23 ottobre 2011

Granellini.

Quando da giovine mi si chiedeva che mestiere facesse il mio babbo, io placida rispondevo che il mio babbo "raccoglieva e contava i granelli di sabbia nel mare". A questo punto l'inquisitore, sorpreso, o affascinato, o impaurito, non so, dalla mia risposta, non avanzava nessuna ulteriore richiesta di chiarimenti, e con un bel sorriso di entrambi la conversazione finiva lì.
Io non l'ho mai saputo perché le persone non capivano la mia risposta. Certo, era parziale, il papà non faceva solo quello, ma la conta dei pigri granelli vagabondi è un'attività di per sé interessante se non indispensabile, soprattutto per le civiltà acquatiche, come quella veneziana, o neerlandese. E' una cosa che andrebbe sempre fatta, e con zelo, ad esempio, prima di rubar terra al mare, o prima di costruire una qualsiasi diga, o prima di parlare dell'avveniristica "tidal energy" come alternativa energetica realistica.
Non si sa mai, infatti, quanti siano e dove vadano, questi granelli, e potrebbero rivelarsi all'improvviso, microscopicamente insieme, una gigantica scocciatura, incastrandosi nelle pale dei nostri novelli generatori, o insabbiando quello che doveva rimanere un mare, o fuggendo veloci da quella che doveva diventare una rinomata spiaggetta, paradiso della foca.
Così, sulle orme del babbo e per aiutare un amico e il progresso della Scienza in generale, ho passato tredici ore tra l'Isola e la terraferma, a contarli anch'io, questi granelli.
In figura, alcuni campioni appena raccolti, che aspettano di essere esaminati.
Che lavoraccio! Alla fine erano in totale 21534256798932561...

13 ottobre 2011

Minuscoli drammi quotidiani/4

Scoprire che la piscina dell'Isola, per l'intera durata della stagione sportiva 2011/2012, offrirà la stessa colonna sonora che ha gentilmente offerto per l'intera durata della stagione sportiva 2010/2011: un unico cd composto di ben cinque canzoni cinque.
E se questo non bastasse a qualificare l'esperienza come dramma, ecco la ciliegina sulla torta: una delle cinque canzoni è la cover in Olandese di "Margherita" di Cocciante. Ta daaaa.

29 settembre 2011

Autunno, quest'anno.

Ieri, eran quasi le undici di sera, quando, dopo aver visto il bellissimo documentario di e su Pina Bausch (consiglio! consiglio!), mentre scaricavo le borse della bici cariche della spesa di fronte alla porta di casa, una foglia si è staccata dal ramo, proprio davanti ai miei occhi, ed è caduta, né veloce né piano, sull'erba.
E' Autunno, quest'anno.
Il fatto che domenica scorsa siamo andati pei boschi, in compagnia, a raccogliere una tonnellata di castagne, è un semplice, fin trascurabile, indizio.
Quella foglia, invece, dopo la mia pedalata stellata, in un'aria calda, avanzata dall'estate che non è mai veramente arrivata quassù, quella foglia piccola era invece l'annuncio ufficiale. Ma l'ho vista solo io!
Per fortuna ora lo sapete anche voi, e l'Autunno, d'ottone e d'argento, può iniziare per tutti.

21 settembre 2011

Minuscoli drammi quotidiani/3

La prospettiva di un viaggio a Cuba prevede un sacco di piccole burocrazie da sbrigare.Volentieri, si capisce.
Fra le tante, vi è l'obbligo, per il turista straniero, di avere con se' ufficiale certificazione di una qualche copertura medica.
Con tutto quel che si paga in questo paese di assicurazione sanitaria, non ho esitato a chiedere, via email, il suddetto certificato, spiegando in dettaglio il motivo della richiesta (il viaggio, il dove, il quando).
L'efficientissima compagnia di assicurazione neerlandese non mi ha fatto aspettare, e tre giorni lavorativi dopo, nella mia cassetta delle lettere, trovo il documento firmato, bollato, e ... in francese!
Ma... come può essere?
Alla mia virtuale richiesta di delucidazioni seguono immediate scuse, e dopo altri tre giorni lavorativi ottengo il mio certificato in spagnolo.
Ora, io non vorrei trarre nessuna morale da questa minuscola storia; io spero in un qui pro quo, in uno sbaglio, in un pressapochismo dell'impiegato/a.
Non voglio avere un'altra conferma di vivere in un Paese totalmente fuori dal Mondo, così impegnato a controllarsi i conti in tasca da non sapere, e da non chiedersi neppure, che lingua si parli in uno dei mondi alternativi al suo capitalismo viziato, al suo piagnucolio d'oro, al suo vivere da ladro di vite e di dignità altrui, mietute e immolate altrove, lontano, sull'altare dell'ultimo modello di un qualche gadget tecnologico e inutile.
Forse però la faccio troppo grande, troppo tragica, troppo.
Ma sì, lasciamola così, questa storia, un minuscolo, e comico, dramma assicurativo, e speriamo niente più.

14 settembre 2011

Rivelazione con celebrazione!


Sapevatelo: l'Oviglio è un grazioso timer da cucina che mi aiuta,con il suo metallico trillio, soprattutto con la cottura delle uova, troppo spesso dimenticate sul fuoco.
Ma la sua versatilità ha dell'incredibile, e la misura del suo tempo non fa che aggiungersi a quel conteggio di anni, mesi, giorni, ore, minuti e secondi che mi portano oggi a celebrare i miei due anni sull'Isola.
Nei due anni che vengono, mi auguro solo un pochino più di Sole.
Per il resto, mi arrangio da sola.

13 settembre 2011

Sorrisi

Appena ritornata nei ranghi di questa normalità settembrina, domenica che fu sono riuscita in ogni caso a fare una piacevole scoperta.
La vita di città, come è noto, comporta alcuni svantaggi rispetto alla più semplice, ma più comunitaria, vita sull'Isola. A volte l'isolamento (!) dettato dal cemento cittadino raggiunge livelli preoccupanti.
Ad esempio, la mia Famiglia di città, pur avendo salvato l'anziana vicina caduta dal letto, chiamando polizia e ambulanza alle prime luci dell'alba, non solo non ha ricevuto nessun ringraziamento dal parentado accorso, ma neppure una richiesta di informazioni su come si siano svolti i fatti.
Il muro fra i due appartamenti adiacenti sembra allora molto più spesso della semplice distanza che divide i salotti.
Stessa distanza che, dall'altra parte, separa la Famiglia da una coppia di neogenitori, che ha risposto a un allegro messaggio d'auguri per il nuovissimo pargolo con un biglietto listato praticamente a lutto, viola e nero, impreziosito da un primo piano in bianco e nero del neonato. Bello.
Ma che sorridano mai, in città?
Ebbene, signori, ne ho le prove: sorridono, anche agli sconosciuti.
Basta far passare un giorno intero di pioggia torrenziale, condito con raffiche di vento polare e nuvole di foglie ingiallite dall'autunno.
A questo punto, quando il cielo non ha più lacrime per piangere, voi uscite sul marciapiede, in pigiama, alle sette di sera, come un funghetto boschivo, a fotografare l'arcobaleno che finisce giusto nella casa di fronte alla vostra.
Pensate alla pentola e agli zecchini, e intanto tutti i passanti spuntati rapidamente dai loro ripari seguono il vostro obiettivo fino a notarlo anche loro, questo scroscio di colori sulle loro teste.
E sorridono. Tutti. Guardano te, la macchina fotografica, poi l'arcobaleno, e quindi di nuovo te, come a ringraziarti , sorridendo, della rivelazione.
Ho raccolto parecchi sorrisi, alla fine, o all'inizio, di questo arcobaleno domenicale.
Son soddisfazioni, in città.

24 agosto 2011

Naturale processo di vacanzizzazione.

Gentile pubblico, come da tradizione scolastica: ci rivediamo a Settembre!

Infiniti buoni propositi per quando tornerò: magari scriverò un pochino di più e rivelerò l'identità segreta di Mr. Oviglio...e magari questo e magari quello.
Intanto cercherò di fare del mio meglio nella settimana che viene.
Il fatto di vedere i risultati del proprio lavoro masticati, deglutiti e consumati nel giro di poche ore sarà un contrasto non da poco con questi mesi di inafferrabile "ricerca scientifica", dove la meta è sempre stata un pochino piu' in là. Ancora un pochino. Ancora un pochino...

Mi dicono che laggiù la canicola è insopportabile e opprimente, ma costoro non sanno quanto possa essere pesante una piccola goccia di pioggia in Agosto.

Arrivo, Estate!




16 agosto 2011

Addio frigo parlante, benvenuto oviglio!

E così, con il passare di questa finta Estate sull'Isola, grandi novità hanno interessato la mia picciola, ma graziosa, cucina.
Il mio frigo, conosciuto ai più per la sua loquacità notturna, se n'è andato.
Le mie notti passeranno senza i suoi gorgoglii molesti, o i sui borbottii metallici.
Ne' un mio ospite interromperà più la nostra amabile conversazione con un "Hanno bussato?" "No, è il frigo.", oppure con un "Una pecora imbizzarrita sta cercando di sfasciare la porta per irrompere in casa!" "No, è il frigo." o ancora "Ma che è sto fracasso?" "Il frigo.". Tutto questo appartiene al passato.
Ora ho un frigo nuovo, silenziosissimo, a cui probabilmente dedicherò una cena in Settembre, o giù di lì, e che ha già ereditato la mia recente collezione di magneti souvenir.
L'intergrazione, prima di tutto.
Per un amico frigo che va, c'è un nuovo amico che arriva: è l'oviglio!
Come vedete nella foto, fa il suo ingresso nella mia vita come una vera e propria star della musica da camera, anzi, più precisamente, da cucina.
Chi indovina cos'è?

21 luglio 2011

Minuscoli drammi quotidiani/2

Io non l'avevo mai avuta, la tosse, al 21 di Luglio, prima di trasferirmi in questo pittoresco paese.
E chi per caso di voi fosse anche solo sfiorato dall'idea di commentare questa mia constatazione con un "Non ti devi lamentare, in Italia si muoooooooore di caldo!", non s'azzardi neppure a sfiorare la tastiera del pc.
E a chi altro volesse, sempre per caso, replicare con un malizioso "Copriti!" rispondo già che indossare i calzini a metà Luglio è un clamoroso segno di sconfitta.
Una sconfitta troppo, troppo grande per essere sopportata dal mio attuale corpicino malaticcio.

20 luglio 2011

Minuscoli drammi quotidiani/1

Oggi mi si è spezzato fra i capelli uno di quegli affari per tenerli insieme scompigliatamente.
Sembrava una capalonga puntuta, peccato.

11 luglio 2011

Partenze (e permanenze).


Mezz'estate: c'è chi si sposa, chi invece, già sposato, lascia l'isola nordica per un'isola lontana lontana lontana come la Tasmania.
C'è chi poi, non sposato, lascia in ogni caso un'isola per un ignoto destino a tempo determinato, per scoprire se stesso, e il destino, in un paese nuovo di zecca come il Sud Sudan.
Insomma, grandi partenze per grandi inizi di avventure pratico emotive, e pur nel mio starmene quassù, in qualche modo sento per la prima volta che son io quella che gli altri salutano, e non viceversa.
Io, son quella che resta, dopotutto.
Non so se sia un bene o un male, per adesso quello che riesco a pensare è che è bello non sentirsi più in bilico.
Prima pensavo che aver lasciato casa e vita per ricucirne di nuova quassù mi avesse tolto quella tranquillità necessaria per capirmi e capire quel che avrei voluto fare, in questi anni.
Mi sbagliavo, ora lo so.
Restare non chiarisce le idee di per se stesso, nè lo fa partire.
E non sapete quanto mi ci è voluto per metter giù questa frase, e crederci.
Ora, con questa mia nuova prospettiva rivoluzionata, mi dispongo a farmi coinvolgere e trasportare da questa vita, in movimento sì, ma equilibrata di fresco, o meglio, equilibrata appena.
Come quando la sposa lancia il suo bouquet da una grande scalinata, e in quella parabola fiorita si nasconde un numero infinito di possibilità.
Ecco, io mi sento così, in volo, a non sapere ancora chi mi prenderà.
Ma è un andare comodo, oggi.
Sarà per questa nuvola di petali colorati che mi accarezza la pelle.




07 luglio 2011

Giovedì e l'Estate.

Oggi l'acquazzone mi ha sorpresa durante il mio allenamento del giovedì in piscina. All'aperto, la piscina.
Mi ha sorpresa così, quindi, acqua nell'acqua, che non si capiva quando si era fuori o dentro, e quando si poteva respirare.
Goccioloni freddi e pesanti, interrotti di botto da un arcobaleno superbo, grande, grande, e grande, e luminoso.
Me ne sono tornata a casa pedalando sotto il sole ancora alto delle otto, e da quest'episodio non ho tratto morali nè insegnamenti.
Era solo l'Estate, e nullapiù, che può travolgerti in ogni momento.
Un giovedì sera qualunque, ad esempio.
E' bastato non chiudere gli occhi.

13 giugno 2011

Anna di campagna e Anna di città (+ imperdibile quiz!)

Non vi avevo ancora detto che durante il lungo, assolato, ozioso e satollo pomeriggio pasquale J., la mia collega svedese, era passata per la mia magione ad approfittare di una fetta di colomba, un frammento d'uovo di cioccolato e, soprattutto, di un caffè.
Gentilissima, non si era presentata a mani vuote, ma aveva bussato alla porta portando con sè un cucciolo di pomodoro (stando alle sue parole), tenero e fragile.
Io l'ho accolto fiduciosa, l'ho chiamato Giò, come ogni Pomodoro che si rispetti, e ho iniziato ad allevarlo, speranzosa e inesperta, come chiunque sappia di non avere il benchè minimo pollice verde, ma si senta investito da una chiamata che non può rifutare.
L'altro ieri Giò era cresciuto abbastanza da meritarsi un vaso più importante, e un po' di attenzioni extra che negli ultimi mesi, per ragioni variegate, gli avevo fatto mancare.
Armata di paletta improvvisata con cucchiaione da cucina ho effettuato, sotto l'esperta supervisione dell'agreste Subirotamic, il trasloco di Giò, ma ... il dubbio che aveva cominciato a instillarsi nella mia mente seppur cittadina si è fatto più concreto.
Ahimè, caro Giò, a me tu non sembri proprio un cucciolo di pomodoro!
Voi cosa ne dite?
Allego foto dell'esemplare, nella speranza che qualche "topo di campagna" riesca a illuminare questo mio baratro di ignoranza in fatto di piantuzze, tipico da "topo di città".
Metto in palio, per la risposta migliore, una cartolina dell'Isola, sperando di invogliare il mio amato pubblico ad aiutare me, il mio pollice verde, e il futuro di quest' ortaggio misterioso.
Fatelo per Giò!

09 giugno 2011

Dell'eterno dualismo autoctono VS turista

Vivendo qui da ormai quasi due anni, mi sorprendo a volte in alcuni pensieri e comportamenti ai miei occhi degni di una picciola riflessione.
Come quando, per esempio, sento parlare italiano in traghetto, e mi precipito emozionatissima a seguire i malcapitati connazionali, salvo poi realizzare che, 1) non ho niente da dire, 2) le loro facce non mi ispirano simpatia neppure a queste latitudini, 3) l'ultima cosa che ho voglia di fare dopo otto ore di ufficio è raccontare per l'ennesima volta cosa ci faccio qui o se mi piace o meno viverci.
Per fortuna, a questo punto, non ho ancora aperto bocca; individuo allora la prima panchina al sole e sottovento, mi ci seggo, e mi autocompiaccio del mio autocontrollo.
Perfidamente poi, assaporo il momento in cui gli ignari attori di questo mio personale cortometraggio, perderanno il treno per la capitale, perché il bus dal traghetto arriva troppo tardi per fare il biglietto, o per una seppur minima (e accettabile e normale dal punto di vista del disgraziato turista) esitazione.
Infatti eccoli là, a sfilare con espressione smarrita al di là del mio finsetrino. Io dentro, loro fuori.
Credo di averlo non so come ereditato dai miei insigni natali veneziani, questo malevolo gusto nell'eterna contrapposizione dell'autoctono contro il turista.
Come sappiamo far perdere il viandante noi, tra calli e campielli, non lo sa fare nessuno.
Vero è che sappiamo anche scioglierli, quei nodi di strade che abbiamo intrecciato sulla mappa.
E con queste piccole cortesie, ci guadagniamo il sorriso dell'ignaro e sperduto turista.
Gran Signori sì, e con stile.

23 maggio 2011

La mia nuova Libreria.


E' con grande orgoglio e un pizzico di soddisfazione che è giunta l'ora di presentare al mio amato pubblico la mia nuovissima, personalissima, già utilizzatissima, Libreria!
Et voilà, da un'esigenza a un'idea, da un'idea a un progetto pratico, da un progetto alla minuziosa realizzazione, frutto di collaborazioni internazionali, e fantasia.
Ed ora eccola qui davanti a me, nel mio salotto.
E' fatta, finita e mi piace.
Che sia di buon auspicio per i miei progetti, che qualcuno riesco pur a portarlo in porto, per i miei libri, che comodi e valorizzati si moltiplichino presto a riempirla, e infine che sia di buon auspicio per il mio bel Paese rovinato. Rossa, è rossa.

22 aprile 2011

Goede Vrijdag e i buoni pastori.

Oggi Venerdi' Santo.
E' due settimane che non piove, qui in terra d'Olanda: la gente chiama gia' il miracolo, e ancora non e' Domenica.
Un po' si cerca di continuare a lavorare, anche con i prati coperti di puntolini colorati, di erba verdissima e morbida, di agnellini salterini ancora nel pieno della giovinezza, anche con il mare blu fuori dalla finestra.
Lo scorso sabato poi, ho salvato per la seconda volta la vita ad una pecora (non credo alla stessa, ma va te a distinguerle...).
Si narra che le pecore isolane, pregiatissime per il volume di lana e la stazza notevole, soffrano pero' di una pesante tara genetica. Una volta cadute sulla schiena, non riescono piu' a rigirarsi, e la Morte sopraggiunge, inesorabile, dopo circa due ore, c'e' chi dice per soffocamento, c'e' chi dice per mancato sfiato dei gas dovuti alla complessa digestione del ruminante. Non una bella storia, in ogni caso.
E' per questo che e' dovere di ogni buon passante, sull'Isola, ridrizzare le pecore rovesciate, nel caso se ne incontrassero lungo la via.
Cosi' ho fatto, a buon rendere, e lo racconto non tanto per crogiolarmi sugli allori del mio eroico gesto, ma per mettere nero su bianco che le cose importanti sono, e possono davvero essere, diverse da quelle che ci vorrebbero far credere.
Qui, una cosa importante e' fare caso al paesaggio che scorre veloce quando pedali, prestare attenzione agli aironi che decollano al tuo passaggio, alle lepri spaventate che ti si lanciano addosso, ai narcisi che ti distraggono con il loro profumo dolce, agli agnelli candidi ai quali non interessi, e alle pecore stordite che pur avendo quattro zampe si inciampano e si rovesciano.
E' importante avere occhi, pazienza, e attenzione per tutto questo, per essere protagonisti della nostra vita. Per essere forti, e farci scivolare addosso tutte le schifezze che ci vengono imposte come "importanti", e non lo sono, cosi' forti da decidere da soli, o in compagnia, le nostre priorita', dargli voce, tempo, spazio.
Io vedo che per me non e' sempre cosi' facile e naturale come dovrebbe. Sia questo il mio augurio per tutti, per questa Pasqua di guerre mondiali e di persone addormentate e stanche, per questa Pasqua nella nostra Italia disastrata da chi non riesce a capirne le priorita', per questa Pasqua in Paesi che soffrono ore, giorni, mesi e anni nella prova della fame, della sete, dei terremoti e della radioattivita'.
Ognuno trovi il tempo per le proprie priorita', gli dia dighe d'erba verde sulle quali pascolare e crescere.
Alla fine, passera' pure un Buon Pastore a rimetterci in piedi, speriamo.


12 aprile 2011

Plattoland.

Premessa: post polemico, questo, nato da una conversazione con una Belga (ahilei) e un nativo isolano (ahilui).
Titolo: Contro il tristo e avvilente paesaggio olandese - pamphlet di protesta contro chi giudica la campagna olandese una cosa bella e di cui rallegrarsi.
Svolgimento: L'Olanda, i Paesi Bassi, è terra, si sa, strappata al mare vittorioso dall'opera organizzata ed efficiente ed efficace di un popolo efficiente (ma non sempre efficace) quale capita che sia quello Olandese.
La quasi totalità del paesaggio che vedo scorrere fuori dal finestrino del mio treno è intrigante e brumosa palude insana trasformata in campo ordinato e quadrato, rigo di alberi, campo di un verde leggermente diverso, rigo di fiori amaranto, mulino antico, mulino moderno, fattoria ecofriendly.
Come si può considerare questo susseguirsi infinito di umanità "un bel paesaggio"?
Non mi soffermerò sull'artificialità delle città e cittadine, venendo io dalla città più artificiale del mondo (artificiale sì, ma con molto garbo), ma queste campagne per nulla rilassano la vista, con questo verde coltivato fino all'ultima sfumatura, per nulla danno l'impressione di Natura, non lasciando nulla al caso, non danno quell'idea di bucolicità che ci si aspetterebbe da una landa di così tanto respiro come quella del Noord Holland.
I sostenitori della bellezza di questi paesaggi insistono nell'elencarne i numerosi pregi, il valore di questa visuale sconfinata, di tutto questo spazio vuoto tra una fattoria e l'altra.
Il piatto piattume mi angoscia, anche quello del mare, e lo spazio fra le fattorie è uno spazio pianificato e costruito tra il punto A e il punto B. E' uno spazio pieno di piani del demanio, di canali per starsene all'asciutto, di alberi piantiati in fila a delimitare proprietà e a tenere stretta la sabbia con le loro radici.
Sabbia che altrimenti se ne andrebbe al mare, portandosi dietro una striscia di narcisi altezzosi.
E' uno spazio vuoto, pieno di un sacco di cose che con un "bel paesaggio" non hanno niente a che fare.
Uffa.
Cerco di elencare ai miei avversari quelli che io considero "bei paesaggi".
Un'isola delle Incoronate, un monte, una scogliera qualunque, il mare in generale, la Laguna d'Inverno, una spiaggia di sassi. Per non parlare della Napoleonica, della pampa argentina, del deserto di sabbia fine, dell'Himalaya. Un lago ghiacciato, un tramonto da un monte sulla campagna friulana, una crepa tra le rocce che puoi camminare o una città antica, arabescata di Storia. Il canale fuori dalla finestra di casa mia.
Insomma, non sono di gusti difficili.
E posso trovare un milione di aggettivi per queste file di alberi, di mulini, di fiori, ma "bello", Signori, vuol dire qualcos'altro.
Capisco se quanto esposto ferirà degli animi, ma capita spesso che ciò che penso faccia male a qualcuno. Di solito, a me.
Attendo fiduciosa l'ispirazione per un post dal contenuto contrario.
Olanda, sorprendimi!

01 aprile 2011

1 April, kikker in je bil

Fish abundance: balancing the equation
Prof. Dr. Gunther Lachsmann
Institute of Coastal and Aquaculture Technology, Saaremaa (CATS), ET

Fish, the first known true chordates, have a long evolutionary history. Early jawless fish started diversifying during the middle Silurian period, but during the Devonian – sometimes referred to as the “Age of Fishes” - the variety of fish boomed. Towards the end of the Devonian the first tetrapods had evolved, an important intermediate step in the evolutionary transition from fish to terrestrial animals. This transition has lead to a slow but significant decrease of the fish population. Predation by other fish, as well as by marine mammals and birds, further decimates the fish population. In addition to the natural sinks, anthropogenic factors such as fisheries, pollution and domestic felines, aggravate the dramatic decline (well-known inversed “hockey stick”; Jungfrau, 1989). Reproduction, which occurs in species-specific locations, is the only significant source of fish known to date. A new infrared satellite tracking system has given us the opportunity to locate and quantify the sources of 23 different fish species over 3 years. Several fish communities were found to congregate in ocean gyre centres, due to the convergence of ocean currents, forming so-called “love pools”. Still, production rates in these coupling hotspots derived from the Pesci-Terminatov law, are still too low to sustain current levels of fish. The main question addressed in this talk will be: With more sinks than sources of fish identified, how come healthy fish populations are still widely observed in oceans and lakes?



*** Abstract realizzato in collaborazione con J.U. e S.G.


25 marzo 2011

Tondo Cielo

C'e' una cosa bella, nelle notti isolane.
C'e' un buio raro, unanime, e se le nuvole si son stancate di soggiornarci sopra, le stelle strabrillano. Si', strabrillano, tanto che non si riescono piu' a riconoscere neppure le costellazioni.
Cose cosi' accadono spesso tra i monti, certo, ma qui sull'Isola non ci sono cime a incorniciare il blu, ne' valli ad offrirne un pezzettino in piu'.
Il cielo, qui, da sopra la diga, e' nero ed e' un tuttotondo, ricamato di tanti lumi quanti i giorni in cui ho sperato di potermene finalmente stare sull'erba ad ascoltare i rumori della notte senza battere i denti.
Festeggio l'arrivo della bella stagione: io, una diga, e questa confusione di stelle.
Come correte veloci, lucine, come giri vorticoso, pianeta!

22 febbraio 2011

Oggi sposi!

Qui in Olanda ci si sposa così, di martedì mattina, che in comune di martedì è gratis!, e si fa festa nel pomeriggio, al pub, con gli amici.
Suona così lontano dalle nostre tradizioni, dai nostri pranzi fino a sera, dai nostri bouquet e dai nostri vestititini svolazzanti, eppure tutta la magia c'era.
I pianti delle amiche, la sposa raggiante, lo sposo emozionato e impacciato, come davanti a un altare qualsiasi. O era il bancone del bar?
Ad ogni modo è andata, si è brindato a una famiglia che nasce, alla mamma della sposa, al papà dello sposo e ai parenti tutti.
I nipotini hanno perfino strillato in lacrime, fra una croquette e l'altra. Non c'è bisogno di aggiungere nulla, mi pare, a una celebrazione come questa.
Ai due novelli sposi, in partenza per un'isola lontanissima, auguro semplicemente di mantenere il loro sorriso, non solo quando saranno, piedi per aria, nell'altro emisfero, ma anche quando faranno ritorno a questa, di Isola, e riabbracciando i loro orizzonti, si sentiranno di nuovo a casa.
Buon inizio, miei cari, buon inizio!

08 febbraio 2011

giorno 18 - Home.

Sveglia alle 8 e qualcosa, mezz'ora di piscina, sola.
Colazione a 5 stelle vista porticciolo e insenature e fortezze, leggendo un poco.
Passeggiata in centro, nel chiasso di Valletta che si prepara, in settimana, a celebrare la festa più importante dell'anno: S.Paolo, che qui si dice abbia trascorso tre mesi, tra un naufragio e l'altro.
Visita alla sfarzosissima chiesa dedicata al Santo, acquisto di Repubblica.
Una mattinata difficile, insomma.
Oggi si torna all'Isola, quella a Nord, e mi scivola dalla penna che sono addirittura contenta, di riprendere il lavoro normale.
Probabilmente mi pentirò di questo pensiero, ma stasera, tra le mie lenzuola, vado a letto con mille progetti e idee per quello che potrò fare poi, carica e motivata, da queste onde vere che ho vissuto, in questo mare vero che ho navigato.
Carica e motivata, sì, ma sopratutto: abbronzatissima.
E quando si è abbronzati, in Febbraio, in Olanda, sembra proprio che nulla possa mettersi contro il proprio tocco color brulée, contro la propria volontà dorata, mediterranea, e calda.
Una buona notte e un buon riposo a voi.

giorno 17 - Tornanti

Oggi gita all'Isola di Gozo. Senza una nuvola in cielo, mi accodo al volere popolare di un giro per l'isola con quei bus scoperti, ma non è poi così male.
Profuma di buono, quest'isola, e si capisce perchè Ulisse, naufrago su queste coste, ci è rimasto così a lungo. E' Febbraio, ed è già tutto un fiore, un ronzare, un risaccare d'onda. L'acqua è piena di pesci e gli alberi di frutti futuri. In più Calipso, a trattenerlo nella sua grotta. E chi parte più da questa spiaggia mandarancio?
Sopra ogni collina, spunta un campanile color della roccia; solo a Lourdes ho visto così tanti ex voto addobbare le pareti di una chiesa. Tutine di bimbi, gessi, caschi, fazzoletti bende e foto, dipinti, e collane e ancora stoffe lise e stralci di fasciature. Impressione di una fede umana, quotidiana e semplice, forse un po' pagana, a cui affidare la tragicità di una vita.
Chissà se è così.
Più di tutto però, oggi, si è danzato col bus sui tornanti.
Tornanti tra rocce, ulivi e dita di mare blu.
Domani saremo a casa: siamo tornanti anche noi?

06 febbraio 2011

giorno 16 - Malta petrosa, ocra e rosa

La luce scintillante di quest'isola color ocra in mezzo al blu
mediterraneo ci ha accolto con puntualita' germanica alle 8, stamane.
Colori meravigliosi, ad accompagnare le manovre di ormeggio.
E poi, mentre le gru hanno scaricato e caricato, indaffarate per tutto il
giorno, container sopra container, io me ne sono andata a zonzo, per la
citta' petrosa, e gialla.
L'ho contornata al di fuori delle sue ancor solide mura, comminando tra
gli scogli e le pozze di mare. Profumo di salso, e tanto, tanto sole, a
rifelttersi su tutti gli azzurri, e i verdi.
Citta' fantasma, nel primo pomeriggio, perche' qui e' gia caldo come a
Maggio, come a Giugno, e sembra impossibile che un aereo possa
semplicemente portarti via, senza chiederti scusa.
Invece lo fara', e io glielo lascero' fare.
Oggi intanto saluto il Meteor e il suo equipaggio, e lo lascio salpare di
nuovo, tra questa folla di meduse rosa che lo circonda.
Danze leggere e rosa in acqua verde oltremare. A cornice, mura colore del
miele. Luce su tutto.
Colori meravigliosi.

05 febbraio 2011

giorno 15 - Transit Malta

Oggi è uno di quei giorni senza terra intorno.
Solo mare, all'orizzonte blu, a spezzare il bagliore del cielo.
Puntolini in mezzo al Mar Mediterraneo, ci affrettiamo tutti a pulire,
inscatolare, metter via con ordine tutto quello che son state queste due
settimane a bordo, stivare tutto nei container per vederli partire già
domani, alla volta di Rotterdam.
Puntolini in mezzo al Mar Mediterraneo, ognuno ha già in testa il ritorno,
l'altrove che li aspetta, chi a Malta stessa, chi più lontano, all'Isola,
chi se ne torna in Grecia, chi in Francia.
Di chi torna e ha un esame, o i figli, il marito, la moglie da
abbracciare, o una pensione da iniziare, o un dente da curare già lunedì,
di loro, di più non so raccontarvi.
Posso dirvi di me, che lascio di malavoglia questa luce che sa di casa, il
mare, che è davvero blu, qui, ne' marrone, ne' grigio, e questo stare
all'aperto, al Sole e al sale ogni giorno, che tanto mi manca adesso, con
le mie ore in ufficio.
Ma so anche di tornare volentieri in terra d'Olanda, per riprendere le
fila di quel che ho interrotto prima di partire...
Ad esempio il personale percorso intrapreso insieme a Subirotamic nel
meraviglioso mondo dell'Arte dello Gnocco.
Ma anche, il personale percorso intrapreso insieme a Subirotamic nel
meraviglioso mondo che è il nostro, mio e suo soltanto.
C'è tanto da scoprire ancora, sia sugli gnocchi, sia su di noi, che tutto
questo profondissimo mare è niente, in confronto.
Allora torno presto, che son curiosa!

04 febbraio 2011

giorno 14 - Superstizioni subacquee

A proposito di cime impigliate nelle eliche ed altre magagne, non si
poteva far altro che cominciare a parlare di usanze e tradizioni per
allontanare il malocchio, soprattutto da una nave.
Così vengo a sapere che in una zona dell'Indonesia le donne non vengono
accettate a bordo se non ricoperte di sangue di gallo. Inoltre, è fatto
loro assoluto divieto di lavarsi per tutta la durata della navigazione.
Questa costrizione è probabilmente nata, in realtà, proprio per la tutela
della donna a bordo, che, puzzolente e sporca, risultava così poco
appetibile perfino ai marinai, e poteva starsene in pace, gironzolando fra
un'isola e l'altra.
Metodo involuto, ma efficace, forse.
Prima di imbarcarsi sul Meteor, noi non si è fatto nessuno di questi riti.
Sarà per questo che la corda si è impigliata nell'elica e il maltempo
delle colline greche ha bloccato per ore nel traffico i sommozzatori in
arrivo da oltre Corinto?
Quando sono finalmente arrivati sotto le alte mure della nave, con la loro
barchina bianca tanto Grecia, con ben cinque ore di ritardo da quanto
avevano promesso ieri sera, hanno effettivamente fatto presto, e in due
minuti hanno portato in superficie il cordame e il pezzo di alluminio
ritorto che ornavano la nostra elica.
Però potevano risparmiarselo il sorriso splendido e la battuta: "Look, we
are fast! Pum pum!".
Superstizione indonesiana, o faccia di bronzo greca che sia, in ogni caso
arti sconosciute agli olandesi. Dire o richiedere cose assolutamente
irrazionali e fuori luogo non fa parte della corona di qualità
dell'efficientissima Olanda.
E magari, per questa volta, apprezziamoli e laciamoli in pace, che almeno
ci sian loro a mettere un po' d'ordine in questo caos.
Ora tocchiamo ferro per il recupero dell'ultima boa, prima del tramonto, e
poi: Malta!

03 febbraio 2011

giorno 13 - Back to Pilos!

Dunque, la giornata di oggi, cominciata fiaccamente ancora vicino alla
costa greca, si prospettava abbastanza piatta e monotona. In programma,
solo il recupero di due oggetti che avevamo buttato in mare
precedentemente, e in serata già avremmo dovuto far rotta verso l'agognata
Sicila, poi Malta, poi porto.
Invece...
C'è un ragazzo, qui a bordo, T. E' un energumeno alto due metri, e largo
altrettanto, con bicipiti da culturista, lunghi capelli biondi, e
un'intero mare disegnato sulla schiena e sul braccio destro, quasi fino al
polso. Lui, di mestiere, fotografa i pesci.
Era suo uno degli apparecchi che stavamo cercando di recuperare questo
pomeriggio, quando, proprio nel quarto d'ora in cui si stava carrucolando
su, le onde si sono fatte più alte, il vento ha cominciato a soffiare, e
così, in men che non si dica, la cima che teneva lo strumento legato alle
boe per il recupero si è impigliata nel motore di questa grande, grande
nave, che sembra invincibile, ma non lo è.
Con parecchio sforzo si è riusciti a tirare a bordo tutti gli strumenti, e
quasi tutte le boe (una si è rotta!), ma la cima, beh, la cima la si
doveva proprio tagliare, e così è stato.
Vedere cosa ci fosse rimasto, là sotto, tra cime, pezzi di boa, ferraglia
varia, poteva essere importante, per capire come venirne fuori, da questa
situazione. Così M., un ingegnere meccanoelettrico - che poco prima
raccontava di come, ubriaco in un albergo austriaco, avesse fatto rotolare
a valle fin sulla strada una catasta di legna tutta disposta in ordine dai
tagliaboschi, dovendo così allertare il padrone dell'albergo, e tutte le
autorità competenti della zona - insieme al suo compare di invenzioni T. -
che, messo alle strette da un piattino di frutta, ha rivelato la sua
particolare fobia per la buccia di mela - ha montato una telecamera e una
luce sottomarina, che usiamo per un altro esperimento, su di un
lunghissimo palo, riuscendo così ad avere un filmato dell'elica, del
timone, e della cima a impacchettare il tutto.
Et voilà: back to Pilos! Back to Greece!
Pian pianino ci dirigiamo allora verso il porto più vicino, per vedere se
lo stesso subacqueo che ha controllato un po' di giorni fa la nostra
elica, impigliata nella cima misteriosa, non abbia voglia di liberarci
anche da questa.
E se credete che anche questa, con i suoi dettagli, sia una storia
inventata come quella di ieri, ahimè, miei signori, vi sbagliate di
grosso!
Vi porterò dell'olio da Kalamata, e non potrete che credermi.

02 febbraio 2011

giorno 12 - Grandi avventure nel bligio Mediterraneo

"Guarda, o Signore, dalle tempeste i tuoi fedeli marinai, guardali dal
naufragio improvviso, e dalle perfide trame di nemici astuti."
Oggi non c'era molto da fare. Grigio e blu intorno, pioggia. Acqua, in
tutte le direzioni. Così me ne sto appollaiata vicino agli strumenti di
navigazione, quassù sul ponte di comando, a guardare il blu e il grigio, e
la pioggia a rigare il vetro.
Leggo.
Leggo le storie di Venezia e dei suoi pirati mercanti, a spasso per questo
stesso mare, e immagino di essere su di un vascello, di ritorno da San
Giovanni d'Acri, con il mio carico di tessuti e di spezie.
Mi chiedo chi li vorrà, poi, tutti questi chiodi di garofano, che la
stagione del vin brulè, a Venezia, sta ormai giungendo al termine.
Ecco quindi l'idea di proseguire il mio viaggio veleggiando verso nord,
diciamo verso un porto importante, Amsterdam, dove il freddo e la stagione
ancora invogliano, e lo faranno per molto, l'ignaro passante all'acquisto
del fumante beverone.
Ecco perchè non mi fermerò a Venezia!
Altro che dottorato: il mio commercio in spezie orientali ha bisogno di un
florido (e sempiterno) mercato!
Così aggiusterò un pochino la rotta, premendo uno di questi numerosissimi
pulsanti sulla plancia, e muovendo un po' il timone, e le coste della
Sicila, che ora vedo alla mia destra, saranno l'ultimo pezzettino d'Italia
che vedrò, per i prossimi mesi.
Sempre che quell'imponente nave nemica, chiaramente genovese, si tolga
dalla nostra rotta...
...Quante avventure da inventare, con quest'onda che ci culla, e con
questo bligio intorno.

01 febbraio 2011

giorno 11 - Sottovuoto e sommerso

Ieri ho fatto il vuoto, 110 volte, e 110 cilindretti in titanio sono
pronti per andarsene a 5000 metri di profondità, giusto per vedere cosa
succede, là sotto.
Stavo cercando nella mia testa qualcosa che mi piacerebbe mettere
sottovuoto e sommergere, per un anno o più, per poi sorprendermi nel
ritrovarlo uguale, dopo tanto tempo, ancora intatto.
Niente.
Non ci metterei proprio niente. Anche se a volte l'idea di conservare le
cose mi alletta, di fermarle in quell'istante preciso, perfette, e non
lasciarle più andare.
Ma in quel periodo, sottovuoto e sommerse, perderebbero tutto quello che
le rende speciali, e cioè che son vive, guizzanti, inaspettate, colorate e
belle, rumorose, ma con garbo, silenziose, quando è giusto che lo siano,
gustose e semplici o complicate, come piacciono a me.
Perderebbero tutto, e diventerebbero grigie, striminzite e brutte, come i
pesci che circolano a quelle profondità.
Tanto, non c'è nessuno a guardarli.
Quindi, niente tuffi ne' immersioni per tutto quel che mi riguarda.
Imparare a buttare quel che va buttato, e a prendersi cura di quel che
vale la pena tenere.
Senza sottovuoti, o formalina o sale.
Evolverò con stile, se ci riesco, senza scordarmi e senza impacchettare
nulla, portando in giro l'essenziale, lungo il mio vagabondare.
Come i cilindretti subacquei, in fondo: finchè c'è batteria, loro
misurano, e mettono in memoria, discreti, l'andirivieni del mare.

31 gennaio 2011

giorno 10 - Mai abbastanza

"Vorrei sapere, quanto è grande il verde, com'è bello il mare, quanto dura
una stanza" cantava qualcuno.
Domande difficili, ma se le mescoliamo un po', qualche risposta sapremmo
anche darla. Per esempio, quanto è grande una stanza, beh, prendiamo il
metro, la misuriamo, ed ecco, sappiamo quanto è grande. Oppure, quanto è
grande il mare...di preciso non è che lo sappiamo, però insomma, è grande!
Non è che tu vai in mezzo al mare, in mezzo ad un mare qualsiasi, oceano,
mare, golfo, pelago stagnoso o meno, ci arrivi, con la tua bella nave blu,
con le sue gruine e paranchetti, e il suo sofosticato prototipo per un
telescopio sottomarino che sembra un astronave, e proprio quando decidi di
srotolare i tuoi due chilometri di cavo di acciaio, e tuffare in acqua il
tuo adorato prototipo, lo vai a buttare proprio sopra le reti di un
piccolo e bellicoso peschereccio greco, che viene così anch'esso
trascinato alla tua nave, appeso alla sua rete. Ma no dai, non può
succedere!
Quanto grande è il mare?
Dopo oggi, vi assicuro: mai abbastanza...

30 gennaio 2011

giorno 09 - Acronimi

Tanto Zelante Aglio, Troppo, Zompetta Instancabile Kilometri, Interiormente.

Indovinate cosa abbiamo mangiato oggi di buono a cena (con dose doppia,
ovviamente, per i vegetariani)?

29 gennaio 2011

giorno 08 - Fenomeni

Sono su questa nave da ormai una settimana, non posso dire di essere
andata dappertutto, perché in alcuni posti non è concesso entrare, a noi
"scientists", ma non mi succede più di prendere un corridoio sbagliato e
andare a sbattere contro una parete di ferro (dopo aver inoltre barcollato
con le onde per tutta la lunghezza del suddetto corridoio).
Eppure...
Eppure ogni giorno incontro qualcuno che non ho mai visto prima. Ci sono
alcuni personaggi di quest'equipaggio tedesco che ormai conosco: c'è
Andreas, lo chef, che chiama tutti per nome, e c'è il suo timido aiutante
che parla solo e solamente tedesco (come gran parte della truppa,
d'altronde). C'è poi l'addetto alla lavanderia, un signore cinese
piccolino, detto Max. Conosco poi alcuni che lavorano ai winch, sul ponte,
che dipingono quello che c'è da ridipingere e aggiustano tutto quello che
trovano. C'è Heinz, il "chief electronic", che principalmente fuma nella
sua stanza accanto a quella dei CTD, che ha la barba bianchissima e
l'orecchino. C'è Michael, il capitano, c'è poi il dottore, solitario ed
elegante, e via tutti gli altri, ci sono i giovani, i giovanissimi, che
hanno la moglie incinta a casa e sono via da 4 mesi, ci sono quelli con
tanta barba bianca, da sembrare finti, e tatuaggi a solcare la loro pelle
come le navi il mare. Insomma, mi pare di conoscerli tutti, anche se non
ne ricordo i nomi.
Invece ogni giorno vedo una faccia nuova.
Un fenomeno d'umanità mai incontrato in questi corridoi bianchi, tra
questi ponti gialli arancio rosso verdi.
Ogni giorno, una persona diversa, che mi ricorda di non limitarmi al
piccolo mondo di una nave, che dura poco, due settimane, ha una rotta, un
obiettivo, e un porto in cui arrivare, a fine missione.
Mi avverte di essere pronta a tutto quello che mi aspetta, quando si
scenderà nel porto. Ci sarà la confusione di mille facce, nuove e vecchie,
di mille possibili rotte, di tanti obiettivi a cui puntare.
Ma non adesso.
Adesso è tutto chiaro e preciso.
Adesso ho due ore mezza di turno CTD davanti a me, e poi il riposo.
E intanto la nave, generosa, mi porterà con sè.

giorno 07 - First week on the Meteor!

Oggi ho dovuto scrivere il week report per la nave, quindi: eccolo qui. Le
figure non posso allegarle, ve le racconterò.

"22-29/01/2011: week 1 - From La Valletta (Malta) to Pylos (Greece).
We left La Valletta on a magnificent Monday morning, warm and sunny as it
is hard to imagine in January (especially coming from the Netherlands!).
On board,
scientists are mainly Dutch (with a few Latin exceptions), mainly from the
Oceanographic Institute NIOZ, but a bunch of astrophysicists is also
present. They follow the testing phase new designed compact mooring device
with a lot of interest. The purpose of the cruise is further testing of
this device for KM3NeT, a submerged neutrino telescope that will be
searching for astrophysical neutrinos in one of the less noisy environment
on Earth, the deep sea (~3000
m). In this framework, different Earth and Marine science measurements are
also required, exploring and monitoring the deep sea conditions.
From Monday to Thursday morning the weather has been nice, allowing us to
follow the cruise plan. The 2000 m long mooring that was deployed a year
ago has been recovered successfully, bringing us tons of data from the
NIOZ High Sampling rate Thermistor string, from current meters and an
optical device.
Moreover, we deployed twice a lander on the bottom of the sea (near
Italian NEMO site and near Greek NESTOR site) for 24 hours, obtaining a
series of nice pictures of life down there that we disturb with our iron
blocks and bait (Fig. 1: One of the pictures taken by the lander at 3400
m, near NEMO site. Group of Coryphaenoides Mediterraneus [Qui si vede una
croce latina di metallo (ogni braccio è di circa 60 cm), tenuta ancorata
orizzontalmente al fondo da degli anelloni arrugginiti di ferro. Sopra la
croce c'è un pesciazzo morto lungo circa 30 cm, ben legato al centro del
bersaglio. Tutto intorno si vedono un cinque o sei Coryphaenoides
Mediterraneus (pesci), che, attirati dall'esca, si fanno fotografare per
il censimento. Il tutto si svolge a circa 3400 metri di profondità.]).
Up to now, and due to the weather conditions, we have performed just one
night of deep CTD yo-yo (plus a short German lesson to be able to speak
with the winch man through the radio!).
The deployment and recovery of the compact mooring took from Wednesday to
Thursday afternoon. The (first) deployment (Fig. 2: First deployment of
the
compact mooring [Qui la scena è complessa. Notte, siamo oltre la poppa
della nave. Da una gru arancione penzola, a 50 cm dalla superficie la
grande struttura che siam qui a testare. E' una gabbia sferica di
alluminio (2.4 m di diametro) contenente una ventina di piccole sfere di
vetro (50 cm di diametro), che dovranno poi srotolarsi dal fondo verso la
superifice, lungo una doppia linea di cime. E' una cosa complicata anche
se la si ha davanti, inutile tentare di spiegarla a parole, ve lo
assicuro. In ogni caso questa grande palla ha poi alla base un peso per
l'ancoraggio, e in cima un complesso di boe e galleggianti gialli che
verranno sganciati al momento opportuno. Sfondo nero, gru arancione, boe
gialle, e la gabbia d'alluminio scintillante. Una bella foto, dai!]),
immediately after the sunset, was followed by recovery with a very though
winch session, with the wind starting blowing hard. The big sphere and the
line with all 25 glass spheres (of which 20 instrumented) came back on
deck. The video from the camera mounted on the bottom weight, and the
accelerometers in the spheres have been immediately analyzed, in order to
understand the performance for the next launch.
Despite the weather conditions, some other short-term moorings have been
deployed on our way to Pylos (Greece), included a clever NIOZ-prototype
for a compact, self-unrolling oceanographic mooring. For the visible part,
the launch and the unfolding of the line with the two current meters
worked as predicted, but we will check better after the recovery.
After the shacking night with wind into force 9, the bay of Pylos welcomed
us on Friday afternoon to stretch our legs, to exchange some scientists
and to re-mount quietly the entire big sphere, without the need for
running after the spheres, rolling on deck with each wave!"

28 gennaio 2011

giorno 06 - Lode e biasimo di chi non impreca davanti a una cima impigliata

Nel titolo c'è già tutto. Questi nostri due giovani tecnici dell'istituto,
"marine technology", recita la targhetta sulla tasca della loro tuta blu
da lavoro... Bravissimi, coordinatissimi, efficientissimi, calano nel
mare, o recuperano, tonnellate di ferro, srotolano chilometri di fune di
acciaio, o di qualsiasi altro materiale, correntometri, strumentaglia
varia, boe, boine, boette, galleggianti multicolori, bandierine e sfere di
vetro. Qualsiasi cosa tu passi loro, te la mettono in acqua, carrucolando
un po' qui e un po' lì, legando, sciogliendo, e stac. La fune rimane
impigliata in uno degli strumenti, che non vuole tuffarsi in questo mare
oggi un tantino agitato. Forse ha freddo, chissà.
In ogni caso, mai paura, il tecnico, con metodo e diligenza, riesce a
liberare la cima, dopo svariati tentativi, qualche suggerimento gridato in
tedesco, qualche onda di troppo.
Fatta.
E in tutto questo, mai un sorriso, mai un'imprecazione. Assoluto silenzio,
controllo della situazione, sfoggio di apparente sicurezza.
"Professionalissimi tecnici uccidono, con perizia da chirurghi, intero
equipaggio al largo della costa greca", potrebbe recitare il giornale
domani, non ci troverei nulla di strano.
E sono anche sicura che l'intero lavoro sarebbe portato a termine a regola
d'arte, giusto in tempo per le 10.00, o per le 15.00, perché...non vorremo
mica saltare la pausa caffè?

26 gennaio 2011

giorno 05 - Il mio regno per un calibro (con cui misurarlo)

Chiacchiere da donne sul ponte di una nave, da donne lucertole a prendere
il Sole di gennaio, in maglietta, se si riesce, fra una nuvola e l'altra.
Chiacchiere di chi viaggia per il mare per arrivare in un punto blu
preciso, qui, con i monti innevati che si scorgono dietro il profilo delle
rocce della costa, un punto diverso da tutti gli altri, perché è proprio
qui che si doveva andare, non altrove. Facile meta, gps muniti, dal ponte
di comando, scorgere questo esatto punto blu in mezzo a tutti gli altri.
E queste chiacchiere hanno il sapore di casa, retrogusto bolognese,
nostalgia d'Italia in cui è così facile cadere quando il Sole scalda tutti
gli strati di cui ci siamo rivestiti per stare fuori, giù giù fino ad
arrivare alla pelle. Aaah.
E in queste chiacchiere c'è l'amarezza di chi l'Italia non l'ha lasciata,
di chi si ritrova a lavorare come non vuole, di chi è costretto a vivere
in un paese in cui a volte ci si vergogna dei propri connazionali, e di
qualcuno poi in particolare.
Certo, tutto vero.
Però è un paese in cui per quatto mesi all'anno si cena in terrazza, è un
paese in cui non esiste Den Helder, è un paese dove mangiare è un'arte, e
la chiacchiera anche, e dove stare all'aria aperta non è una punizione
divina per gran parte dell'anno.
Tutto questo pesa sulla bilancia, insieme a quelle cose che i nostri
colleghi rimasti in Italia ci invidiano, e la bilancia ondeggia, ondeggia,
come questa piccola nave in un mare di possibili punti blu all'apparenza
tutti uguali.
Invece, come sappiamo, ce ne sono alcuni di speciali, di puntolini azzurro
mare. Diverso blu, diverso mare. Tutto sta nello strumento giusto, che li
sappia trovare. Per unirli ci penso pur io, che dopo un anno di settimana
enigmistica, son diventata brava. Che cosa apparirà?
Forse il metro di giudizio con cui misurare un Paese?

"Non ritornarci mai, in Italia" questo il consiglio finale del giorno.
Mi volto verso ovest, non dovrebbe essere poi così lontana...

giorno 04 - La cima misteriosa.

Recuperando una serie di strumenti lasciati a misurare in acqua per più di
un anno, oggi abbiamo pescato anche dell'inaspettato.
Gli strumenti si trovavano a profondità diverse, lungo una cima che teneva
tutto l'insieme più o meno verticale, a coprire circa 3 km di colonna
d'acqua, dai 700 m di profondità fin giù al fondo del mare. Ventimila
leghe o più, insomma.
Bene, per (quasi) tutta la lunghezza dei nostri strumenti, attorcigliata
lungo la cima di recupero, c'era un'altra cimetta di nylon. Sottile,
diciamo mezzo centimetro di diametro, ma lunghisssssssssssima. Cosa ci
faceva lì? Chi ce l'aveva messa? Perchè fluttuava nel mare? Nessuno lo sa,
è il mistero di oggi.
C'è chi dice che sia qualcosa che teneva delle reti da pesca, c'è chi dice
che sono gli italiani che ci spiano (?), c'è chi dice che è una cimetta
magica, e che se la seguivamo dentro l'acqua potevamo finalmente
raggiungere il nostro mondo speculare sottomarino. Beh, questo lo dico io,
ma in fondo, ognuno può dire quel che vuole, in ogni caso, rimane un
mistero.
Fatto sta, che parte di questo mistero si è - termine marinaresco
tecnicissimo - intorcolata su una delle eliche anteriori, e quindi, quando
saremo a Pilos, verrà un sommozzatore a toglierla.
Speriamo che almeno lui sappia seguirla fino al mondo speculare
sottomarino, dove, si sa, i granchi ballano, si chiacchiera con le balene,
ma soprattutto, giocando con le correnti, si arriva a casa in un attimo,
senza bisogno di check-in.

24 gennaio 2011

giorno 03 - Prima lezione a bordo.

Come allacciarsi le spighette. Anche se principalmente qui si indossano o
stivali di sicurezza o ciabatte, o, ever green, il tanto amato sandalo
tedesco con calzino, la prima lezione del primo vero giorno di crociera,
tenuta da Martin, è stata: "Sull'arte dell'allacciarsi le spighette". Mi
son resa conto infatti di far parte di quel nutrito popolo bue che si
lamenta che le spighette si slacciano spesso, e ci aggiunge sopra un
doppio nodo, senza rendermi conto che, insieme a tutto il resto di questo
popolo, ho sempre fatto il nodo sbagliato.
Infatti, l'istinto naturale dell'allacciatore di lacci per le scarpe è
fondamentalmente sbagliato. Ci porta a fare due nodi (quello iniziale
base, e il secondo sopra con le asole) dalla stessa parte, destri o
mancini che siamo. Il corretto (e duraturo) nodo è fondamentalmente un
nodo piano, in cui il primo nodo e fatto dai lacci semplici, e il secondo
dalle asole, a formare quindi due nodi speculari e indissolvibili da
quelle forze oscure che slacciano usualmente i lacci delle nostre amate
scarpucce.
Ecco svelato il segreto: sinistro sopra il destro, destro sopra il
sinistro, anche con le spighette, e la vita vi sorriderà. Basta poco, in
fondo!

P.S.ore 20.00: indispensabile rifornimento cocacola in vista del turno CTD
22.00-02.00 local time.
P.P.S.: per il mio amato pubblico di gentili lettori, durante la crociera
ho accesso SOLO al seguente indirizzo email:
########@fs-meteor.de
per cui chi volesse scrivermi, lo faccia pure. Non vedrò l'ora di leggervi
(per cortesia, NO allegati, solo dolci paroline. gracias!).

23 gennaio 2011

giorno 02 - L'imbarco.

Pranzo:11.15-12, cena 17.15-18. e quando la colazione, direte voi, alle
05.15? No, alle 07.15, il che non torna, ma non ci si può certo mettere a
discutere con il capitano di una nave tedesca. Per lo più se te lo dicono
i tuoi colleghi olandesi: "Eh, sì, qui non sanno proprio improvvisare, se
giusto le cose vanno un attimo diversamente da quanto aspettato..apriti
cielo!". Il che, detto da uno di Texel, non fa ben sperare sull'elasticità
dei suddetti germanici.
In ogni caso la mia cabina ha due oblò sul porto color miele di La
Valletta, sul mare color blu del Mediterraneo che ci circonda, sul sole
color luce che ha brillato tutt'oggi. Ora Orione è altissimo come non
ricordavo potesse essere a gennaio, e io, che son qui cotta, un po' dal
sole, un po' dalle novità, cerco di mantenere ancora un po' i contatti con
questo mondo che domani si allontanerà piano piano all'orizzonte, per poi
sparire. Buonanotte, civiltà.

giorno 01 - Palme!

Palme! Ecco la prima cosa che noto scesa dall'aereo a La Valletta: palme!
E si sa, fa un gran bene vederle soprattutto in gennaio, soprattutto in
arrivo da Schiphol. Anche se qui piove, e non fa poi tutto questo
caldo...palme! Basta la parola.
Dopo la maturità, durante l'interrail in terra Iberica, ci disegnavamo con
la biro sui polpacci le palme andaluse. Allora, simbolo di una libertà
ormai acquisita, di una spensieratezza esasperata, di vacanze, di caldo,
di noi arrostite dal Sole, ma felici.
Oggi queste palme non mi vogliono parlare, nè di estate, nè di vacanze,
nè, tanto meno, di spensieratezza!, ma sono belle, e ve le racconto
volentieri.

P.S. Il mio volo "diretto" ha fatto scalo - udite udite - dopo ben 25
minuti di volo, un'aranciata e un crecks alle uvette (?), a Bruxelles! E
tante (>10) persone sono scese. Io, come dice il buon Tiziano, non me lo
so spiegare. E voi?

09 gennaio 2011

Millanta buoni propositi

Tornata all'Isola dopo le lunghe ferie natalizie, non mi resta che iniziare questo nuovo anno, come vuole la tradizione, cioè con dei buonissimi propositi, scintillanti e sostenibili, proprio come i millanta piccoli led che hanno ricoperto il Castello Sforzesco in questi giorni.
Millanta buoni propositi?
Beh, forse proprio millanta no...proviamo con la solita top five, Nick Hornby docet, che poi per tutti gli altri c'abbiamo un anno intero, per pensarci...

Quest'anno, pensavo di lavorare sul rispetto:
1. avrò più rispetto per il mio corpo. In altre parole, farò più movimento e mangerò più sano, ma vuoi mettere come suona meglio, tirando in ballo il rispetto?
2. avrò più rispetto per il mio lavoro, farò bene le cose che mi piacciono, e che mi danno da vivere, perché è giusto così.
3. più rispetto anche per quello che mi piace fare, ma non mi dà da vivere: viaggerò e scriverò a volontà, alla faccia di chi si lamenta di non avere il tempo di fare le cose che piacciono.
4. più rispetto per chi mi circonda: coltiverò amicizie, crescerò relazioni, potenzierò la mia comprensione, curerò la mia disponibiltà.
5. e infine, quest'anno, avrò più rispetto per il futuro, in generale. Mio e degli altri. Vorrei riuscire a non vivere un giorno dopo l'altro, come è stato l'anno passato, quando tutto era nuovo, ed eccitante, e non c'era un domani, ma solo un oggi. Tanti dicono che bisognerebbe vivere sempre così, ma, alla lunga, annoia.
Non c'è prospettiva, personale, di comunità, di umanità. Quest'anno sarà diverso. Comincerò qualcosa che andrà avanti, preferibilmente un qualcosa insieme ad altre persone, che dia prospettiva e profondità (ma non troppa!) e che non sia lavoro.
Chissà che a forza di ripetermelo non ci riesca davvero, anche da qui, dall'Isola, da questo paese artificiale che è l'Olanda.
A proposito, un proposito difficile, che mi tenga sveglia soprattutto in quest'inverno letargico che non se ne vuole andare...
Gelukkig nieuwjaar!